Si ritiene che lo scioglimento del sangue di San Gennaro si verificò per la prima volta ai tempi di Costantino I, quando il vescovo Severo (secondo altri il vescovo Cosimo) trasferì le spoglie del santo dall’Agro Marciano, dove era stato sepolto, a Napoli. Durante il tragitto avrebbe incontrato una donna di nome Eusebia con le ampolle del sangue del santo: alla presenza della testa esso si sarebbe sciolto. Nonostante ciò, la liquefazione del sangue non è attestata prima del 17 agosto 1389, quando il miracolo si compì durante una solenne processione intrapresa per una grave carestia.Il fenomeno della liquefazione dei “sacri grumi” ha sempre destato particolare interesse. Si è cercato di trovare una spiegazione scientifica ad esso: alcuni ricercatori hanno infatti utilizzato antiche sostanze note già agli alchimisti medievali, come il carbonato di calcio, il cloruro di ferro in soluzione, l’acqua distillata e persino un pizzico di sale, ottenendo in tal modo grumi gelatinosi, reversibili dopo un necessario scuotimento del contenitore. Tuttavia, l’analisi spettroscopica (seppur all’esterno delle ampolle) effettuata nel 1989, ha confermato che si tratta di liquido ematico: praticamente sangue. Oggi si assiste a questo fenomeno, accompagnato da una cerimonia religiosa guidata dall’arcivescovo, tre volte l’anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre. Lo scioglimento del sangue è ritenuto di buono auspicio per la città, viceversa la mancata liquefazione sarebbe presagio di eventi drammatici.
Le vicende relative al martirio di San Gennaro sono strettamente connesse al mito che venne costruendosi su questa figura miracolosa. Si racconta del suo viaggio a Pozzuoli insieme al lettore Desiderio e al diacono Festa in visita ai fedeli della città. In quell’occasione, il diacono Miseno Sossio, amico di Gennaro e suo compagno di dibattiti sulla fede e le leggi divine, fu arrestato, per ordine del persecutore Dragonzio, governatore della Campania, mentre si recava ad assistere alla visita pastorale di Gennaro. Quest’ultimo ed i suoi compagni si precipitarono a far visita al povero prigioniero, ma avendo intercesso per la sua liberazione e professato la fede cristiana, furono anch’essi arrestati e condannati ad essere sbranati dai leoni nell’anfiteatro di Pozzuoli. Il giorno dopo, per l’assenza del governatore stesso, di cui non ci è dato sapere il motivo, il supplizio fu sospeso. Secondo la tradizione, invece, la condanna fu stravolta da un avvenimento miracoloso: i leoni si sarebbero inginocchiati al cospetto dei condannati, in seguito ad una benedizione fatta da Gennaro. Fu così che Dragonzio sentenziò che venissero decapitati, atto che si verificò nell’anno 305.
Il culto di San Gennaro è sicuramente tra i più forti. A suo tempo, l’immagine del santo già compare sulla più antica monetazione a partire da quella del ducato bizantino, oltre alle immagini catacombiali del primo cristianesimo. E’ una devozione che permane ancora oggi, una affezione che non può trovare riscontro se non spiritualmente, perchè mossi da una profonda fede.