Il 25 luglio 1927, mentre era al lavoro, si spense un’appassionata voce che aveva dimostrato quello spirito di libertà che dovrebbe sempre animare un giornalista: Matilde Serao. Nacque nel 1856 a Patrasso da padre napoletano e da madre greca , la famiglia si trasferì a Napoli dopo la caduta del regno borbonico. Nel 1874 Matilde conseguì il diploma di maestra e successivamente lavorò come ausiliaria ai Telegrafi di Stato, appassionandosi alla letteratura ed il giornalismo. L’esordio come scrittrice avvenne nel Giornale di Napoli, con piccoli articoli e novelle usando lo pseudonimo di “Tuffolina”.
Grazie al suo talento ebbe una rapida carriera. Iniziò come redattrice del Corriere del Mattino di Napoli. Dopo aver collaborato al Piccolo, nel 1882 si trasferì a Roma, come redattrice del Capitan Fracassa e collaboratrice di altri periodici: la Nuova Antologia, il Fanfulla della Domenica, la Domenica letteraria.
Nel 1885 sposò lo scrittore e poeta Eduardo Scarfoglio che allora dirigeva il Corriere di Roma. Rientrati a Napoli, fondarono il Corriere di Napoli e il Mattino che nel tempo divenne il giornle più importante del sud. La popolarità della Serao aumentò grazie alla rubrica “Api, Mosconi e Vespe” in cui creò un nuovo genere, fatto di cronaca popolare e mondana, che rappresentava la vita cittadina con spunti arguti, capaci di suscitare l’interesse e la complicità del lettore. Nel 1900 la Serao e il marito furono accusati di corruzione dal senatore della destra storica Giuseppe Saredo. I due non si lasciarono intimidire, denunciando dalle colonne del Mattino la malafede di coloro che li avevano messi sotto accusa. A causa dei continui tradimenti del marito nel 1903 si separò dal marito, e l’anno successivo lasciò il Mattino e fondò il Giorno di Napoli che diresse fino alla morte.
Cominciò per lei una nuova vita con l’avvocato Giuseppe Natale, che le sarà accanto fino alla fine. Con Il nuovo giornale, la Serao seguì la situazione politica e sociale napoletana. Allo scoppio della prima Guerra Mondiale, si schierò per la neutralità dell’Italia. Successivamente il suo giornale fu uno dei pochi ad intuire l’ imminente pericolo fascista, la Serao fu però costretta ad allentare la critica ai fascisti , in quanto i sovvenzionatori del suo quotidiano nutrivano simpatia per il regime La battaglia antifascista costò alla Serao il mancato gradimento da parte di Mussolini alla sua candidatura al premio Nobel, che fu assegnato a Grazia Deledda.
Con opere come “Ventre di Napoli” e “I paese della cuccagna” descrisse le tristi condizioni di vita della popolazione napoletana, vittima delle ricorrenti epidemie di colera. La secolare visione di una città solare e pittoresca veniva così infranta dalla Serao che, sullo sfondo dei quartieri fatiscenti della città, descriveva nei particolari le miserie, la rassegnazione fatalistica, l’ignoranza e le superstizioni di una popolazione avulsa dai percorsi della modernità e del progresso.