Quello che ho avuto modo di scoprire oggi per voi miei cari amici, è un ragazzo di poco più di trent’anni, ma che ha alle spalle già una carriera sfolgorante, e di sicuro ha dinanzi a se un cammino scritto tra le stelle della musica Parthenopea. Vi sto parlando di Giovanni Block cantautore, compositore e produttore discografico napoletano. Giovanni nasce praticamente nel mondo della musica e del teatro, tanto è vero che all’età di dieci anni inizia a studiare flauto come strumento musicale; studio che lo porterà ben presto al Diploma nel conservatorio di San Pietro a Majella. La vita è piena di esperienze e opportunità per questo che ragazzo che sa coglierle e sfruttarle tutte al meglio; anche per nostra fortuna. Non preoccupatevi, dopo vi linko gli indirizzi per leggere di più sulla sua vita, ma adesso voglio parlarvi d’altro. Sapete quando sentite nelle note di Pino Daniele il vostro essere di queste terre? Quando nella voce di Avitabile sentite il vostro groove? Quando ve sentit figl ra uerr con il sax di James Senese? Ecco: Con queste canzoni, e grazie a questo ragazzo vi sentirete il cuore pulsante di Napoli. Vi avviso: Non vi accontenterete di un solo ascolto del disco che dopo vi proporrò…è così magico che inizierete a sentirvi saturi solo dopo il 3/4 ascolto.
Ecco cosa sono riuscito a sapere contattandolo telefonicamente per voi.
Buona Lettura
Giuseppe
La prima è una domanda che potremmo definire di rito…chi è Giovanni Block? Giovanni è una persona che ha scelto di fare questo mestiere seguendo una strada diversa dalle solite
Da una prima scorsa che ho avuto modo di effettuare vanti un palmares di tutto rispetto; Premio Alex baroni, Targa Bigi Barbieri, premio Fabrizio De Andrè, Premio Lucio Battisti, Premio Sisme SIAE 2007, Premio Are Festival, Premio Argo Jazz, fino alla consacrazione definitiva con il prestigiosissimo “Premio Tenco”. C’è stato mai un momento in cui hai pensato di essere arrivato al top? No mai. Nella musica non è possibile dire “sono arrivato al top”, e chi dice di esserci arrivato o è un pazzo, o un cretino.
Esiste un messaggio, per lo più fuorviante secondo me, di una divisione tra la formazione da conservatorio e quella da autodidatta. Considerandoti io un maestro, ti chiedo qual’è il tuo pensiero in merito? Ma si possono consigliare le due cose, nel senso che tu puoi studiare quello che ti interessa approfondire da autodidatta, oppure decidi di approfondire tramite il conservatorio. Di sicuro lo studio è fondamentale; la fase creativa, il talento per carità sono importanti, ma lo studio è necessario per diventare professionisti. Quindi diffidate dagli artisti che speculano sulla mediocrità e buttano fumo sul conservatorio asserendone la poca utilità. Sono tutte stupidaggini. La musica va studiata come ogni mestiere.
Ideatore, direttore del BE QUIET (Club di artisti del Sud, oramai laboratorio permanente di scambio e di idee nel mondo della canzone d’autore e non solo) quali responsabilità senti nei confronti di questo imponente progetto? Guarda è nato nel 2012 quando non c’era nulla; nel complesso per incontrare altri cantautori dovevi metterti su un treno ed andare a Genova, o a Torino. Non c’è mai stata un’organizzazione così variegata di cantautori a Napoli. La responsabilità che c’è deriva, più che altro, dalla consapevolezza della gioia che un ragazzo di diciassette anni per incontrare cantautori a teatro, e non al bar, può andare appunto in un luogo preciso fatto di persone da conoscere che gli insegnano o spiegano cose. E la comodità, ecco, di prendere un treno verso Napoli e non spostarsi oltre. Tutto quì.
Passando strettamente alla tua musica, nel 2011 esordisci col tuo primo cd “Un posto ideale”. Me ne vuoi parlare? E’ un disco di canzoni italiane, con delle partecipazioni importanti, anche se preferisco l’ultimo uscito (S.P.O.T)
Nel frattempo continuano le tue collaborazioni musicali fino al 2016 in cui esce “Spot – Senza Perdere O Tiemp” disco di canzoni in napoletano. Qual’è stato il percorso che ti ha portato a questa evoluzione? Guarda nel momento in cui tornai da un viaggio che feci a Torino, iniziai a frequentare l’underground napoletano,e dopo cinque anni passati in questo ambiente sarei stato un bugiardo se non avessi fatto un disco così come ho fatto. Sarei stato un bugiardo, e ti dico che questo disco non lo voleva nessun produttore. Erano tutti proiettati al volere un disco come quello d’esordio (Un posto ideale)
Mi confermi, quindi, che la musica in dialetto non è ben vista come quella in italiano, o ha un significato diverso alla base? Come mai non volevano. Guarda la risposta che ti da il produttore, quando gli proponi un disco in dialetto, solitamente, è intesa a farti capire che è una perdita di tempo ai fini commerciali, non so se mi spiego.
Si, capisco benissimo. Beh Giovanni ti ringrazio per il tempo e per la disponibilità. Di nulla grazie a te e buona giornata
Ho avuto modo di ascoltare il secondo album, “S.p.o.t – Senza perdere o tiemp”, e devo ammettere che la sua bellezza è pari solo alla sua vastità. Un disco di canzoni davvero uniche nel loro genere; piacevolissimo l’ascolto e, molti i richiami ad altri grandi della musica parthenopea, come Pino Daniele, o Enzo Gragnaniello, o altri ancora. Ecco a voi, quindi, una recensione track by track di questo secondo lavoro di Giovanni.
- O mare va truvann’ ‘e forte – Questo pezzo d’apertura risuona come una poesia; come se ogni strofa fosse esattamente cucita insieme ad un’altra, ed entrambe ricamate con la musica. E’ un richiamo; un forte richiamo alla poesia. Un po’ inquieta, ma speranzosa. Davvero bella
- Tiempo e’ viento – Una ballata molto stile Portorico, senza però mai dimenticare queste origini napoletane. Dolce ma frizzante in alcuni passaggi, accompagnata da un video molto bello.
- Sule – Tutti nascono, e muoiono soli, ma nel loro percorso incontrato un sacco di gente. Ecco…questo pezzo può far pensare a quei momenti. E’ molto forte il pensiero a tramonti ormai passati, ma mai del tutto dimenticati.
- Adda venì baffone – E’ praticamente impossibile, in questo pezzo, non sentirsi trasportati nella più fervida e ruvida guapparia napoletana. Un richiamo d’obbligo potrebbe venire a Pino Daniele, altro grande cantante che pure ebbe a cuore la vita della città e dei più deboli in modo sfrontato e menefreghista; un modo che viene ben ripreso in questo pezzo
- E va a fernì semp accussì – Una dedica a chi si ama. La dipendenza dall’amore; quell’amore incompreso ma ricercato.
- Din’t all’underground – La canzone per eccellenza di chi fa musica; è un inno. Una ballata spensierata a chi vive di sogni e di speranze e per queste ogni giorno si deve inventare qualcosa per essere notato.
- Senza dicere niente – Lo potremmo definire come un pezzo che espone le ragioni di un addio. Tutto in modo sereno, e sempre con uno sguardo al domani. Un pezzo spensierato, con la collaborazione di Fracesco di Bella (ex 24 grana)
- Storia di un antico tradimento – La base della tarantella e della ballata campana con un testo che racconta del dolore che si prova ad essere traditi. Un bel rimando alla vecchia concezione di onore, che all’epoca si risolveva a coltellate. Nel complesso si sente tutta la vena dell’identità parthenopea
- Core mio – Un pezzo malinconico, ma che al suo interno mantiene quella dolcezza e quella cura di chi non sa dimenticare. Di chi, è sempre prodigo per chi ama. Di chi non saprebbe dire di no al proprio cuore.
- Sule – Una seconda versione del pezzo su descritto con un diverso accurato arrangiamento.
- Palomme ‘e notte – L’ultimo pezzo di un album che merita di sicuro molto più del tanto successo che già ha. Ultima canzone che con l’ausilio del mandolino ci regala un ultimo brivido di brezza fresca.
VOTO: 9
Per chiunque, e davvero ve lo consiglio, volesse seguire questo artista vi allego i link utili:
– Sito personale: www.giovanniblock.it
– Canale Youtube: giovanni block
– Pagina Facebook: Giovanni Block official
– Pagina Twitter: Giovanni Block