Nella Spezieria dei monaci della Certosa di San Martino è allestita la prima mostra monografica, fino al 25 settembre 2018, dedicata ad uno dei più importanti fotografi dell’Ottocento, il francese Alphonse Bernoud, che arrivato in Italia, si stabilì nel 1856 a Napoli, immortalando e restituendo alla collettività immagini di straordinaria bellezza. E’ un corpus di opere formato da duecento fotografie che proiettano il fruitore in un viaggio nella storia, alla ricerca delle proprie origini e delle scene di vita quotidiana. Bernoud è un pioniere della fotografia, anticipa di molti anni la nascita del fotoreportage. E’ un percorso espositivo affascinante, fotografie realizzate con materiali eterogenei, dagherrotipi, “carta salata” in vari formati, dal “mezzano” alla carte de visite, dalle vedute in stereoscopia alle cabinet, insieme alle foto stampate all’albumina, oltre alla strumentazione d’epoca, tra cui alcuni apparecchi appartenuti al fotografo francese. Nella seconda metà dell’Ottocento si intensificano le attività fotografiche, nasce un interesse per il Belpaese in chiave turistica. La sensibilità e l’intuizione di Bernoud furono di non dedicarsi ad un unica tipologia di rappresentazione, il suo lavoro si differenziò in diversi campi, dal ritratto al paesaggio, dai disastri naturali caratterizzati da un certo pathos, terremoti, eruzioni e frane, a usi e costumi della società, inaugurazioni, festeggiamenti e realizzazioni di opere architettoniche. Le sue immagini color seppia, oltre a rappresentare la realtà, sono l’archetipo della fotografia documentaria, dell’attuale fotogiornalismo. E’ una riproduzione del mondo circostante dettagliata, con dovizia di particolari, e lontana dalla corrente Espressionista che si svilupperà nel Novecento.
E’ una mostra che focalizza la sua attenzione sul territorio campano, diverse sono le istantanee che immortalano Napoli, (la stazione ferroviaria), Pompei, Ercolano, Paestum e Baia. L’artista, attraverso un uso sapiente della stereoscopia, una tecnica di realizzazione e di visione delle immagini, innesca nel fruitore l’illusione di osservare figure tridimensionali, analoghe a quelle generate dalla visione binoculare del sistema visivo umano.
L’interesse per la realtà e per gli eventi contemporanei travalicò i confini campani, l’artista francese fu testimone e fotoreporter delle rovine del territorio del 1857 in Lucania che distrusse Polla e Pertosa.
Bernoud cedette i suoi atelier attivi in Italia, nel 1872 lascia Napoli, ritorna in Francia, a Lione, lasciando la sua eredità culturale e materiale al fotografo Achille Mauri, con l’obiettivo di continuare il suo lavoro. Lo stile del fotografo francese lentamente si differenziò dai suoi contemporanei. Facendo una comparazione tra i suoi lavori e quelli dei fratelli Alinari e Giorgio Sommer, emergono angolazioni e tagli di ripresa fotografica diversi rispetto a questi ultimi due. Sono immagini meno convenzionali, caratterizzate da un certo dinamismo, dove le figure si integrano nello spazio e sono i principali protagonisti dell’impianto compositivo. Bernoud fu l’artefice di una vera e propria rivoluzione tecnologica e culturale, capace di osservare il mondo da una prospettiva diversa, scevra da qualsiasi base pregiudiziale o precostituita.