“Ad Scientiarum Haustum et Seminarium Doctrinarum”
Il 5 giugno del 1224, con la “generalis lictera” spedita da Siracusa a Napoli, Federico II fondò lo “studium generale”, prototipo di quella che sarebbe diventata l’Università. Sono dunque passati 794 anni dalla nascita di quella che è, a tutti gli effetti, una delle istituzioni accademiche più importanti del mondo, nonché della prima università laica e statale della Storia.
L’obiettivo dell’imperatore era quello di creare un centro di studi capace, oltre di distribuire cultura nella sua corte, di formare la classe dirigente, ovvero un apparato di funzionari che potesse reggere in maniera professionale ed efficace la struttura amministrativa dell’impero. Gli studi di diritto, non a caso, a Napoli furono particolarmente avanzati e all’avanguardia, tanto da indurre, anche nei periodi posteriori, tantissimi giovani da tutta Europa a recarsi in città per perfezionare i proprio saperi e le proprie competenze. Ed è appunto nel solco di questa antica tradizione che si sono formati giuristi e uomini di Stato di notevolissimo spessore fino al Novecento del secolo scorso.
Ma, ovviamente, l’Ateneo, oltre alla facoltà di Giurisprudenza, non ha mancato e non manca di distinguersi in maniera pregevole pure in altri dipartimenti e in altri settori.
L’Università Federico II ha dunque rappresentato un fiore all’occhiello planetario e detiene un patrimonio immenso.
È proprio per tali motivi che, oggi, duole constatare che le dinamiche sono alquanto mutate se consideriamo le annose difficoltà che attanagliano l’intero sistema universitario italiano, in special modo per quanto riguarda quello delle città meridionali, incluso quindi l’Ateneo napoletano. Mancano fondi, non si investe in maniera adeguata e, chiaramente, i servizi offerti molte volte risultano essere inefficienti. A tal proposito, non è un caso se, purtroppo, nelle classifiche delle migliori università europee le nostre non figurano propriamente ai primi posti.
In aggiunta a ciò, dispiace pertanto notare che negli ultimi anni, rispetto agli albori, la tendenza si è invertita. Infatti molti nostri giovani, contrariamente al passato, dopo aver concluso il loro percorso scolastico, nelle prospettiva di avere maggiori opportunità lavorative, lasciano Napoli e prediligono iscriversi direttamente alle università del Nord o addirittura, per chi può permetterselo, a quelle estere. Tutto ciò comporta un ulteriore inasprimento della situazione se consideriamo che le tasse pagate dalle famiglie e dai ragazzi finiscono per foraggiare realtà lontane a discapito di quelle locali.
Il nostro augurio allora – in concomitanza al fatto che si possano finalmente riscontrare maggiori e più consistenti attenzione da parte delle istituzioni – è quello di poter tornare a veder crescere la Federico II, non solo come realtà nazionale ma anche internazionale. Essa, invero, sia per la storia e il prestigio che può vantare, sia per l’altissimo profilo delle personalità che ivi si sono formate e dei docenti che vi hanno insegnato e vi insegnano ha tutte le qualità per essere, anche nei tempi futuri, un punto di riferimento culturale di primo piano e svettare, quindi, al pari dei centri più altisonanti.