E così, il Brasile ha scelto: Jair Messias Bolsonaro è il nuovo presidente di quello che è uno dei paesi più popolosi ed importanti del mondo! L’eletto, ormai, non ha bisogno di presentazioni, chi ci legge, di certo, già sa che si tratta del leader dell’estrema destra brasiliana, fortemente conservatore e nostalgico della dittatura militare. In rete, del resto, stanno ampiamente circolando, da diversi giorni, alcune sue dichiarazioni rilasciate in passato, dal contenuto decisamente agghiacciante. A favore della tortura e dell’eliminazione, anche fisica, degli avversari politici, nonché strenuo oppositore dei diritti delle minoranze indigene, delle donne e della comunità LGBT, riportiamo anche noi qui di seguito alcune sue esternazioni sessiste, misogine ed omofobe, per far comprendere la portata della minaccia che quest’uomo potrebbe rappresentare.
(Parlando della deputata Maria do Rosário) “È molto brutta. Non è il mio tipo, non l’avrei mai violentata. Non sono uno stupratore, ma se lo fossi, non l’avrei violentata perché non se lo meritava.”
(In risposta alla domanda sulla possibilità che avesse qualche parente omosessuale) “Grazie a Dio no, non che io sappia. Se ce l’avessi, non ci voglio neanche pensare.”
“Ho cinque figli. Ho avuto quattro maschi, al quinto mi sono indebolito ed è uscita una femmina.”
“I vostri figli riceveranno a scuola un kit chiamato “Lotta all’omofobia”. In realtà è uno stimolo all’omosessualità e alla promiscuità. […] La grande discussione della nostra Commissione per i Diritti Umani è la profondità con cui la lingua di una ragazza deve entrare nella bocca di un’altra ragazza. È il caso di continuare a discutere di questo tema? Fa schifo!”
“Il PSOL [Partito Socialismo e Libertà] è un’organizzazione di stronzi e froci. Risponderò al senatore con la carta igienica.”
“Io sto dalla parte degli etero […] Il padre ha il diritto di dare qualche schiaffo al proprio figlio. Ne ho presi e ne ho dati ai miei figli, per la loro buona educazione. Se il ragazzo […] frequenta un drogato finirà per drogarsi; se frequenta un disoccupato finirà per diventare un bandito; se frequenterà un gay finirà per diventare frocio, sicuramente. In questo caso qualche schiaffo lo riporta sulla giusta strada […] Non venite ad imporvi, a credere che siete una classe a parte, di privilegiati.”
“Non ho mai picchiato la mia ex moglie ma ho avuto voglia di fucilarla varie volte.”
“Non li combatterò né li discriminerò ma se vedrò due uomini che si baciano per strada li picchierò”
“Sarei incapace di amare un figlio omosessuale. Non sarò ipocrita: preferisco che mio figlio muoia in un incidente piuttosto che si presenti con un altro uomo. Per me sarebbe come se fosse morto, in ogni caso.”
(Parlando dei matrimoni gay) “Sono contrario. Non ammetto di poter aprire la porta del mio appartamento e incontrare una coppia gay che si saluta con un bacio in bocca, davanti a mio figlio.”
“A parità di salario non assumerei mai una donna”.
Dunque, come è evidente, cambiano i tempi, cambiano le latitudini, ma chi simpatizza per le dittature rimane, fondamentalmente, sempre uguale a se stesso. Difatti, tra propagande subdole e invasive, eliminazioni ed esautorazioni delle opposizioni, ciò che nella Storia, da Oriente a Occidente, ha contraddistinto i regimi dittatoriali – a prescindere dall’ideologia posta a fondamento – è sempre stato il loro innestarsi su una cultura, per così dire, machista e maschilista. L’uso indiscriminato della forza e le intimidazioni intese come strumento di potere, infatti, trovano legittimazione nel momento in cui si lancia il messaggio che l’unica categoria meritevole di comandare sia quella del “maschio”. Non a caso, come possiamo ricordare, è anche sulla retorica del “maschio forte” che si sono fondati i nazionalismi del Novecento. Lo stesso Mussolini costruì il suo potere attorno all’esaltazione della virilità italica e dell’uomo guerriero dedito alla patria e alla famiglia.
Anche oggi, purtroppo, dinanzi alle incertezze economiche e agli sconquassi geopolitici – come sempre prodromici dell’affermazione degli autoritarismi – la politica internazionale sta tornando a esprimere valutazioni del tipo “c’è bisogno di uomini forti al potere”. Ancora una volta, evidentemente, si pensa che la risoluzione delle insidie – peraltro molte costruite ad hoc come capro espiatorio – possa passare solo attraverso l’imposizione di figure dominanti, seguendo quella legittimazione carismatica del potere della quale parlava anche il filosofo tedesco Max Weber. Secondo questa concezione, quindi, è chiaro che qualsiasi cosa vada a intaccare l’impostazione suddetta è necessario, per loro, che venga marginalizzata, repressa o nascosta. Pertanto, per questa logica distorta, prime fra tutti, ieri come oggi, sono l’omosessualità e le libertà delle donne a dover essere adombrate, perché, qualora le si appoggiasse, potrebbero minare quell’idea, assurta a base del comando e della guida politica, del maschio (pater familias religioso e intransigente), il quale deve essere duro e puro contro le diversità che, agli occhi di tanti, risultano un pericolo.
Ciò detto, auspichiamo, tuttavia, che Bolsonaro, da presidente di tutti i brasiliani, anche di chi non l’ha votato, sappia ora collocarsi, per il bene del Paese, su posizioni sempre ragionevoli e democratiche e abbandoni la retorica del disprezzo e dell’odio, che lo ha contraddistinto per anni.
Ps. Per chi non lo sapesse, Salvini ha pubblicamente espresso il suo appoggio per lui.