Centomila mani allo stadio San Paolo di Napoli. A toccare il cielo con un dito. A dirne quattro alla luna. Ad essere protagoniste di un concerto che non è, non è mai stato e mai sarà, solo musica, per quanto la musica sia già tutto. Quello che si è celebrato ieri a Napoli è stato un rito collettivo per quattro generazioni. Vasco Rossi. Non certo il primo che capita. Non certo l’uomo più semplice che c’è. Un San Paolo finalmente gremito e di nuovo anche lui protagonista nel panorama musicale. E non è un caso che l’unica tappa registrata da cui nascerà il DVD live Kom 15 sarà proprio quella di Napoli. Nonostante le polemiche sterili. Nonostante il…ci dobbiamo sempre far riconoscere. Ma ieri sera quelli che si sono riconosciuti sono state le persone, il grande popolo di Vasco, che affida le proprie emozioni, la propria voce e il proprio sudore ad un Komandante che nonostante l’età, il gran caldo e la fatica non li ha traditi. Il cuore batte ancora e batte a 65 anni come a 15. Batte il cuore delle eterne Sally, batte il cuore di chi si spoglia e lancia in regalo reggiseni colorati in Rewind, batte il cuore di chi Siamo Solo Noi è un grido di appartenenza. Batte il cuore a riconoscere le proprie emozioni negli occhi di un altro che non è più un estraneo perché siamo fratelli, questa notte siamo tutti fratelli. È quello che Vasco riesce a fare. È la sua magia. E la sua dote migliore. Il San Paolo gli ha dedicato una emozionantissima O surdat nnamurato come a farlo sentire casa. Vasco Rossi in cambio ha dedicato la serata di ieri al grande Pino Daniele scomparso da poco ed indossando cappello e sciarpa del Napoli. Ed uno striscione in prima fila titolava “Voglio una vita spericolata perché Je so pazz”. Perché Napoli non dimentica. E non dimenticherà.