È stata una settimana particolarmente dura quella che ha interessato la città di Napoli; è come se le lancette dell’orologio ci avessero riportato indietro di decenni, agli anni Ottanta, quando la camorra si manifestava in maniera evidente con tutta la sua ferocia. Certamente, non ci eravamo dimenticati che il cancro della delinquenza organizzata continuasse a proliferare e non rari sono stati gli episodi negativi, ma nel vedere il centro storico della città pregno, ogni giorno, di turisti provenienti da tutto il mondo, ricco di speranze e di iniziative culturali, esso era passato in secondo piano. Come tutti sappiamo, però, lo scorso 16 gennaio , verso le due di notte, l’arroganza del male, non contenta di vivere nell’ombra, si è imposta sotto i riflettori, perché ha colpito un vero e proprio simbolo della Napoli bella e produttiva, per lanciare un segnale, un’intimidazione alla collettività. Dunque, come rimbalzato su tutte le testate giornalistiche del Paese e sui social, la famosa pizzeria di Gino Sorbillo, a via dei Tribunali, è stata colpita con una bomba, posta, da un tizio ancora ignoto, all’ingresso. Fortunatamente, i danni non sono stati gravissimi ed anche il guardiano che si trovava all’interno del locale non ha riportato ferite. Ovviamente, data la grandissima notorietà internazionale di Sorbillo, la notizia ha assunto una risonanza enorme, tanto da far parlare tutti, incluse le istituzioni più alte. Tuttavia, bisogna sottolineare che, nell’ultimo periodo, anche altre attività del centro, meno conosciute, sono state interessate da spregevoli fenomeni intimidatori, i quali in nessun modo devono passare in secondo piano. Basti pensare – oltre a una rapina a mano armata in un esercizio commerciale in via Benedetto Croce – al povero Mario Granieri, a Forcella, in via Carminiello ai Mannesi. Ebbene, il suo ristorante si chiama “TERRA MIA centro storico” e il 4 gennaio, dei criminali sono andati a sparargli dentro la porta, per poi ritornare nuovamente il 5 con il fine di minacciarlo affinché non denunciasse. Ma lui, papà di due figli, con grandissimo coraggio, invece, è andato a sporgere denuncia alle forze dell’ordine e, ora, va sostenuto da tutti i cittadini.
Dipoi, anche l’hinterland napoletano sta vivendo una fase di fortissima tensione. È il caso di Afragola, dove, in solo venti giorni, sono state fatte esplodere ben otto ordigni.
La camorra, in questo inizio di anno, a quanto pare, ha dato sfoggio di sé, come a voler dire che essa esiste ancora, che è forte e non ha paura e che tutti, ma proprio tutti, dai più piccoli ai più grandi, devono confrontarsi con lei, soggiacendo al mantenimento di una perversa economia parallela. Aver colpito una pizzeria famosissima, probabilmente, è la prova di quanto la malavita abbia voglia di mettere le mani sul grandissimo flusso di denari che il turismo sta generando e, al contempo, come sottolineato da Coldiretti, è anche la prova di quanto essa desideri imporsi sempre di più nel comparto dell’agro-alimentare, il quale trova nella pizza la sua massima espressione finale.
Ebbene, alla luce di ciò, è chiaro che urge che si prendano dei provvedimenti molto seri e di ampia portata. Di certo, è molto più che giusto che venga incrementato il numero degli agenti di polizia, come sostiene il Ministro degli Interni, giunto l’altro ieri ad Afragola. Però, questo non basta assolutamente, in quanto la camorra, se la si vuole sconfiggere veramente, la si può abbattere solo facendo avvertire di più la presenza dello Stato, non solo con qualche volante in più per le strade, ma con sviluppo, investimenti, cultura, lavoro, servizi, diritti. La camorra la si può debellare solo sostenendo ed incentivando le tante persone, come Gino Sorbillo e Mario Granieri, che producono e ci credono nel riscatto di un’intera terra. E dunque, a tal proposito, ci auguriamo che lo stesso Ministro, accorso, alquanto in bella mostra, con il giubbino della polizia, ricordi a se stesso e a tutti i suoi compagni di partito che non viene, sempre e solo, “prima il Nord” e che bisogna realmente, non solo per proclami, rappresentare una profonda alternativa rispetto a una certa politica connivente del passato.