Abbiamo avuto l’occasione di intercettare Giusy Sica, team leader di Re-Generation (Y)outh, e di intrattenere con lei un interessante dialogo, il quale ci ha consentito di conoscere meglio le attività e gli intenti del suo gruppo di lavoro. Parliamo di un insieme di 11 giovani donne, provenienti da diverse esperienze formative e professionali, il quale è stato selezionato, gli scorsi 1 e 2 giugno, per partecipare all’European Youth Event a Strasburgo, ovvero un evento biennale organizzato dal Parlamento Europeo proprio al fine di coinvolgere i giovani nelle dinamiche decisionali. Uno dei principali dati da sottolineare, dunque, è innanzitutto quello che vede una composizione tutta al femminile del progetto in questione. Come spiegatoci dalla stessa Sica, si è trattata di una scelta mirante a lanciare un chiaro messaggio, soprattutto per un Paese come il nostro, dove, a differenza degli altri, l’accesso ai ruoli di dirigenza per le donne è ancora complicato e dove, in generale, i tassi occupazionali per le stesse sono tra i più bassi del continente. Un altro aspetto da tenere in considerazione, poi, è pure quello della meridionalità del gruppo, in quanto le partecipanti sono tutte campane e lucane. Il Re-Generation, infatti, a Strasburgo ha rappresentato il Sud e, insieme ad un altro gruppo di Milano, anche tutta l’Italia.
Passando ad analizzare, d’altro canto, la metodologia applicata nell’affrontare le molteplici problematiche con le quali esse si sono confrontate, emerge sicuramente quella che è la transdisciplinarità. Ciascun membro, invero, ha condotto sul tavolo del dialogo il proprio bagaglio di conoscenze e competenze, maturato negli anni di studio e di formazione, ponendolo in una posizione di raffronto e di interscambio con quello degli altri. I saperi si implicano e il risultato ottenuto è stato quello di poter inquadrare ogni singolo tema da molteplici angolature e poter avere, in questo modo, una visione d’insieme complessa e quindi il più possibile esaustiva.
Rinnovazione, Rigenerazione e Contaminazione dei saperi sono i concetti chiave, in una prospettiva di ripresa e rivalutazione di realtà passate e presenti per proiettarle nel futuro.
Per quanto attiene gli ambiti territoriali, in primis l’area del beneventano è stata oggetto di attenzione da parte delle studiose, le quali, in termini di valorizzazione culturale del paesaggio storico e riconsiderazione del mondo rurale, hanno avanzato delle proposte ispirate al progetto di ricerca Ancient Appia Landscapes – focalizzato, appunto, attorno al percorso della via Appia – coordinato dal professor Alfonso Santoriello del Dipartimento Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno. Poi, si è parlato di “Palazzo Innovazione” di Salerno e, sullo stesso piano di riconversione e rigenerazione urbana, riflessioni sono state sviluppate anche per Napoli, ad esempio per il Keller Factory, ideato dall’architetto Antonio Giuseppe Martiniello per il Lanificio borbonico. Sempre nel capoluogo campano, in aggiunta, nell’Ex Lanificio, lo scorso 14 luglio le giovani hanno tenuto una tavola rotonda, dal titolo “Connecting innovetion”, interfacciandosi, in materia di ambiente e paesaggio, con diversi ed importanti innovatori partenopei e della Campania.
Ma sotto la lente policroma del Re-Generation (Y)outh sono transitate e transitano pure le principali criticità di ampio respiro che investono la nostra contemporaneità, come, ad esempio, il populismo che coinvolge l’Italia e l’Europa; il fenomeno migratorio e l’urgenza di promuovere sviluppo tecnologico e quindi sociale in Africa; le questioni di genere e l’educazione sessuale nelle scuole; l’inquinamento marino.
Insomma, come si può intuire, il progetto complessivo è ambizioso, pregevole e di notevole spessore. Lodevole è poi il fatto che ad averlo messo a punto siano delle donne, giovani e meridionali, le quali, pertanto, vivono sulla propria pelle quelli che sono i disagi della condizione giovanile e femminile nella nostra penisola, e quelle che sono le difficoltà di una “questione meridionale” mai risolta. Tra le pieghe della loro attività, ci si consenta, infatti, di leggere anche un meridionalismo nuovo, moderno, quindi concreto e non arroccato su posizioni anacronistiche e superate.
Ci piace immaginare gli 11 membri del gruppo come 11 lottatrici, intellettuali resistenti, che hanno ben compreso come il riscatto di una generazione vessata, alla quale appartengono, non possa piovere dall’alto come una concessione ma, oggi come ieri e ieri come domani, vada piuttosto conquistato.
Esse hanno tutte le qualità e le competenze per elaborare strumenti che possano contribuire a consentirci di fare dei passi in avanti ed il loro impegno, per giunta, risulta essere quanto mai necessario, specie nell’attuale e desolante scenario politico che, per tornaconto di consensi, è giunto a minare persino il valore della conoscenza e il principio d’autorità.
Nell’attesa di conoscere le risposte del Parlamento Europeo alle nostre ragazze e di sapere i loro prossimi sviluppi e le successive tappe, esprimiamo sincera ammirazione e un sentito ringraziamento per il lavoro che, a ben guardare, stanno facendo per il bene di noi tutti. Auspichiamo vivamente che il loro modello possa essere esportato.