Avete presente quell’affascinante senso di vuoto che vi ha dato il finale di Interstellar? O l’inafferrabile soddisfazione nello scoprire che Doc era vivo nel vecchio West, e una sua lettera aveva aspettato Marty fino a un istante prima della sua scomparsa? Vi ricordate quando Fry è diventato/ha scoperto di essere il nonno di sé stesso? Gli esempi potrebbero moltiplicarsi all’infinito, ma mi fermo qui: se a questo punto quello che ricordate non è altro che un fortissimo mal di testa questo fumetto non fa per voi. The Time Breakers è vietato ai fan del pensiero razionale e del tempo lineare.
Se invece il paradosso è la sostanza della vostra esistenza, questa miniserie DC, recuperata dal lontano 1997 grazie ai tipi di NPE, fa proprio al caso vostro, perché Rachel Pollack e Chris Weston sono del vostro stesso parere. Forte di una solida preparazione sull’argomento, la sceneggiatrice affronta il tema ribaltandone completamente i presupposti classici: paradossi e loop ricorsivi non vanno evitati, ma anzi provocati. La struttura stessa del tempo (o per lo meno l’esistenza della vita terrestre e lo sviluppo della Storia umana) dipende dalle interferenze cronologiche dei protagonisti. Il ché fa dell’esistenza umana un fatto sostanzialmente paradossale, ma ci arriveremo.
La ricorsività, che di solito è il momento culminante dei viaggi nel tempo, qui appare fin dalle prime pagine, con l’auto-reclutamento della protagonista principale. Una sequenza, che nel parlare di tempo e spazio riporta in scena il processo di emancipazione femminile della fine degli anni ’50. Non bisogna farsi ingannare. Come scrive l’autrice stessa nell’introduzione, questo è solo un macguffin, uno dei pretesti narrativi che spingono avanti la narrazione. Il vero tema della mini rimangono il tempo e i suoi paradossi. La protagonista è Angela Attenborough, in arte Angel, giovane e ribelle sposa che grazie all’intervento di un trio di sconosciuti, baratta la sua vita tranquilla per un’esistenza di avventure. Anche qui attenti all’inganno grafico: può sembrare Audrey Epburn, ma il vero modello di Weston, a detta sua, fu la novella sposa del disegnatore.
Dopo aver portato a termine il suo “paradosso primario”, Angela viene immediatamente inserita in una pittoresca comunità di viaggiatori, provenienti da epoche e latitudini differenti: Time Breakers appunto. Tutti sono uniti da un unico obiettivo, preservare il corso della storia…alterandolo. Va menzionato a questo punto lo strano caso di Hamilton Shaw, presentato come “L’uomo che non ha scritto Amleto”, un personaggio interamente costruito sulla professionalizzazione del vecchio paradosso di Pitagora…
Ora, se già un concetto come quello di paradosso primario potrebbe occupare pagine intere di discussione, la presenza e lo scopo dei villain porta tutto ad un altro livello. Il confronto fra i Time Breakers e i loro rivali Conoscitori mette in scena uno scontro tra due modi radicalmente differenti di concepire l’esistenza. Se per i primi il continuum è intrinsecamente paradossale, ma va preservato nella sua incomprensibile auto-fondazione circolare, i secondi agiscono nella convinzione che il tempo è la “gabbia di Dio” e degli uomini, i quali dunque devono essere collettivamente liberati dal flusso del mutamento materiale, e riconsegnati in un paradiso immutabile, letteralmente al di là del tempo. Per i Breakers oltre la realtà del tempo non potrebbe esserci nulla, perché è nel tempo (e quindi nel piano materiale che contiene) che va trovato il senso dell’esistenza. Si delinea cioè un conflitto armato tra una concezione monista, quella dei Breakers, per cui tutto è materia e appartiene allo Spazio-Tempo, che dunque trova letteralmente in sé il proprio significato: i paradossi che generano la Storia; e una concezione dualista, che cerca oltre l’esistenza visibile una libertà assoluta e una eternità immateriale, in una fede slegata da evidenze osservabili. Una visione per la quale l’anima è sostanzialmente differente dal copro, e da esso va liberata. Così l’essenza del mondo va liberata dal suo piano materiale, costituito da tempo e spazio. Il conflitto attraversa le differenti personalità in gioco, costruendo una vicenda collettiva (anche se il perno rimane Angel) complessa ma molto fruibile, grazie anche alle matite di Weston. Il disegnatore riesce a caratterizzare con precisione volti, caratteristiche e movenze di tutti i protagonisti, rendendoli estremamente riconoscibili; cosa non scontata ed estremamente importante, in una vicenda in cui l’intreccio dei ruoli rende la chiarezza degli agenti di primaria importanza. Ben recitate e dinamiche, le sequenze sono dense d’azione e mai noiose. Quindi non preoccupatevi: anche se avendo ad oggetto il tessuto stesso del reale, si presta a letture complesse, Time Breakers rimane un fumetto d’azione e avventura, dal ritmo incalzante, ma mai banale. Una mini nella quale vera protagonista, dalla prima all’ultima pagina, è quella strana, incomprensibile e inebriante vertigine che si prova a giocare con la trama della realtà.