“Genitore 1, genitore 2… e bugia numero 2340(?)”
Chissà quale sarebbe il numero reale delle bufale, o fake news, create, condivise e amplificate, in questi anni, dal nostro attuale Ministro degli Interni, e non solo, se, effettivamente, ci mettessimo a contarle ad una ad una. Probabilmente, la cifra sarebbe pure più grande di quella inventata, provocatoriamente, nel titolo di questo articolo.
L’ultima, in ordine di serie, è quella dei migranti che, in un centro d’accoglienza di Vicenza, avrebbero protestato per avere internet e Sky gratuiti. È una notizia che è stata smentita, una volta contattate da un giornalista, sia dalla Prefettura che dalla Questura della zona, ma che, nonostante ciò, il leader leghista ha continuato a mantenere pubblica sulla sua pagina ufficiale, dandola in pasto ai suoi seguaci.
Tuttavia, vogliamo soffermarci ora su un’altra questione che Salvini, in questi ultimi giorni, ha, nei fatti, strumentalizzato, per la solita logica di accattivarsi del consenso e, al contempo, distrarre l’opinione pubblica. Ebbene, in un’intervista rilasciata a La Nuova BQ, giornale ultra-cattolico, il Ministro ha sostenuto di aver notato che, nei moduli per il rilascio della carta d’identità elettronica per i minori, vi era, per la firma, la dicitura “genitore 1” e “genitore 2” e quindi, secondo quanto riferito, è prontamente intervenuto per risolvere il “grave problema”. Secondo lui, infatti, così come secondo gli altri partiti di destra che strizzano l’occhio all’elettorato più conservatore, dietro la formula suddetta si nasconderebbe il grande tentativo dei progressisti LGBT di scardinare il nucleo familiare basato su “madre” e “padre”, termini che, sempre secondo quanto ha dichiarato, ha voluto reintrodurre. Il Ministro ha ribadito, poi, che così operando ha voluto sottolineare la sua contrarietà alla pratica dell’utero in affitto, legale in molti paesi.
In realtà, però, vi sono da fare tutta una serie di precisazioni, le quali sono state offuscate dal capo del Carroccio. Innanzitutto, come emerso da un’indagine di Gaypost.it – con tanto di fonte allegata – nella modulistica alla quale ci si riferisce, prima dell’intervento del leghista, vi era la forma “Primo genitore – Secondo genitore”, utilizzata, come per altri documenti pubblici, per indicare il primo soggetto firmatario ed il secondo, quindi senza nessuna volontà di soppiantare un precedente “mamma e papà”.
Dipoi, sempre come evidenziato da Gaypost, a seguito della modifica vantata, l’indicazione che realmente è stata possibile introdurre, nel rispetto di un linguaggio d’ufficio, è stata la generica “genitori o tutore”; dunque una piccola ed inconsistente variante rispetto alla precedente, e non “padre – madre” come sostenuto da Salvini (dato verificabile sul sito del Ministero).
Tutto ciò, chiaramente, si verifica non perchè c’è un complottto dei “peccatori sostenitori della Teoria Gender”, ma semplicemente perché viene adottata la stessa forma che viene adoperata in moltissimi altri casi e da tantissimi anni, anche da molto prima che la tematica dell’omogenitorialità approdasse nel dibattito socio-politico con le conseguenti polemiche. Basti pensare, ad esempio, ai libretti per le giustificazioni delle assenze a scuola, dove troviamo, da sempre, per la firma, “genitori o chi ne fa le veci”, contrariamente a quanto sostengono alcuni oppositori della causa arcobaleno, i quali, ad ogni tot, urlano allo scandalo tirando in mezzo la storia del “genitore 1 e 2” e, di conseguenza, della lobby gay che, a detta loro, vorrebbe sovvertire l’ordine naturale del mondo.
Ci si consenta di osservare che, se proprio vi sia da notare in queste indicazioni su carte e moduli una logica di “inclusione” – inaccettabile per gli integralisti – questa, invero, prima ancora delle famiglie arcobaleno, che sono comunque una realtà giovane, abbraccia tutti quei minori che hanno perso la mamma o il papà, o entrambi, oppure tutti coloro i quali vivono e crescono in contesti di famiglie allargate, sempre più diffuse. Del resto, non è possibile pensare di inglobare in un modello prestabilito la varietà degli affetti umani.
Come dicevamo, ci troviamo, dunque, di fronte ad un comune linguaggio, per così dire, burocratico, il quale, in nessun modo è stato concepito per muovere un complotto contro le “famiglie tradizionali”. D’altro canto, però, ad ogni buona occasione, per la Lega occorre procacciarsi i favori del “popolo del Family Day”, dei pluridivorziati – come lo stesso Salvini – sostenitori della famiglia alla Mulino Bianco, che, dal basso della loro ipocrisia, pontificano sulle vite degli altri, agitando come una clava la religione.
Assistiamo a una totale mancanza di coerenza, se consideriamo pure che costoro sono gli stessi che si proclamano difensori dei bambini contro la pratica dell’utero in affitto, ma che, stranamente, se ne ricordano solo quando a ricorrerne sono le coppie same-sex. Probabilmente, ignorano, volutamente, che nella maggior parte dei casi sono coppie etero ad avvalersi della gestazione per altri all’estero, dove è legale e con tutte le tutele per la donna e il nascituro.
Ovviamente, nel rispetto di tutte le idee, qui non si sta sostenendo che non si possano nutrire pareri contrastanti sulla maternità surrogata – anche nella stessa comunità gay vi è chi non la ritiene condivisibile – ma sarebbe onesto non usarla come pretesto per arginare l’avanzata dei diritti LGBT, coinvolgendo anche il tema delle adozioni esterne o, finanche, della step-child adoption. E soprattutto, ancor più onesto sarebbe non inventare bugie sulla pelle degli altri, per continuare a discriminare sotto il velo di un presunto “buon senso”.