Quando nasci meridionale un po’ sei abituato alle prese in giro, ai luoghi comuni, ai pregiudizi che affondano, in qualche modo, le proprie radici in alcune dinamiche della storia del nostro Paese. Non dimentichiamo – sebbene in tantissimi l’abbiano, nell’ultimo periodo, scordato – che è proprio su una retorica “antimeridionale” che è nato un partito dal nome, non a caso, Lega Nord. Fino a qualche anno fa, prima che si reinventasse, almeno in facciata, in chiave nazionale, per quello che, ad oggi, pare essere il principale soggetto politico d’Italia, eravamo noi del Mezzogiorno quelli che rubavano il lavoro ai settentrionali; eravamo noi coloro i quali venivano descritti sempre come scansafatiche o arretrati. C’è da dire che, sicuramente, rispetto agli anni dei nostri nonni emigranti, la situazione, allo stato attuale, sembra nel complesso cambiata in positivo. Ciononostante, però, non è raro continuare ad assistere ad episodi di razzismo nei confronti dei cittadini del Sud, specialmente napoletani (bersagli prediletti dei cori da stadio). Solo nell’ultima settimana, in tal senso, possono essere menzionati due casi. Il primo è l’ennesimo titolo provocatorio e offensivo di Libero, giornale (anche se si fatica a definirlo tale) diretto da Vittorio Feltri. Ne riportiamo qui di seguito l’immagine.
A quanto pare, come si può evincere, il fatto che dei ruoli istituzionali di grandissimo rilievo siano occupati da “terroni” desta, in alcuni, per ciò stesso, sospetti e preoccupazioni. Ma, come si accennava, il quotidiano meneghino non è nuovo ad uscite tremendamente inopportune, non solo contro Napoli e il Sud, ma anche contro le varie minoranze. Come poter dimenticare, solo per citarne un paio, quel “A Napoli si bruciano da soli”, all’indomani del devastante incendio sul Vesuvio, oppure quell’altro, più recente, “A Napoli è tornato il colera”. In tutto ciò, c’è, da parte del giornale, una palese, ridicola e deprecabile strategia mediatica, per tentare disperatamente di far parlare di sé, pur di rimanere galla e non sparire. Per loro, solo una parola: poveretti!
Il secondo caso da segnalare è, invece, quello, divenuto virale, di alcuni cartelli affissi su dei cassonetti in un quartiere di Pordenone. Ne riportiamo, anche di questo, un’immagine.
Il sindaco della città friulana ha prontamente condannato e preso le distanze da quanto espresso su quei fogli, sottolineando che si è trattato, certamente, di un gesto isolato di un singolo individuo, un “cretino”, e che in nessun modo la sua cittadinanza si trova rappresentata in quelle parole. Concordiamo con lui, sarà stato un piccolo e povero frustrato, il quale non ha neppure tenuto conto che, in termini di grandezza, sia fisica che culturale, Pordenone e il capoluogo campano non sono minimamente accostabili. Del resto, con il più totale e sincero rispetto per la bella e ordinata città del Friuli, vivere a chilometri e chilometri di distanza da uno dei luoghi più incantevoli della Terra, deve essere, senz’altro frustrante. Esponiamo, a tal proposito, per concludere, un’immagine del Golfo di Napoli, esplicativa del senso di invidia che si possa provare nel non poterne beneficiare tutti i giorni.