Piazza del Gesù, una delle principali piazze del centro storico di Napoli, sembra nascondere piccoli segreti. Lungo la parete di pietra, oltre le punte di diamante, si leggono i segni di rune antiche; alcuni ci vedono messaggi segreti di comunità massoniche, nello spazio esoterico che, da tremila anni, racconta di inconfessabili intrecci tra alessandrini e greci, tra muratori e alchimisti, tra storici e narratori. La stessa facciata quattrocentesca della chiesa con la faccia di bugnato, proprietà dei Sanseverino, è il luogo per eccellenza della dannazione e del mistero. Certo, la famiglia Sanseverino apparteneva a una delle più illustri casate storiche, la prima delle sette grandi Case del Regno di Napoli. Era una famiglia potentissima, tanto che il viceré don Pedro de Toledo li maledì tutti, l’intera generazione fino alla definitiva estinzione. E pare che fu proprio così, poiché essi persero ogni proprietà e morirono erranti alla ricerca di giustizia. Bisogna mettersi di traverso, alla luce del sole, per osservare le schegge di incisioni che emergono dalla pietra nera. Il bugnato in piperno, a punta di diamante, è un’opera di Novello di San Lucano (1470), che si firma in un’epigrafe sulla facciata a sinistra. Le iscrizioni sulle bugne sarebbero, invece, come d’uso medievale, marchi di riferimento ai singoli lapicidi. Al centro della piazza emerge nella sua imponenza la Guglia dell’Immacolata. Numerose e sorprendenti leggende ancora animano questo slargo, dominato dalla Chiesa che, con le fabbriche della Casa Professa e del Palazzo delle Congregazioni, è stato il complesso più importante e prestigioso fondato a Napoli dalla Compagnia di Gesù. Nel 2010, Vincenzo De Pasquale, storico dell’arte, con la passione per la musica e l’aspetto misterioso del Rinascimento napoletano, sostiene di aver tradotto quei simboli in note. Un’indagine che fu cominciata cinque anni prima, trascrivendo su un foglio la riproduzione dei simboli, ipotizzando che quei segni fossero delle lettere aramaiche. “Sette segni per sette note”. Secondo De Pasquale, qualcosa di simile, legato ai Sanseverino, si riconosce nei simboli musicali incisi nel loro palazzo a Lauro di Nola. Un contributo importante alla sua ricerca viene dato dal musicologo Lòrànt Réz, il quale, durante una cena, a tavola, prendendo appunti sul retro del menu di un ristorante, fece concordare lettere e note, abbozzando lo spartito. Le incisioni, tradotte in note, avrebbero dato vita a una composizione musicale.