I videogiochi sono ancora una forma di intrattenimento relativamente recente (nascono negli anni ’70) e sono spesso erroneamente collegati al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Di stereotipi negativi e pregiudizi ce ne sono a bizzeffe: dicono che sono diseducativi, violenti, a volte perfino blasfemi, e ovviamente collegabili a qualsiasi nefandezza compiuta da qualsiasi teenager pesente sul pianteta terra. Insomma i soliti pregiudizi che ha subito a torto o a ragione qualsiasi tipo di novità. Ma chi si sognerebbe mai di criticare la violenza di film come Full Metal Jacket, Arancia Meccanica o Apocalipse Now?
I videogiochi , come il cinema, ha prodotti destinati a determinate fasce di età. Inoltre, così come per il film, ci sono bei giochi, brutti giochi, per adulti, per bambini, violenti, pacifisti, innocui o disturbanti. Tra questi ci sono veri e propri capolavori che per grafica, trama o altro sono da considerare una vera e propria forma d’ arte.
Per fortuna qualcosa sta cambiando nella percezione del media videogioco. Negli ultimi anni i videogames hanno avuto diverse legittimazioni, tra cui una mostra organizzata circa 4 anni fa dall’ italiana Paola Antonelli, responsabile dei settori dedicati al design e all’architettura del Museum of Modern Art di New York (MoMa), la Antonelli propose 14 videogiochi selezionati come esempi eccezionali di interaction design:
«i curatori hanno cercato una combinazione fra la rilevanza storica e culturale, l’espressione estetica, l’uso e la struttura, l’approccio innovativo alla tecnologia e al comportamento del giocatore, e una sintesi fortunata di materiali e tecniche per ottenere il risultato sperato».
Secondo il prestigioso museo MoMa di New York i videogiochi sono arte.
In giochi come Heavy Rain (Playstation3, Playstation4) e il suo seguito spirituale Beyond: Due anime (Playstation3, Playstation4) non siamo, come nei film, spettatori passivi, coinvolti solo da emozioni di riflesso. In questi giochi le emozioni sono molto più nostre, più intime, dal momento che siamo noi fautori del destino del nostro alter ego virtuale. Un gioco ben fatto, con una storia accattivante e dei personaggi credibili è addirittura preferibile ad un film.
Drammi familiari e la vita oltre la morte: i francesi di Quantic Dream ci fanno riflettere e interagire con trame complesse e dolorose.
Il team giapponese Vanillaware con Odin Shpere (Playstation2, Playstation3, Playstation4, Playstation Vita) e Muramasa: The Demon Blade (Nintendo Wii, Playstation Vita) ha trasportato l’arte visiva nel mondo dei videogiochi, così come il poetico Journey dove impersoneremo una creatura incappucciata persa in un arido deserto.
“Odin Sphere” sembra disegnato a mano come un delicato acquarello.
In “Muramasa” ci troveremo a ripercorrere la mitologia giapponese in chiave onirica.
Per tutto il gioco in “Journey” non sapremo nulla del nostro alter ego virtuale.
Ci sono poi titoli che mescolano sapientemente arte, musica, suoni, colori, figure e metafora per diventare qualcosa di più di un semplice passatempo, come Okami (Playstation2, Playstation3, Nintendo Wii) la cui trama ci narra della dea del sole shintoista Amaterasu scesa nel mondo degli umani sotto forma di lupo bianco.
Okami ricalca lo stile pittorico del perido Edo.
A volte ci troveremo a rivivere la storia, come nello splendido Ryse: Son of Rome (XboxOne, Windows) ambientato in una decadente Roma imperiale, o realtà alternative come Wolfenstein: New Order (Playstation3, Playstation4, Xbox360, XboxOne, Windows) e il prequel The Old Blood dove la Germania nazista ha vinto la seconda guerra mondiale ed occupato gli Stati Uniti, o potremo affrontare il fallimento di società utopiche come nella trilogia di Bioshock.
La spettacolarità di “Ryse” supera quella del film “Il Gladiatore”.
La macchina bellica nazista secondo “Wolfenstein”
Columbia: una delle utopiche città della trilogia di “Bioshock”.
La duologia Metro2034/Metro:The Last Light (ripubblicata recentemente in una versione riveduta e corretta chiamata Metro Redux) è tratta da un romanzo dello scrittore russo Dmitry Glukhovsky. Potremo vivere l’angoscia di una Mosca post- nuclerare, e non sarà meno affascinante esplorare una New York colonizzata dagli alieni nel gioco Crysis 3 (Playstation3, Xbox360, Windows).
Metro Redux: la città di Mosca non è mai stata così tetra.
La città di New York occupata dagli alieni in “Crysis 3”.
Ci si può immergere facilmente in questi giochi dove siamo noi ai comandi, ci fa affeziona e si crea un legame empatico che semplicemente non può esistere in altre forme d’intrattenimento.
Empatia che si può provare per i personaggi dello splendido The Last Of Us (Playstation3, Playstation4), per non parlare delle emozoni che possono dare le complesse trame dei J-RPG giapponesi: la morte di Tifa in Final Fantasy VII è uno dei momenti piu’ tristi e poetici della storia dell’ intrattenimento ludico e non solo.
L’apocalisse Zombie di “The Last Of Us” fa da contorno ad una splendida trama.
Il nuovo anno porterà un remake esclusivo di Final Fantasy VII per la Playstation 4 che farà la gioia di molti videogiocatori.
Ovviamente questi sono solo alcuni esempi estrapolati da un mondo composto da centinaia di migliaia di titoli, i videogiochi continueranno ad evolvere di pari passo con l’umanità. Come film e letteratura, sono anch’essi specchio delle nostre paure e dei nostri sogni e hanno un potenziale davvero infinito. Sarebbe davvero ora che tutti, sia creatori che semplici acquirenti, se ne rendessero conto.
E per una volta, cerchiamo di estendere quel senso critico e quell’apertura mentale che riserviamo alle pellicole cinematografiche e considere i videogiochi , a tutti gli effetti come l’ottava arte.