Sulle mani del signor Luigi non ci sono segni o rughe semplici.
C’è l’intero reticolato dei fili che la sua vita ha saputo annodare, con forza e resistenza.
C’è l’albero genealogico di una famiglia di cinque figli, uno professore universitario, due insegnanti, tutti cresciuti con lo stipendio da ebanista nelle case popolari del Rione Incis di Ponticelli.
È anziano il signor Luigi, e non manca mai alle assemblee di condominio, e nemmeno agli incontri organizzati dai comitati che vogliono ridare vita a quella periferia che una volta era ricca di bocciofile, circoli ricreativi, sezioni del partito comunista e della democrazia cristiana, ricche di quel fermento popolare che rendeva i cittadini atti realmente protagonisti.
Il signor Luigi Parla un secondo più tardi degli altri, pensa un secondo più degli altri.
Vive in un condominio di pensionati, l’età media è alta, capita che durante le assemblee qualcuno defezioni (la pillola per la pressione, quella per la prostata); statisticamente potremmo anche finire le assemblee con meno millesimi rispetto all’inizio per cause naturali.
Il signor Luigi non viene in assemblea per sfogare le delusioni o lamentarsi della polvere fatta cadere dalla vicina: è lì per discutere, votare, arrabbiarsi anche, perché no.
Lui è abituato a lavorare e ma perché vuole dare il contributo e decidere.
Odia i salamelecchi e i convenevoli, quel rituale di cui le riunioni a qualsiasi livello sono pregne; per questo l’altra sera, mentre gli appassionati corrono dall’ABC fino allo scheletro della villa Comunale, ci siamo fermati a scambiare le opinioni successive alla fine dell’assemblea.
Mi ha fatto strano parlargli fuori il suo pianerottolo.
Avvoca’ scende a piedi?
Certo, sono giovane io!
Eh, ne deve fare di strada per arrivare alla mia età.
Eccolo, quel punto dolente detto anche “varco della figura di merda” si approssima.
Me lo sta per chiedere, me lo chiede.
“Quanti anni ho avvoca’?”
Anziano, è anziano
Di primo acchito direi sotto gli 80.
Di secondo acchito pure
(Mi piace la parola acchito, penso proprio che la userò di nuovo prima della fine).
Se dico più di 80 la figuraccia è dietro l’angolo, se dico di meno mi preparo per la faccia di circostanza di chi finge di meravigliarsi quando mi dirà che ne ha 78.
75, opto per 75.
75, signor Luigi.
Mi guarda, mentre infila la chiave nella toppa.
Gli occhi, stanchi e grigi ma non spenti si sollevano, cambiano la forma del viso e l’espressione del corpo di un uomo piccolo e minuto ma dalle mani che potrebbero prendermi a schiaffi senza sforzo apparente.
A gennaio entro nei 90.
90.
Si avvocato, sono del 1929, e domani portò mia moglie in ospedale per il secondo tumore.
La porta si apre.
Scusi, sig. Luigi, ma perché è venuto in assemblea invece di stare con sua moglie?
Perché si parla di casa mia.
E mi saluta, col sorriso beffardo e di terzo acchito direi anche sornione.
(ce l’ho fatta a infilare di nuovo la parola, ogni promessa è debito).
Chapeau, signor Luigi
Il simbolo di Ponticelli sei tu.
#condominionapoli
#amministrastorie