Tutti sappiamo ciò che è successo sotto gli occhi di spettatori presenti, telespettatori e coloro che hanno seguito tramite i social il Palio di Siena straordinario per il Centenario della vittoria nella guerra del 1915-1918 avvenuto sabato 20 ottobre 2018 a Siena.
Ad essere sconvolgente non è stata, a mio modesto parere, la straziante agonia del cavallo Raol con la conseguente morte (che ormai è prassi in manifestazioni come queste; basti pensare che dal 1970 ad oggi sono morti circa 50 cavalli), quanto l’agghiacciante conferenza stampa che è seguita del sindaco di Siena, Luigi De Mossi, presso la Clinica Veterinaria il Ceppo della quale mi permetto di riportare alcuni stralci:
<<Siamo qui non per giustificarci di qualcosa perchè Siena(…) non ha bisogno di giustificarsi di alcunchè per quanto riguarda la nostra cultura, la nostra tradizione, la nostra Festa>>
Ha ragione, caro Sindaco, la violenza ingiustificata non necessita di alcuna spiegazione, ha detto bene: è la vostra festa… non quella del buon senso!
<<siamo leader mondiali per quanto riguarda la prevenzione degli animali, la prevenzione dei cavalli che sono amatissimi in questa città>>
Leader mondiali investiti da chi ed in quale occasione? Nella classifica delle torture? Tutto è relativo, certo se paragonato ad alcuni macelli sicuramente.
<<Noi abbiamo deciso dal 2000 di non prendere più i purosangue, il motivo è molto semplice: abbiamo cercato di selezionare dei soggetti mezzosangue anglo-arabi che avessero le caratteristiche morfologiche, di altezza al garrese, di misure che fossero adatti non solo per vincere il Palio ma anche per avere una resa, anche dal punto di vista della salute, assolutamente equilibrata.>>
Ma forse, sto malignando io e sto facendo “dietrologia”, nel significato di questa frase ci leggo che i mezzo sangue, oltre ad essere più “gestibili”, sono anche “sacrificabili”?!
<<I cavalli sono fatti per correre, purtroppo quello che è successo è un dispiacere per tutta la città>>
I cavalli sono fatti per correre, verissimo! Devono poter correre in ampie distese, su terreni idonei, in tutta sicurezza, anche con il proprio cavaliere (con il quale possono stabilire una relazione eccezionale), ma senza essere spronati e spinti al limite in spazi angusti, con sindrome da prestazione, su un substrato pericoloso e dissestato tanto da provocarne lesioni gravi o fratture; purtroppo una vita è finita ed il vostro dispiacere non la riporterà indietro!
<<Il soggetto (riferendosi al cavallo Raol) è stato prontamente soccorso: è entrata un’autoambulanza in piazza con 30mila persone che erano lì tutte intorno nei tempi tecnici necessari, è stato portato qui assolutamente con velocità.>>
In una manifestazione di gioia può essere contemplato il rischio, ma non deve essere assolutamente contemplabile la tragedia, siamo tutti lieti che l’ambulanza fosse pronta ad intervenire, ma perchè “creare” le condizioni per “la tempesta perfetta”: non è la prima volta che animali ed umani sono usciti ammaccati (nella migliore delle ipotesi) da questa “Festa”.
<<Perchè dare informazioni sbagliate su una Festa che ha radici profondissime nella nostra cultura, che non è una sagra paesana – con tutto il rispetto per altre manifestazioni – significa non comprendere nulla di quello che è una tradizione secolare. Significa anche confondere il grano con loglio e noi siamo il grano>>
No la vostra barbarie non ha nulla a che vedere con una festa, è paragonabile ad una corrida, un circo, un delfinario. Mi perdoni se la metafora del grano non calza, “incensarsi” con proverbi storici ed aulici non vi renderà meno colpevoli.
<<Abbiamo il pensionato in cui diversi soggetti vengono ricoverati o a fine carriera o quando l’infortunio, pur rimanendo ovviamente in salute, non sono più adatti alla Carriera. Abbiamo il pensionato di Radicondoli.>>
No, ma grazie per la “pietas” e per non averli consegnati ad un macello, grazie per aver consentito di continuare ad “esistere” ad animali ormai “inutili” e non più “produttivi” economicamente, ovviamente il tono è sarcastico!
Però consentitemi di fare una critica anche a tutti gli “indignati”, gli amici “animalisti”, tutti coloro che continuano a condividere le immagini di quel maledettissimo e straziante video, ma che non rinunciano alla bistecca o alla scatoletta di tonno al volo, al panino col prosciutto, alla borsa di pelle, al cappotto con la pelliccia…
Credetemi: il dolore è dolore, punto. Quindi cerchiamo di avere un minimo di coerenza e non interveniamo solo per gli animali che consideriamo di elezione ed affezione, quelli belli e “pucciosi”; sacrifichiamo innumerovoli vite ogni giorno tra atroci sofferenze senza lasciarci scalfire o urtare il nostro quotidiano e la nostra “sensibilità”!