Rosanna Benzi, nasce a Morbello il 10 maggio 1948. Nel marzo del 1962, non ancora quattordicenne, viene colpita dalla poliomielite in una delle sue forme più gravi, la bulbo-spinale. La malattia le causò una tertaplegia e una grave insufficienza respiratoria, da quel momento, per ventinove anni, vivrà in un polmone d’acciaio all’ospedale “San Martino” di Genova, consapevole di un corpo d’avanguardia. Rosanna Benzi divenne un personaggio pubblico già alla fine di maggio del 1963 quando Papa Giovanni XXIII, venuto a conoscenza della sua condizione, le inviò una lettera per «ringraziarla per la sua voglia di vivere»; da quel momento in poi Rosanna cominciò a maturare la propensione all’impegno sociale. In età adulta la Benzi sarebbe diventata una delle voci più autorevoli e ascoltate delle campagne a sostegno dei diritti dei disabili. Per questa ragione è stata proposta per la carica di senatore a vita da Democrazia Proletaria durante la segreteria di Mario Capanna. Il suo risveglio nel polmone d’acciaio è una seconda nascita, il corpo-macchina la forma di una paradossale vita activa: inattese, intense relazioni con il mondo esterno hanno origine da questa metamorfosi e la sua natalità sociale, di azione, di parola, culmina con la fondazione della rivista “Gli altri. Periodico di tutti gli emarginati della società” dove, a partire dai diritti negati alle persone con disabilità, Rosanna Benzi elabora nuove pratiche di emancipazione. Tra queste vanno ricordate la campagna contro le “barriere architettoniche” e quella per l’abbattimento dell’IVA sulle sedie a rotelle e sui presidi ortopedici. Notevole impatto ebbero anche le sue inchieste su handicap e sessualità dei disabili e quelle sul trattamento inadeguato che i malati psichiatrici potevano subire nelle strutture manicomiali. Tra i libri della Benzi si devono elencare Il vizio di vivere e Girotondo in una stanza. Alla sua figura, alla continuità della sua memoria, Lavinia D’Errico ha dedicato il volume La femme-machine. Vita di Rosanna Benzi nel polmone d’acciaio (Meltemi, 2018). A Rosanna Benzi sono stati dedicati la biblioteca civica di Genova-Voltri, quella comunale di Morbello e il piazzale antistante l’Ospedale San Martino. Dal 1991 riposa nel cimitero comunale di Morbello frazione Piazza.
Ispirandosi alla sua vicenda, nel 1988 Dino Risi girò il lungometraggio televisivo Il vizio di vivere, dove il ruolo di Rosanna Benzi era interpretato dall’attrice Carol Alt.
Lavinia D’Errico, PhD in Scienze filosofiche, svolge attività di ricerca presso il CeRC (Centre “Robert Castel” for Governmentality and Disability Studies) dell’Università di Napoli “Suor Orsola Benincasa”; è componente del comitato editoriale della rivista internazionale “Minority Reports. Cultural Disability Studies”.
INTERVISTA
1) Ricordo benissimo Rosanna, la sua vita l’avevo appresa dei rotocalchi. Io ero solo una bambina, ma rimasi colpita dalla sua storia e dal suo sorriso. Secondo lei, quante persone la ricordano ancora?
Certamente Rosanna Benzi è viva in chi l’ha conosciuta. I suoi amici e collaboratori della rivista intitolata «gli altri. Periodico di tutti gli emarginati dalla società», da lei diretta dal 1976 fino alla morte, ad esempio, continuano a promuovere la memoria di quel periodo e dell’impegno etico-civile di Rosanna Benzi in favore delle persone con disabilità, ai tempi dette handicappate, dei barboni, dei tossicodipendenti, dei detenuti nelle carceri….L’associazione «gli altri» è attiva a Genova la città in cui Rosanna – che era piemontese – visse, presso l’ospedale San Martino, a partire dal 1962, l’anno in cui contrasse la poliomielite. A livello nazionale noto, invece, che è una memoria in larga parte affievolita che credo debba riemergere per quello che ha significato la sua vita, per quel paradossale esempio di libertà.
2) Rosanna, a causa della poliomielite è costretta a vivere per 29 anni in un polmone d’acciaio. Quanto la sua storia può essere attuale in questo momento No-Vax?
Importante, certamente, è sottolineare che la ricomparsa della malattia è ancora possibile, perché non è stata eradicata in tutto il mondo: ancora nel 2015 sono stati segnalati 74 casi dall’Afghanistan e dal Pakistan, dove resta attiva la sorveglianza dei casi sentinella della paralisi flaccida acuta, che ne rappresenta una delle più gravi complicazioni. Ecco, sarebbe utile ricordare cos’è, cosa è stata la poliomielite, la fatica fatta per arrivare a un vaccino che proteggesse i bambini e li sottraesse a un destino di morte o dolore. Cosa ha significato tutto questo a livello sociale, anche questo, è ormai memoria quasi completamente persa.
3) L’ottimismo che non ha mai abbandonato la Benzi è un grande esempio: non vede il polmone di acciaio come una gabbia, ma come il prolungamento del suo corpo ed alito di vita. Ci racconti del suo incontro con la signora Rosalia, la mamma di Rosanna.
Un incontro intenso, emozionante e lo si può immaginare. La madre di Rosanna ha vissuto in ospedale, insieme alla figlia, giorno e notte attenta al suo respiro, in una relazione di cura incessante. Attingeva forza dalla forza di Rosanna, non cedeva alla stanchezza, faceva tesoro della nuova condizione per aprire la sua mente – era una donna di campagna – agli stimoli provenienti dal nuovo ambiente, da quella che per entrambe era diventata la nuova famiglia. Una famiglia composta dai medici, straordinari nella loro professionalità e nella loro umanità, dai giovani amici di Rosanna, studenti che entravano nella stanza del polmone d’acciaio insieme ai fermenti del ’68 e a tutta la sua portata rivoluzionaria, che mutava lo sguardo sugli uomini e sul mondo.
La mamma di Rosanna, vive il ricordo dell’impegno di sua figlia in favore degli altri. Ancora nei giorni scorsi mi ha ribadito che vive il ricordo non di una storia di dolore, ma di una storia di passione, amore per la vita, per la giustizia. E vuole ricordare con un sorriso.
4) Rosanna nel polmone d’acciaio non viveva in modo totalmente statico. Amava l’arte e dipingeva, vuole dire ai nostri lettori come?
Rosanna dipingeva con la boccaperché Il suo corpo era completamente paralizzato.
5) La vita di Rosanna ha influito fortemente sulle battaglie per i diritti dei disabili. Ci spiegherebbe bene?
La rivista di Rosanna fu trainante a livello nazionale per la battaglia per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, per la diffusione della cultura dell’abbattimento delle barriere architettoniche, per l’inclusione scolastica…Da quel laboratorio sono scaturite iniziative nazionali che hanno inciso molto per un mutamento della visione della persona con disabilità: non una persona da guardare con sguardo pietistico e caritatevole, ma persona con diritti esigibili.
6) Dopo la lettura di “Se questo è un uomo” resta particolarmente toccata dall’Olocausto e così Primo Levi entra a far parte della sua vita. Ci sono stati incontri, carteggi tra i due?
Non mi risulta che si siano mai visti di persona Rosanna Benzi e Primo Levi. Il loro incontro è avvenuto attraverso le pagine. Ma si sono compresi. Tra i due ci fu una corrispondenza, Benzi intimidita dallo scrittore, dalla sua storia; Levi toccato dal “vizio di vivere” di Rosanna, la incoraggiò nel suo lavoro di giornalista e scrittrice.
7) Fu anche proposta come Senatrice a vita. Come reagì?
Il suo impegno, le sue battaglie quotidiane per i diritti delle persone con disabilità condussero nel 1988 Mario Capanna e Giovanni Russo Spena di Democrazia Proletaria alla richiesta di nomina, che non fu però accolta dall’allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. Il caso produsse un ampio dibattito, sollevando opinioni contrastanti. A tutto questo Rosanna reagì con pudore e curiosità, certamente interessata alla ricaduta, in termini politici, che la sua personale esperienza avrebbe potuto avere sulla collettività.
8) Muore il 4 febbraio del 1991. Se fosse ancora in vita, cosa le piacerebbe chiederle o dirle?
Mi piacerebbe continuare ad ascoltare il suo punto di vista sul mondo, il racconto del suo ’68, le sue analisi lucide e ironiche. Mi piacerebbe parlare con lei di donne, della doppia discriminazione che riguarda le donne con disabilità. Ascoltare le sue idee verso nuove direzioni.