Nello spazio multidisciplinare “Al Blu di Prussia”, in via Gaetano Filangieri 42, a Napoli, è allestita la mostra personale di Alessandro Busci, dal titolo, “Irony e Ivory”, fino al 4 gennaio 2019. E’ un corpus di circa 30 opere, di grande, medio e piccolo formato, realizzate con smalto su acciaio corten e tre con smalto su carta. L’artista osserva la realtà focalizzando l’attenzione sulla natura: boschi di betulle, vedute napoletane, tornadi, montagne e ambienti marini diventano protagonisti della superficie pittorica, attraverso un uso sapiente dei contrasti di luce. Sono opere visivamente impattanti, di un bianco che tocca punte di fulgore. Geometrie, solidi di pietra e avorio si integrano nello spazio, creano paesaggi, i colori sgargianti aumentano la profondità, proiettano il fruitore in un altro mondo. Busci lascia scivolare gli smalti sulle lastre ossidate del corten, aumenta le dosi d’acqua, lascia che i fluidi scorrano in sottotraccia, erodono il metallo e diano vita a nuove forme su cui lavorare. E’ un artista, un alchimista che si interessa alla geologia, alla reazioni degli elementi, è un modus operandi che lentamente lo spinge alla ricerca di un candore originario, verso il bianco. Osservando l’opera “Le betulle, autunno”, sembra di assistere ad uno scenario lontano da una favola ottocentesca, dove il bianco scandisce il ritmo di una composizione perfetta. I tronchi degli alberi in primo piano e l’impostazione figurativa rievocano le opere surrealiste della “Foresta” di Max Ernst, un luogo in cui smarrirsi, un wilderness fuori dai limiti della civiltà.
In altre opere, invece, Busci indaga l’atmosfera, le correnti e le perturbazioni, in “Marina, Tempesta” e “Tornado”, l’iconografia del mare in burrasca rievoca le immagini della “Tempesta” di Turner, utilizza il paesaggio come Ferroni usava gli oggetti, studiando la luce, lo spazio e il mistero del creato. Tutto questo spiega la riproduzione di inquadrature identiche con caparbietà rituale.
Molti sono i dipinti dedicate alle cave, muri di luce che salgono le pareti a picco di Carrara, vertigini di marmo affettate dall’acciaio. Le geometrie immacolate della pietra toscana sono astrazione allo stato puro.
Alle città, all’architettura cittadina e ai luoghi simbolo di Napoli sono dedicate diverse opere. Città bruciate dal tramonto, l’azzurro del cielo dopo la tempesta, il blu del mare, è una ricerca dell’assoluto attraverso un equilibrio fra forma esatta e materia ribelle, fra il bianco e il resto del mondo. Busci è un “pittore di materia”, erede della lezione di Antoni Tàpies, con cui condivide l’esigenza di trasmettere messaggi per far fronte ad nuova urgenza comunicativa utilizzando i materiali più disparati e, di Anselm Kiefer, la cui generazione di un singolo elemento cambia al contatto con un altro reagente.
Busci, da esperto osservatore, controlla il panorama con grande destrezza, lasciando che sia la materia a fare il suo corso, addensandosi sulla superficie ruvida. E’ una narrazione in cui i colori bianco, blu e celeste esaltano il candore della composizione. Ferro e avorio, come nel titolo, sono materiali su cui lavorare ed estendere la propria creatività.