Immaginate che vostro figlio una sera decida di andare a trascorrere del tempo con amici in discoteca; immaginate di mettervi a letto tranquilli, pensando “cosa vuoi che succeda, sta con altri ragazzi”. Provate a pensare, invece, di ricevere una chiamata all’alba e di venire a sapere l’atroce notizia che vostro figlio è morto e che, in aggiunta, addirittura vi spieghino che, in realtà, è stato ucciso in maniera cruenta e per una motivazione futile ed assurda. Ecco, immaginate che tutto ciò è realmente successo a Napoli, nella notte tra domenica e lunedì scorsi. La vittima si chiama, o meglio, purtroppo, dato che non c’è più, si chiamava Agostino Di Fiore, aveva 28 anni ed era residente a Secondigliano. Tra il 10 e l’11 giugno, il giovane si trovava, appunto, in una discoteca a Coroglio, luogo di movida, ed è proprio qui che sono avvenuti i fatti che hanno portato al tragico epilogo. Come riportato da diverse fonti giornalistiche, pare che, a dire il vero, tutto abbia avuto origine in una notte precedente, ovvero quella tra venerdì e sabato, quando Di Fiore ha avuto un diverbio con un ventenne, tale Francesco Esposito, il quale – sempre come appreso dai giornali – sembra stesse maltrattando la sua fidanzata, tanto da indurre Agostino e i suoi amici ad intervenire. Dalle parole si è allora passati alle mani, sfociando in una rissa. Tuttavia, non pago di ciò, ci sono intercettazioni che evidenziano come, in un secondo momento, Esposito abbia persino chiamato un suo amico, un diciassettenne del Pallonetto a Santa Lucia – legato per giunta ad un clan del posto – al fine di risolvere la questione, portando una pistola.
Quando, all’alba dell’11, il ventottenne di Secondigliano si è messo in auto per tornare a casa, è incappato in un gruppo di ragazzi in scooter, nei quali ha riconosciuto proprio coloro che si erano resi protagonisti dell’aggressione del sabato. Il loro intento vendicativo era dunque palese e, nel tentativo di divincolarsi, egli ha prima urtato uno dei motorini e poi ha impattato con la macchina contro il muro di un’abitazione; ed è in quel momento che è stato raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco che l’hanno portato alla morte. Gli inquirenti, ora, continueranno le indagini e stabiliranno chi di preciso, tra i due incriminati, ha esploso i proiettili, ma, nel frattempo, essi sono stati già condotti, rispettivamente, nel carcere di Poggioreale e nell’istituto penitenziario minorile di Nisida.
Di certo, a leggere questo episodio di cronaca, si resta totalmente basiti ed increduli e ci si chiede il perché di tanta efferatezza. Nei giorni passati, a proposito dei diversi casi di violenze perpetrati della cosiddette baby gang, noi di Senza Linea avevamo parlato di quel vuoto, di quel disagio e degrado familiare e di quella mancanza di prospettive socio-lavorative che stanno alla base delle devianze di questi giovani ( premi link: ww.senzalinea.it/giornale/vuoto-criminale-la-ferocia-delle-baby-gang-colpisce-ancora ). Ma ciò non basta, al di là dell’impegno dello Stato, deve sopraggiungere anche il nostro impegno per far sì che questi atteggiamenti di stupido e violento machismo vengano arginati ed emarginati, in quanto fuori da ogni pur minimo grado di civiltà. Perché, sia chiaro che questi ragazzetti dal grilletto facile, e che giocano a chi ha la pistola più lunga, non sono uomini e non sono neppure bestie, sono semplicemente – mi si scusi per il termine – dei poveri stronzi.