Trama: Amsterdam, sogno e frontiera per una generazione di adolescenti annoiati e anestetizzati dalla routine reificante della provincia. In questo romanzo, dove l’onirico e l’immaginifico si fondono assieme, proprio come nelle notti sfumate dai neon, le luci rosse si mescolano al Grigio del cielo. In La mia prima volta l’autore racconta il viaggio che ha rappresentato per lui e altrettanti ragazzi, desiderosi di respirare un’aria diversa di libertà, la conquista della maturità, di se stessi o banalmente di uno sballo eccezionale.
Casa Editrice Kimerik
Recensione: Potrei definire questo libro un romanzo di formazione in cui il protagonista stanco della vita monotona, necessita di una valvola di sfogo. Amsterdam è il suo porto sicuro dove rifugiarsi quando sente di non poterne più. Vede nella città olandese la sua America, si sente se stesso girovagando per viuzze e canali, definendo un particolare coffee shop come suo campo base. Ama fumare e la marijuana lo porta in una sorta di Iperuranio in cui scrive pagine e pagine di storie, riflette sul mondo e si sente bene. Mi ha ricordato un po’ Bukowski, ma più lucido e meno dannato.
Lo stile di scrittura è diretto, asciutto e molto arguto: Andrea Pascone va dritto al punto. Mi piace tantissimo come arriva al lettore, è tutto perfettamente in linea.
Pasco, il protagonista ha fame di cambiamento ed Amsterdam sarà la svolta. E’ un ragazzo normalissimo, direi il classico bravo ragazzo con un difficile rapporto con i genitori, vuole una donna da amare al suo fianco, repelle le droghe pesanti e vuole star bene con se stesso.
Un romanzo che funziona sotto tutti i punti di vista, da leggere con un occhio in più e, sarà proprio quello a farci andare oltre gli spinelli fumati da Pasco e giungere alla conclusione che per lui Amsterdam non significa voglia di dissolutezza, ma di trovare una specifica collocazione nel mondo.
Andrea Pascone è nato e vive a Biella, ha studiato in una scuola cattolica e privata senza diplomarsi mai. Dice di aver iniziato a scrivere per l’esigenza di mandare un messaggio e lasciare un pezzo di sé per sempre su questa terra.
INTERVISTA
Hai abbandonato gli studi per dedicarti alla scrittura. Raccontaci il perché di questa scelta e come è stata accolta in famiglia.
Vengo da una famiglia, che : “se non hai voglia di studiare, vai a lavorare “. E così andarono le cose. L’approccio alla scrittura avviene negli ultimi quattro anni. Prima di iniziare a scrivere , ho iniziato a vivere.
Come nasce La prima volta?
Nasce per l’esigenza di comunicare dei messaggi. Negli ultimi anni avevo accumulato molti scritti, ma, erano pensieri confusi, avevano bisogno di trovare un ordine. l’ispirazione vera e proprio per La Prima Volta è arrivata a gennaio del 2018, seduto al tavolo di un coffee-shop, ho trovato l’ordine e la trama.
Quanto di autobiografico c’è nel libro?
Direi che c’è molto. Per quanto riguarda le sensazioni che si vivono, le emozioni, e i pensieri che personaggi esprimono, si, è autobiografico. Cambiano i nomi, gli scenari, ma, ho cercato di non discostarmi troppo dalla realtà.
Pasco, il protagonista ha un animo irrequieto, ma sempre nei limiti. Per alcuni versi mi ha ricordato un po’ Bukowski, ma più ripulito.
E’ una domanda che apprezzo. Essere paragonato anche lontanamente a lui per me è fonte di grande orgoglio, in quanto fonte di ispirazione. E’ stato la guida, il maestro che mi ha invogliato ed incitato a scrivere. Anche se non è più vivo fisicamente rimane comunque tale nelle sue opere, in quello che ha scritto, nelle sue parole. Rimane vivo il suo personaggio e la sua persona. Io e lui ci discostiamo molto da quello che sono i limiti, probabilmente la sua asticella era più bassa della mia ed a livello di scrittura, per me, rimane Il Maestro. Quello che cerco di fare io è di evolvere la mia scrittura, di portarla ad un altro livello tanto da diventare, un giorno, riconoscibile al pubblico, sperando di avere almeno la metà della sua notorietà ed avere la sua eredità.
Che genere letterario preferisci?
A dir la verità, non ho un genere letterario preferito, tendenzialmente mi piace leggere cose irriverenti o che aprono nuove prospettive di pensiero. Il mio modo di espressione è sicuramente influenzato dai testi della musica Rap che ascolto dal 96’, ma anche dal mio stile di vita, sono cresciuto per le strade e per arrivare lì devi parlare la loro lingua, volevo arrivare a tutti, c’era bisogno di una scrittura più diretta e semplice, senza filtri.
Stai lavorando a qualcosa attualmente?
Scrivo ogni mattina. Faccio colazione con caffè, marijuana, musica e poi mi dedico alla scrittura. Credo che entro la fine dell’anno sarà pronto un nuovo libro. Non ho fretta, voglio fare un lavoro più maturo a livello di contenuti. Sarà un prequel, totalmente autobiografico, ma darà importanza ad altri argomenti.
Cosa diresti a chi giudicherebbe il tuo libro “un inno alla marijuana e basta” ?
Direi che sono dei tonni come Staffelli. Direi che non hanno capito nulla.
Non c’è solo quello all’Interno del libro, descrivo valori sani persi nel tempo, c’è poesia. C’è una denuncia alle droghe sintetiche e alla disinformazione, che danneggia sicuramente più della marijuana. Ma soprattutto, il mio libro, vuol essere un invito ai genitori ad ascoltare i propri figli. Non ho scritto nulla di nuovo sulla marijuana che già non si sapesse, quello che volevo, era essere una guida “responsabile” attraverso le mie esperienze, per quelle persone che approcciano per la prima volta alla marijuana. E non solo, su come fumarla.
Legalizzala.