Partiamo dalla fine, dalle dichiarazioni di Mister Sarri e di Pepe Reina che hanno esposto uno strano concetto e cioè che la brutta partita di ieri sera è stata influenzata dal negativo (e rocambolesco) pareggio tra Besiktas e Benfica e dalla conseguente similitudine tra un pareggio e una vittoria. A parte che la matematica non è una opinione e anche un bambino di quattro anni capirebbe che le cose non stanno esattamente così…ma anche se volessimo prendere per buone certe dichiarazioni, di cosa stiamo parlando? La Champions League è il torneo per Club più importante al mondo, dovrebbe dare stimoli anche solo a nominarla e noi cosa facciamo? Giochiamo una gara molle, senza grinta, puntando nel finale a non perdere contro una squadra tutt’altro che irresistibile.
C’è davvero poco da dire sulla gara di ieri sera: una inutile collezione di calci d’angolo, un paio di incursioni di Mertens sventate dal portiere in uscita, ecco la sintesi di un primo tempo che ha lasciato amareggiati e meravigliati gli spettatori allo stadio e a casa. Escluso il recupero di Albiol e la porta inviolata (anche a causa della pochezza degli avversari) c’è davvero poco da salvare. Male il centrocampo con Diawara assorbito dal grigiore generale, Zielinski mai propositivo e il solo Hamsik a provare a dare un minimo di ordine; malissimo l’attacco con Callejon a fare come sempre da pendolo, il povero Mertens mortificato nel ruolo di centravanti (non si capisce come si possa ancora pensare che possa giocare lì) e l’esasperante Insigne a collezionare fuorigioco e uno scivolone a tu per tu con il portiere ospite mortificando le poche occasioni create.
A inizio ripresa chi si aspetta una scossa resta assai deluso: Sarri non fa cambi fino al minuto 63, non li fa mai, questo è il solo limite che gli attribuiamo; l’ingresso di Gabbiadini al posto dell’intollerabile e fischiato Insigne dà per qualche minuto la sensazione che possa finalmente decollare la macchina da gol azzurra (due le conclusioni pericolose dell’attaccante bergamasco) che invece resta miseramente a terra. Sta di fatto che, come ripetiamo da tempo, Manolo Gabbiadini è l’unico giocatore in grado di poter fungere da centravanti, per i detrattori più convinti diciamo che è quello che più assomiglia ad un centravanti. La gara si trascina stancamente con la sensazione che il gol non sarebbe arrivato mai; nel finale gli ingressi di Allan e Giaccherini servono solo per le statistiche. La domanda è: possibile che i cambi in questa squadra siano sempre gli stessi, che si vinca o se si perda?? Niente di niente fino al novantesimo, eccetto un’uscita goffa e inguardabile di Reina che per poco non combina un pasticcio e una insulsa perdita di tempo finale dello stesso portiere spagnolo che finisce solo per irritare il pubblico.
Finisce a reti bianche una gara orrenda, contro un avversario che non fa un tiro in porta nemmeno per sbaglio in una contesa che avrebbe dovuto vincere a tutti i costi. Si deciderà tutto tra 15 giorni nel catino di Lisbona, un epilogo difficile e inaspettato dopo la partenza sprint. Il Napoli, il vero Napoli e non quello inguardabile di ieri, può farcela: i quattro gol rifilati ai lusitani all’andata sono l’unico dolce ricordo di questa stagione, l’unico punto di contatto tra i partenopei visti all’opera l’anno scorso e quelli di quest’anno e, in più, la retroguarda dei portoghesi appare tutt’altro che impermeabile. Le due gare contro il Besiktas pesano sulla classifica e sulle probabilità di qualificazione: basterà un pareggio per la qualificazione, ma non per il primo posto. Chiaro mister? Ah la matematica….