Giù la maschera!
Il carnevale è terminato ma molti di noi, continuiamo ad indossare una maschera o più maschere realizzate a pennello per noi. Queste maschere ci sono utili. Rispondono alle nostre esigenze sociali. Ricoprono tutti quei diversi ruoli che svolgiamo nella nostra giornata. Ci fanno essere figli, genitori, amanti, coniugi. Ci permettono di essere lavoratori. Seducenti, interessati, attenti, divertenti. Ci aiutano a compiere comportamenti diversi in ogni circostanza che viviamo.
Ogni ruolo sociale ci porta ad indossare una maschera.
Queste sono un modo per nasconderci o per esprimere noi stessi?
La nostra personalità è formata da quella parte razionale che vive nel presente e che ci permette di prendere le decisioni: ci consente di rivivere le memorie per definire le esperienze di vita o ci consente di cancellarle. È formata da ogni esperienza cancellata, in quanto non rimossa ma spostata nella parte più profonda di noi. La nostra personalità è formata dai sentimenti e dal nostro lato esteriore, dal nostro apparire, dall’istinto e dalle nostre infinite maschere che indossiamo per adattarci alle esigenze sociali e aderire a determinate aspettative.
È indispensabile cercare di equilibrare ogni parte che costituisce la nostra personalità. Conoscere sé stessi, controllare e moderare i difetti, sviluppare i propri talenti, partecipare alla vita sociale, essere saggi, ma soprattutto essere autentici.
Nel momento in cui ci convinciamo di essere ciò che vorremmo e facciamo di tutto per convincere anche gli altri, indossiamo una maschera e recitiamo un ruolo che non ci appartiene. Questo recitare non ci consente di raggiungere quell’equilibrio, quella sensazione di benessere che conduce alla piena costruzione della nostra identità.
Anche se ci è indispensabile avere caratteristiche diverse, del nostro essere, da esprimere nella vita privata, intima e altre nella vita pubblica, lavorativa e sociale, è importante sapere sempre chi siamo.
Il nostro comportamento deve essere coerente e congruente con noi stessi.
La nostra maschera, indossata per l’occasione, deve essere specifica a quel determinato momento e l’azione che compiamo deve essere in sintonia con il luogo in cui si effettua.
La maschera è un vero e proprio filtro tra la nostra coscienza individuale e l’esterno.
Se siamo consapevoli di questo, le maschere ci aiutano ad immedesimarci nei vari ruoli in cui la società ci chiama per agire e per relazionarci. Se è presente un equilibrio emotivo e un’adeguata conoscenza di sé, è possibile entrare ed uscire dalle varie maschere senza forzature, in modo armonico e consapevole. Riusciamo a sapere in ogni momento chi siamo, come ci muoviamo e in che direzione andiamo. È così che le maschere diventano uno strumento che ci arricchie nell’espressione della nostra personalità.
Ma se non conosciamo noi stessi, ci è impossibile riconoscere le maschere. È così che noi stessi diventiamo la maschera. La persona che diventa solo il proprio corpo, il proprio ruolo sociale o familiare, il proprio lavoro, si identifica con la maschera fino a dimenticare che sotto… c’è qualcosa. Fino a dimenticare le proprie emozioni, i propri desideri, il vero sé stesso. Se non ci si conosce si può finire per diventare finti, si finisce ad agire in modo meccanico, si fanno cose che a mente fredda non si farebbero. Se non si conosce realmente se stessi si creano equivoci, si agisce in base a ciò che si pensa gli altri pensino.
Se la maschera che indossiamo per ricoprire i vari ruoli diventa una inconsapevole recita automatica, rischiamo di crederci. Rischiamo di essere una maschera che indossa la maschera di un uomo.