Caro Ministro Fontana, mi chiamo carlo ed ho 42 anni, scrivo da Napoli, capisco che presentandomi così le posso sembrare un bambino che redige la letterina a qualcuno di importante, di superiore, al quale vuole fare una buona impressione, in verità è così che mi sento da un po di tempo. Il mio nome l’ho scritto minuscolo apposta.
In un’epoca in cui si comunica in digitale con faccette e manine e con pochissime frasi, io torno indietro e scrivo una lettera, la tecnologia ci fa fare passi avanti, ma poi ci fa perdere il contatto, l’umanità che ci caratterizza come persone. Questo regresso vale anche per la politica, ogni ennesimo cambio di governo con annesse moderne novità ci fa fare dei indietro da un altro punto di vista, la bilancia non è mai pari.
I politici dovrebbero essere i paladini della giustizia sociale, livellare i dislivelli che ci sono tra di noi, eguagliare le differenze e confortare il popolo che rappresenta, si, parlo come un uomo che crede nel suo Stato, nei servizi e inevitabilmente viene deluso.
Sono gay, Lorenzo, la chiamo per nome, non siamo molto distanti in termini di età. Sa’ i gay, quelli strani, promiscui, bistrattati dall’attuale governo già ancora prima di iniziare. Gay soli, senza diritti primari, gay che fanno i pride per farsi notare e li colorano il più possibile per renderlo indimenticabile a chi non si accorge di loro il resto dell’anno. Il grigio è stato attenuato dalla legge Cirinnà, che ci ha dato la possibilità di essere uguali agli altri, sposarsi, sognare di avere una famiglia. Si rende conto del potere che ha, l’influenza e le conseguenze del suo dire?. Famiglia è una parola enorme e va maneggiata con cura, famiglia è chi ti cura, ti ama, chi ti protegge, noi gay fino a poco tempo fa eravamo abituati a pensare in questi termini ”Sei gay? Ah ok, non avrai figli, non ti sposi!”, e così che la mia generazione è cresciuta, fortunatamente le menti si evolvono ed i desideri prendono il sopravvento, i gay non sono cittadini di serie B, devono potersi sposare, avere figli.
Le racconto una cosa molto personale, io sono figlio unico ed ho due genitori anziani un mese fa mia madre è stata colpita da uno scompenso cardiaco, ospedale, ricovero, lentezza delle procedure etc ma non è questo il punto. Stando lì seduto in forzata attesa ho avuto tempo per pensare. Mi sono visto anziano, solo, magari malato e senza nessuno. Lo spettro della solitudine si è fatto avanti e si è mostrato in tutta la sua ferocia, come il fantasma di Dickens del futuro. Allora mi sono chiesto, e se mi succedesse qualcosa ?Anche se avessi un compagno ma non lo posso sposare, quindi senza diritti, senza figli se mi accadesse qualcosa, cosa farei? Non mi dica che in casi di necessità la prima parola che viene in mente non è madre, padre, figlio, marito: FAMIGLIA.
Le persone intorno a me in ospedale, avevano i loro cari attorno, una mano, un conforto, una speranza, io nulla. Beh questa cosa mi ha fatto paura, la famiglia è il continuo della nostra vita, si passa da una famiglia all’altra, da quella di appartenenza alla propria, il ciclo vitale, il passaggio delle varie fasi della vita. Perché a me deve essere preclusa questa possibilità?. Prima di parlare, rifletta, lei è un politico, non è uno qualunque, si è sposato, ha una figlia, perché? Perché è ovvio, naturale, cattolico? Lo è anche per me.
Ma davvero ha bloccato Monica Cirinnà su twitter? Immagino che la mia lettera neanche la leggerà. Ma ciò non basta a zittire le nostre voci.
CARLO “PROUD TO BE” DITTO