I Romito, un vero e proprio uragano che ti squarcia l’anima e ti entra nel profondo per non andare più via. La sensazione è un pò quella che alcuni fortunati hanno avuto nell’ascoltare i primi Foja: brividi, emozioni, e tanta empatia, ma anche la consapevolezza che questo gruppo farà tanta strada. Il loro genere può essere definito indie-rock o indie-folk, visto che dell’indie e del rock ha i suoni, ma i brani vengono cantati rigorosamente in napoletano. Questo connubio è un valore aggiunto; la musicalità unita a testi profondi e mai scontati, scritti rigorosamente da Vittorio Romito (voce) e revisionati dagli altri componenti del gruppo: Andrea Pasqualini (già ne Le Strisce di Davide Petrella) e Carlo de Luca alle chitarre, Nicola Papa al piano e Walter Marzocchella alla batteria.
L’EP è composto da 5 brani, ma che raccontano un’intera vita (come si dice, la qualità è di gran lunga più importante della quantità):
DUORME MO: brano che apre il disco con il suono dolce di un pianoforte, una dolce ninna nanna. Da chiudere gli occhi e dimenticare le brutture del mondo. Il successivo incalzare delle chitarre, alimenta anche gli animi.
COSA ‘E NIENTE: un grido di lotta e speranze per rivoluzionare il farsi passare addosso passivamente tutto ciò che non funziona in questa società. Bisogna reagire di fronte ai soprusi, bisogna darsi da fare quando qualcosa non funziona come dovrebbe. Un brano rock ma che onora la tradizione napoletana, perchè “siamo figli di Eduardo e di Totò”. Non dimentichiamolo mai!
MADDALE’: forse il brano più folk del disco, evoca un Pino Daniele dei primi tempi, ma anche una “Bocca di Rosa” di De Andrè: “Ritmo, profumo, raggio”, come avrebbe detto Baudelaire…
PENSIER ‘E LUCE: non si può descrivere questo testo in prosa, posso solo provarci… La fine di un amore, con tutti i pensieri che essa porta con sè. Il dolore, la paura della solitudine, il cambiare abitudine, il cercare di rendersi conto razionalmente che tutto quello che c’era prima ora non c’è più, lo sgomento, il disorientamento. Il ricordo solo delle cose belle condivise con quella persona. Per dirla con Cartesio: “rimane la cera”.
VIERN: il primo singolo dei Romito, una stagione così impopolare qui al sud, ma che prepara chi è abituato al sole a una nuova rinascita. E’ il brano con cui il gruppo si è fatto conoscere, il primo, quello che non si scorda mai.
Una chiacchierata con i Romito ce li fa conoscere meglio.
PARTIAMO DAL TITOLO: “MAJORANA”. E’ UN NOME IMPORTANTE QUI AL SUD, FA PARTE DELLA STORIA DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II. COME MAI AVETE SCELTO PROPRIO LUI?
In questo disco abbiamo provato a fondere qualcosa di estremamente tradizionale come la lingua napoletana con delle sonorità nuove, contemporanee e all’occorrenza proiettate verso il futuro. Per questo ci piaceva tanto l’idea di riuscire a trovare un personaggio, magari del Sud, che appartenesse al passato, ma che avesse idee proiettate ben oltre il nostro futuro, così abbiamo scelto Ettore Majorana. Siciliano, Cattedra di Fisica Teorica all’Università di Napoli, scienziato pazzesco e oltretutto intorno alla sua figura c’è un giallo molto suggestivo: nel 1938 è scomparso senza lasciare traccia. C’è chi dice si sia suicidato, chi dice si sia fatto monaco, chi dice di averlo incontrato anni più tardi in Sud America. A noi piace pensare che sia scappato perché era troppo avanti per un paese che da sempre non fa nient’altro che guardare indietro.
“MAJORANA” E’ UN EP COMPOSTO DA 5 BRANI INTENSI CHE DESCRIVONO UN MONDO DI SENSAZIONI E DI EMOZIONI. A QUALE SIETE PIU’ AFFEZIONATI? DI QUALE PIU’ GELOSI? QUALE BRANO E’ NATO DA UNA MAGGIORE SOFFERENZA?