Il teatro napoletano è l’esempio illustre di quella inconfondibile drammaturgia che trova la sua rivoluzione con Eduardo Scarpetta, padre di Eduardo De Filippo, suo figlio illegittimo. Le commedie rappresentate costituiscono un corpus di avanguardia e sperimentazione che trova il suo culmine nell’uso di un linguaggio emozionale e comunicativo, fatto di gioia, dolore, ironia, disperazione, specchio della complessa realtà in cui si calano i personaggi. Si tratta di attori straordinari che hanno saputo utilizzare al meglio quell’istintività e spontaneità che contraddistingue l’animo del napoletano. La loro arte è cultura e storia: ogni loro gesto, parola, segno è entrato a far parte della memoria collettiva.Per questo motivo, nel 2001 è stato allestito, in via De Pretis (Piazza Municipio), il Museo dell’Attore Napoletano a cura del critico teatrale Giulio Baffi. Esso comprende circa 400 cimeli appartenuti a diversi attori napoletani: manoscritti, abiti di scena, copioni, parrucche e molto altro ancora che è stato ritrovato in vecchi bauli personali di palcoscenico. Difatti, si possono ammirare i manoscritti di Eduardo De Filippo, i copioni di Antonio Petito, la mantellina di Pupella Maggio, una giacca di scena di Massimo Troise, il celebre vestito da Pinocchio di Totò, uno smoking e un paio di occhiali autentici di Peppino De Filippo. Tra i vari nomi di questi attori leggendari emergono anche quelli di Titina De Filippo, Pupella, Nino Taranto, Luisa Conte, Isa Danieli, Lina Sastri, Concetta Barra, Mario Merola.La struttura che ospitava il museo è stata danneggiata dalle piogge nel 2001. Il museo è stato quindi chiuso e parte del materiale è stato esposto in una mostra permanente dal dicembre 2008 presso il Teatro San Ferdinando di Napoli.