L’8 e il 9 giugno, tra Piazza Dante, Piazza Bellini, Portalba e il Cortile dell’Accademia di Belle Arti, si è tenuta la decima edizione dello Strit Festival.
Si sa che Napoli non è una città rinomata per la sua “quiete” e, l’idea di Festival è associata, nella maggior parte dei casi, a quella di chiasso. Per celebrare il decimo anniversario di una manifestazione che ha portato a Napoli più di duemila artisti provenienti da ogni parte del mondo, è stato scelto, come tema principale, il silenzio. Una tematica che,a primo acchitto, può sembrare distante dalla ridente e caotica città partenopea, cela un significato ben più profondo : ormai le parole sono prive del loro contenuto effettivo e incapaci di comunicare la realtà provata dall’uomo, per questo motivo è necessario tornare a prediligere il silenzio al fine ultimo di poter ritrovare la sensibilità persa.
Parafrasando Italo Calvino:
“Ormai le parole non sono più capaci di fare ombra sui fogli bianchi.”
Il Funerale delle parole è stato dunque celebrato seguendo varie regole tra cui il divieto assoluto di parola, fatta eccezione di poesie e favole (che ancora conservano una purezza e il senso della sacralità del verbo).
In ognuna delle location, tra installazioni e concerti, si sono esibiti numerosi artisti i quali, tramite il loro contributo, stanno ridando vita ad una città che aspettava da anni di emergere. Napoli sta finalmente esprimendo la sua vena storica ed artistica e la continua affluenza di turisti e abitanti a manifestazioni del genere, è prova evidente di ciò.