Autore: Franco Ferrarotti
Titolo: Un anno qualunque
ISBN: 9788868660987
Pagine: 280
Prezzo: € 15,00
I diari sono frammenti di vita passata. Ma in essi lo scrivere è rivivere. Nel frammento si coglie la misteriosa vibrazione della totalità. Sono anche memoria dell’antefatto che aiuta a comprendere il presente e a progettare, eventualmente, l’avvenire. Per i giovani di oggi, così schiacciati sull’immediato, può riuscire utile uno sguardo sul mondo di ieri che sembra ormai favolosamente lontano mentre bussa ogni giorno alla porta della coscienza, porta con sé il mito delle origini, l’infanzia, il tempo senza tempo, l’archetipo sovrastante. Non siamo nulla in senso assoluto. Siamo solo ciò che siamo stati. Più precisamente: ciò che ricordiamo di essere stati.
Franco Ferrarotti è professore emerito di sociologia nell’università di Roma «La Sapienza»; vincitore nel 1960 del primo concorso bandito per questa materia nel sistema universitario italiano; fra i fondatori del «Consiglio dei Comuni d’Europa» nel 1949 a Ginevra; fondatore con Nicola Abbagnano dei «Quaderni di sociologia» nel 1951; direttore dalla fondazione nel 1967 di «La Critica sociologica»; responsabile dei «Facteurs sociaux» dell’OCSE a Parigi e deputato indipendente al Parlamento italiano per la III Legislatura (1958-1963); nominato «Directeur d’études» alla Maison des Sciences de l’Homme a Parigi nel 1978; insignito del Premio per la Carriera dall’Accademia Nazionale dei Lincei nel 2001; nominato Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica del Presidente Ciampi nel 2005.
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Titolo: D’Annunzio o Svevo
Collana: Il cannocchiale rovesciato
ISBN 9788868660888
Pagine: 252
Prezzo: € 15,00
Il presente lavoro indaga le produzioni narrative di D’Annunzio e Svevo con lo scopo di mettere a confronto le rispettive poetiche che, nonostante siano diverse fin quasi all’antitesi (da cui appunto la disgiuntiva del titolo), fermentano problematiche e motivi che trovano un comune denominatore nella crisi valoriale e filosofica di fine Ottocento. Pertanto, il superuomo dannunziano e l’inetto sveviano, emblemi di due concezioni ideologicamente divergenti, esprimono lo stesso disagio interiore, la stessa difficoltà d’integrazione dell’individuo nella società borghese. Dall’analisi testuale dei romanzi emerge che il modello superomistico dannunziano è illusorio, deficitario a dispetto dei suoi presupposti darwinianamente vincenti, mentre il modello dell’inetto sveviano, sebbene incarni un sentimento di irresolutezza e inadeguatezza, presenta i requisiti giusti per restare a galla, eludendo con l’idea dell’abbozzo la lezione darwiniana.
Antonella Santoro, è dottore di ricerca in Italianistica ed ha a lungo collaborato presso la cattedra di Letteratura italiana contemporanea della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Salerno. Studiosa del Novecento, si è interessata di letteratura fantastica, di letteratura poliziesca, e in particolare di autori come Sciascia, Camilleri, D’Annunzio, Svevo, Saba e Caproni. Ha pubblicato articoli in riviste letterarie e in volumi miscellanei e un saggio: Camilleri tra Montalbano e Patò. Indagine sui romanzi storici e polizieschi, Napoli, 2012.
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Titolo: Confessioni di un ipocrita
Collana: Pagine d’autore
ISBN: 978-88-6866-106-9
Pagine: 172
Prezzo: € 12,00
“Perché far scontare a Vera la colpa di non essere Eva o viceversa? Non pensavo che la mia fosse ingordigia sentimentale, ma l’anoressia di chi rinunciava alla proprietà privata”.
Protagonista del romanzo è il desiderio smarrito, lo “strabismo ipocrita” che rende Gennaro, Eva e Vera i vertici di un triangolo amoroso equilatero. Sullo sfondo di Napoli e la sua pelle, in permanente e fascinosa decadenza, i tre innamorati si rincorrono, si allontanano, si ricercano l’uno mediante l’altro, e le loro azioni affiorano sfumate sulla superficie dell’indifferenza che li affligge. Così Gennaro, cronista della sua città e “di troppo nella sua storia”, agisce, “ipocrita come tutti”, rendendo i segni delle sue azioni indistinguibili nella loro delicatezza e nella loro carica irruente. Nel nome dell’ipocrisia come “molla segreta della società”, in appendice al romanzo, un saggio che incrocia i destini letterari e filosofici dei Vangeli e di autori come Girard, Dante e Pennac, rivelando l’importanza che la “sindrome ipocrita” riveste nella vita occidentale.
Gennaro Di Biase (Napoli 1983) laureato in Italianistica all’Università di Bologna “Alma mater studiorum” è giornalista professionista dal 2012. Ha lavorato per i quotidiani «Il Tirreno» e «Il Secolo XIX», dal 2013 scrive per «Il Mattino». Autore di due saggi: Antonio Delfini, il comico tra teologia e finzione per «Intersenzioni» (Il Mulino) e Natale in Casa Cupiello, dalla struttura scissa all’inversione per «Paragrafo» (Università di Bergamo). Confessioni di un ipocrita è il suo primo romanzo.
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Autore: Biazzo Salvatore
Titolo: Come sopravvivere al concorso RAI
Collana: Manuali
ISBN: 9788868660710
Pagine: 296
Prezzo: € 19,00
Lo ‘specifico radio-televisivo’ è un mondo straordinario in cui per fare il giornalista non basta scrivere un buon pezzo. Radio e Televisione hanno linguaggi peculiari, diversi tra loro e dalla carta stampata, e presuppongono osservanza dei tempi e conoscenza degli stessi mezzi di trasmissione, che incidono sulle modalità di un lavoro delicato per la potenza dei medium. Lo ‘specifico’ richiede quotidianamente l’attitudine a stare in video; la consuetudine a organizzare un testo parlato senza averlo scritto o, avendone avuto il tempo, a recitarlo in modo che tutti possano comprenderlo; l’educazione della voce, la sua modulazione, la dizione, che non sono ‘accessori’; il valore del tempo-parola; la scelta dell’immagine in base ai valori-notizia che contiene; le riprese e il montaggio che hanno una loro grammatica; la conduzione, la comunicazione non verbale; la radiocronaca e la telecronaca, l’improvvisazione. Questo manuale di ‘sopravvivenza’ vuole fornire al professionista suggerimenti per muoversi con maggiore disinvoltura nella foresta incantata della radio e della televisione.
Salvatore Biazzo trentacinque anni trascorsi in Rai, dopo otto di carta stampata, ha vissuto l’evoluzione della Radio e della Televisione. Ha raccontato di cronaca e di sport, per radio e per televisione, spesso in diretta, dall’Italia e dall’estero, ha collaborato a Tutto il Calcio, a 90° Minuto, alla Domenica Sportiva, al Processo di Biscardi, a Cronache Italiane, Tg1 Speciale,Tg2 Dossier, a Uno Mattina sin dalla sua fondazione. Fu assunto in Rai nell’81 a Napoli, nella redazione regionale che era una ‘scuola’: vi lavoravano Domenico Rea, Samy Fayad, Baldo Fiorentino, Luigi Necco. È stato redattore, inviato, caporedattore e co-fondatore, insieme a Silvio Luise, di NeaPolis in cui per la prima volta fu utilizzato il virtual set. Ha scritto quattro libri (tra cui La Lingua Trasmessa e Il dizionario del giornalista) e firmato dodici home video. Salvatore Biazzo è un giornalista, fortunato: esercita e studia un mestiere che ama.
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Titolo: Nell’Europa dei secoli d’oro Aspetti, momenti e problemi dalle “guerre d’Italia” alla “Grande guerra”
Collana: Passaggi e percorsi
ISBN 9788866661450
Pagine: 430
Prezzo: € 30,00
Siglo de oro è, come si sa, la definizione del periodo di maggiore splendore politico, culturale, artistico della Spagna moderna dal tempo dei Re Cattolici, Ferdinando e Isabella, alla fine del secolo XV, fino alla metà del secolo XII. Per l’Europa il siglo de oro è alquanto più lungo: comprende più secoli, dal tempo di Cristoforo colombo a quello, almeno, della prima guerra mondiale, nel primo ventennio del secolo XX. Secoli d’oro, per questo, al plurale, in cui l’ Europa fu al centro della storia del mondo, consegui una larga egemonia mondiale e promosse il passaggio dell’uomo dall’epoca pre-industriale a quella industriale, con un enorme avanzamento tecnico e scientifico, senza precedenti e senza confini nella storia della umanità. Di questi secoli d’oro Giuseppe Galasso studia qui vari momenti, aspetti e problemi, che danno una idea complessa, ma chiaramente approfondita e articolata, di quell’Europa e della sua straordinaria originalità e creatività. Le relazioni internazionali, idee come quelle della fraternità e della solidarietà o come quelle di popolo e massa, figure come Luigi XIV, il Re Sole, innovazioni giuridiche come quella del Codice Civile di Napoleone, libri come il Candide di Voltaire, e altri saggi di uguale interesse.
Giuseppe Galasso è professore emerito dell’ Università Federico II di Napoli, e’ accademico dei Lincei. E’, tra l’altro, stato sottosegretario al Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, presso il quale promosse la legge per la tutela del paesaggio che porta il suo nome. Già direttore di Prospettive settanta dirige la rivista L’Acropoli, ha diretto la grande Storia d’Italia della UTET in oltre 30 volumi e con Rosario Romeo, una Storia del Mezzogiorno in 15 volumi. E’ editorialista delle pagine di cultura de Il Corriere della Sera di Milano.
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Titolo: La scomparsa
Collana: Orizzonti
ISBN: 9788860422927
Pagine: 323
Prezzo: € 14,00
Soffocava. Non una traccia, una guida, un faro; solo 20 crittogrammi dai quali non riusciva a cavar nulla pur avvicinandosi di continuo all’uscita dal busillis, pur sfiorandola: sul punto di trovarla (“la so, la so da tanto, tutto ciò mi sa di già visto, di già noto, di già provato..”) subito si oscurava, scompariva, lasciando il posto a un borbottio furtivo, a un sibillino borborigmo, a un parlottio diffuso. Un abbaglio. Un imbroglio.
Georges Perec (1936 – 1982) saggista, enigmista, sceneggiatore, regista e personaggio imprevedibile, è stato tra i principali esponenti di quella singolare associazione di personalità geniali che va sotto il nome di “Oulipo” (Ouvroir de Litérature Potentielle). Tra le sue opere, “Les Choses” (1965) e “La vita, istruzioni per l’uso (1978).
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Autore: Maria Immacolata Macioti
Titolo: L’Armenia, gli armeni. Cento anni dopo
Collana: Anniversari
ISBN 978-88-6866-073-4
Pagine: 240
Prezzo: €. 19,00
A cento anni dal 1915, anno in cui molti armeni hanno perduto la vita in quello è stato definito il primo genocidio in Europa nel XX secolo, qual è la situazione degli armeni? Cosa è accaduto in questo secolo agli armeni, oggi in larga parte dispersi nel mondo, eppure tenacemente radicati in una condivisa antica patria, quella che è stata il primo stato cristiano al mondo? Esiste una Repubblica di Armenia, uscita dall’Urss, comprendente la parte settentrionale della antica Armenia; ci sono armeni in Russia, in vari paesi dell’Est europeo, ma anche nel Medio Oriente, oltre che negli Usa e altrove. Gli armeni, pur lontani tra loro geograficamente e politicamente, sono accomunati dalla memoria di un genocidio, che non è stato universalmente riconosciuto, e dalle sofferenze patite nei decenni successivi. Il conflitto riguardante il Nagorno Karabakh, popolato da armeni ma appartenente fino ad allora all’Azerbaigian, ha scavato altre profonde fratture nell’area caucasica. Con grande passione civile e intellettuale, avvalendosi di una vastissima documentazione, Maria Immacolata Macioti analizza questi cento anni di storia armena, segnata da migrazioni, ulteriori lutti, amarezze per un certo riduzionismo a danno della memoria del genocidio, derive violente, speranze e impegno culturale.
Maria Immacolata Macioti ha svolto lavoro di ricerca e insegnato per oltre trent’anni alla Sapienza, Università di Roma, interessandosi soprattutto di sociologia generale, ma anche di sociologia urbana e di sociologia delle religioni. Convinta dell’importanza di un approccio qualitativo alla ricerca, ha affrontato la sempre più consistente e importante tematica dei processi migratori e della richiesta di asilo, della vita da rifugiati. Nell’ambito degli studi sui rifugiati e sui genocidi del XX secolo, si è imbattuta nel caso degli armeni, cui da anni dedica una particolare attenzione. Tra le ultime pubblicazioni, da ricordare: Pellegrinaggi e giubilei. I luoghi del culto, Laterza, Roma-Bari 2000; Il concetto di ruolo nel quadro della teoria sociologica generale, Laterza, Roma-Bari 2002 (prima ed. Ianua, 1985); Il fascino del carisma. Alla ricerca di una spiritualità perduta, Liguori, Napoli 2009; Il genocidio armeno nella storia e nella memoria, Nuova Cultura, Roma 2012. A sua cura sono usciti Religioni a Roma, Aracne, Roma 2013; Introduzione alla sociologia, McGraw-Hill, Milano 2005. Con Michele C. del Re ha pubblicato Comunità spirituali del XXI secolo. Memorie, esistente, futuro. Il caso Damanhur, Aracne, Roma 2013.
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Autore: Enzo Pace
Titolo: Una religiosità senza religioni.
Spirito, mente e corpo nella cultura
olistica contemporanea.
Collana: Confini e intersezioni
Pagine: 155
ISBN 978-88-6866-075-8
Prezzo: €.13,00
Contrariamente alle ipotesi di un irreversibile declino della religione e del sacro, si assiste nel mondo occidentale e occidentalizzato ad una rinnovata ricerca di senso spirituale che non necessariamente si indirizza verso le religioni storiche così come le conosciamo. Siamo di fronte, perciò, ad un modo moderno di credere che non avverte più il bisogno di identificarsi con un’istituzione religiosa di nascita. Si sceglie di credere piuttosto che appartenere per tradizione o per rispetto della memoria dei padri. Per questo i confini simbolici del credere non appaiono più fissati e definiti una volta per tutte, si è aperti all’esplorazione come nuovi argonauti dello spirito, esseri terrestri a vocazione marinara. Uno degli esiti di questa navigazione a vista è ciò che nel gergo degli specialisti è chiamata la rivoluzione spirituale ovvero l’emergere di una spiritualità senza religione, centrata sulla ricerca di un armonico rapporto fra spirito, mente, corpo, una visione a tutto tondo, olistica che contrasta con le tante persistenti dicotomie delle le religioni tradizionali. I contorni e i confini di tale concezione sono di volta in volta adeguati dagli individui che più o meno liberamente si muovono in un mercato di beni simbolici diversificato nelle offerte spirituali e religiose. Il mondo del web ha finito per inflazionare ancor più tale mercato e la spiritualità olistica è un prodotto che circola ancor più liberamente nello spazio della comunicazione virtuale. Nel web oggi competono vecchi e nuovi dèi, fre-lance dello spirito e vetusti ordini religiosi che si presentano come centri di spiritualità senza più marchi di origine controllata.
Enzo Pace è professore di Sociologia della religioni all’Università di Padova. È stato Directeur d’Etudes presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi e Presidente dell’International Society for the Sociology of Religion (ISSR). Assieme a Luigi Berzano e Giuseppe Giordan, dirige l’Annual Review of the Sociology of Religion, edito dalla Brill. Tra le sue recenti pubblicazioni: Religion as Communication, Farnham, Ashgate 2011; Il carisma, la fede, la chiesa. Introduzione alla sociologia del cristianesimo, Roma, Carocci, 2012; Le religioni nell’Italia che cambia, Roma, Carocci, 2013 ; La comunicazione invisibile. Religioni e internet, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2014.
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