Nelle sale del PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, in via dei Mille 60, è allestita la mostra curata da Chiara Reale, dal titolo, “Nulla è come appare”, di Annabella Dugo, fino al 17 ottobre 2018. Le opere dell’artista vicentina-napoletana sono il racconto di una vita, delle sue esperienze, in cui le componenti psicologiche ed emotive diventano sentimenti “tangibili” nella trasposizione figurativa, attraverso un uso sapiente della forma e della gamma cromatica della tavolozza. E’ una narrazione fluida e dinamica, caratterizzata da un certo virtuosismo estetico. Ciò che emerge in tutti i dipinti, è l’andamento “parabolico” degli stati d’animo, la serenità e la felicità convivono con le difficoltà e gli ostacoli della vita, un dualismo costante in tutta la sua produzione pittorica. Percorrendo le sale della mostra, alcuni oggetti-simbolo sono ricorrenti nello schema compositivo dei suoi quadri. Osservando “Where are my baby”, (olio su tela), affiorano i ricordi indelebili dell’infanzia della Dugo, l’abito sospeso nel vuoto, sorretto da una gruccia e i fiori dai colori sgargianti, sono il racconto della propria esperienza, in cui si evince la purezza e l’innocenza del mondo della tenera età. Passano gli anni e sulla superficie pittorica subentrano altri oggetti, ascrivibili all’equazione oggetto/ricordo/emozione.
Nell’opera, “Il mio corpo umiliato”, la gruccia, (senso di sospensione), sorregge un abito, ridotto in brandelli nella parte sottostante. Nella parte centrale della tela, una serie di fantasmi si scagliano contro il vestito. E’ la narrazione di un evento indelebile, in cui il ricordo riemerge come un “fantasma”, non più metaforico, ma fisico.
La stessa iconografia è stata ripresa per realizzare il dipinto “La divina veste”, con esiti completamente diversi. Un vestito bianco collocato in uno spazio onirico, è caratterizzato dalla presenza di decorazioni floreali che si integrano nel paesaggio naturale. La fascia che avvolge l’abito diventa un pentagramma musicale che si estende in tutta la rappresentazione. E’ il racconto emotivo e trionfale dei sentimenti dell’artista.
Figure bidimensionali, antropomorfe e zoomorfe, insieme alla componente naturale sono gli elementi protagonisti della creatività della Dugo, in grado di innescare nel fruitore una serie di riflessioni e di condividere con l’artista una esperienza emotiva. E’ una dimensione figurativa incantata e fiabesca, in cui mancano le coordinate spazio-temporali, realtà e finzione si integrano, dialogano e danno vita ad immagini visivamente impattanti e originali.
Nel dipinto “Se vuoi, guarda”, emerge il gesto provocatorio dell’artista, che pone spunti di riflessione sulla attuale percezione dell’universo femminile da parte dell’intera collettività. E’ una rappresentazione enigmatica, un rebus visivo, in cui al manichino con la lingerie collocato al centro, si aggiunge un continuum visivo con le tre grucce sullo sfondo, i cui ganci, sembrano punti interrogativi che pongono delle domande all’osservatore.
Come afferma la Dugo:”La cosa che caratterizza me e forse la mia pittura è l’empatia: partecipo così intensamente agli eventi-guerre, storie di bambini, donne assassinate, ritrovamenti archeologici-che vorrei abbracciare tutto questo e in qualche modo tradurlo in pittura”.
In effetti, l’artista invita il fruitore a non soffermarsi all’apparenza, ma di andare oltre il visibile e scoprire l’invisibile. Riprende un tema ricorrente nella letteratura pirandelliana, in cui nulla è come appare.