Arriva il caldo soffocante ed umido e porta con se tutti i parassiti e gli ospiti indesiderati per i nostri animali; in particolare, in seguito al Convegno Internazionale “Giornate infettivologiche Luigi Sacco 2019” di Milano, a distanza di un anno in cui è partito un monitoraggio massivo sul nord est Italia, è stata constatato un aumento esponenziale delle malattie trasmesse dalle zecche anche ad altitudini e latitudini insolite rispetto al passato, questo è dovuto all’aumento delle temperature dovute al riscaldamento globale.
A Belluno hanno fatto notizia i due casi delle due persone colpite dall’encefalite da zecca, onde tutelare i nostri cani, gatti conigli, ma anche tartarughe, pappagalli ecc. cerchiamo di conoscere meglio questo “acerrimo nemico” per riuscire a prevenire e combattere i disagi dovuti alla sua presenza.
Le zecche appartengono ad un sottordine di acari (Ixodida) della classe degli arachnidi, le due specie che ci è fondamentale conoscere sono la zecca del bosco (Ixodes ricinus) e la zecca del cane (Rhipicephalus sanguineus).
Il problema di questi parassiti è che sono ematofagi, ossia si nutrono del sangue di altri organismi e tramite questa suzione diventano vettori di importanti malattie.
In genere le individuiamo sui nostri pets perchè ad una prima occhiata sembrerebbero quasi un brufoletto o una piccola escrescenza, questo perchè la zecca, nel suo stadio adulto, è caratterizzata da un corpo tondo e da un rostro (apparato boccale) che lacera la cute penetrando nella carne e suggendo il sangue.
Le zecche sono incapaci di saltare o volare, aspettano in agguato l’ospite di cui cibarsi sulle piante e vi si attaccano al passaggio; non ci si accorge subito del morso, perchè la loro saliva contiene anestetico.
La loro pericolosità è dovuta all’essere vettori di malattie infettive che possono rivelarsi pericolose ed addirittura letali in soggetti cuccioli o anziani: l’encefalite da zecca o Tbe (causata da un virus), la malattia di Lyme (causata dal batterio borrelia), la rickettsiosi (trasmessa principalmente dalla zecca dei cani), la febbre ricorrente da zecche, la tularemia, la meningoencefalite da zecche, l’ehrlichiosi.
Intervenire dopo, con le cure conseguenti a queste malattie, sicuramente è meno intelligente e, soprattutto, efficace rispetto ad una attenta e scrupolosa prevenzione da parassiti.
Ma ecco dei piccoli suggerimenti da mettere in pratica in questi mesi critici:
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Non lasciare i nostri animali scorrazzare nell’erba alta, soprattutto se si tratta di giardini incolti o sporchi.
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Controllare attentamente ogni parte del corpo del nostro amico a 4 zampe dopo un’uscita, in particolare orecchie, spazio interdigitale, ventre ecc.
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Proteggere con repellenti o antiparassitari specifici.
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Controllare spesso cucce, stalle, gabbie, passare aspirapolvere e possibilmente “vaporella” o lavare ad alte temperature tessuti ecc.
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Se adocchiate una zecca sul vostro pet non entrate in panico, se non siete in grado di rimuovere la zecca recatevi dal veterinario di fiducia, sappiate che è consigliabile evitare di gettare sostanze che facciano staccare il rostro (benzina, alcool ecc.), perchè potrebbe rilasciare sostanze infettanti nell’organismo; meglio invece con una pinzetta afferrare saldamente alla base l’insetto e, letteralmente, “svitarlo” di modo da non lasciare il rostro conficcato nella carne che provocherebbe infezione.
Importante sapere che più tempo la zecca resta sul nostro animale, più malattie può trasmettere.
Ricordate che le pipette antiparassitario vengono assorbite dalla cute dell’animale e non vanno via col bagno, ma il bagnetto va comunque fatto un paio di giorni prima o dopo l’applicazione; i collari in genere sono resistenti all’acqua, ma onde evitare che perdano efficacia conviene toglierli nel momento del bagno e rimetterli subito dopo.