Primati come noi!
Spesso quando parliamo di esseri umani e animali li vediamo come mondi paralleli e distinti dimenticando che anche l’uomo appartiene al regno animale, in particolare quello dei primati. Conoscendo meglio il mondo “scimmiesco” noteremo molte più cose in comune che differenze con questi simpatici animali.
Chi siamo?
Apparteniamo, come anticipato ad i “primati”, un ordine di mammiferi placentati di cui fanno parte anche i lemuri, le scimmie ed i tarsi.
Caratteristiche comuni:
La caratteristica più importante e distintiva è sicuramente quella di una “mano” caratterizzata da 5 dita tra le quali, ben distinguibile, il pollice opponibile ed unghie corte che consentono una presa salda sui rami ed una buona manualità.
La bocca è costituita da dentatura mista, non specializzata, tipica dell’alimentazione prevalentemente vegetariana; la vista è a colori e gli occhi si presentano in posizione frontale per una visuale più profonda ed accurata.
Nei Primati ci sono differenze “sociali” nelle specie del “nuovo mondo” e del “vecchio mondo” (insolitamente paragonabile anche alla specie umana): i primi sono caratterizzati da coppie stabili, i secondi da harem costituiti da un maschio e più femmine dove è più evidente il dimorfismo sessuale.
Perchè siamo Primati:
Carlo Linneo coniò il termine “Primates” nel 1758 per identificare i mammiferi più simili all’uomo; il termine deriva dal latino “primus”, il cui significato è “migliore”; infatti le scimmie e le proscimmie, erano considerate più evolute in quanto più simili all’uomo.
Primati dei Primati:
Il primate più piccolo appartiene ai lemuri e si chiama Microcebo pigmeo o di Peters, è diventato famoso grazie alla presenza nel film d’animazione Madagascar come “Mortino”, pesa 30 g e arriva a misurare circa 6 cm; il più grande primate (vivente) è il Gorilla Orientale, i maschi adulti possono superare i 220 kg, pur essendo enormi si nutrono prevalentemente di erbe, frutta ed insetti.
Questione di prospettive…
L’uomo è abituato a misurare l’intelligenza o la superiorità di un animale con il metro di giudizio che utilizzerebbe per un essere umano, io trovo che sia sbagliato e che anche l’odiata cimice o la bistrattata gallina siano intelligenti o sensibili per quanto funzionale alla loro sopravvivenza e mi permetto di citare un grande come Giorgio Celli:
<<Si tratta di capirsi. Perché se è vero che Leonardo, e non Cita, ha dipinto la Gioconda, è vero pure che una scimmia, nella foresta, non saprebbe che farsene di quel capolavoro>>