La notte fra il 31 di ottobre e il primo di novembre è, per la tradizione cristiana, la notte di ogni santi, ma oggi questa notte è conosciuta da tutti come la notte magica di Halloween, notte di streghe, zombie, demoni, lupi mannari e altri orrori. Ma qual è la verità? Ci sarebbe da fare una lunga disquisizione ma certo non è questo lo scopo del mio articolo, per cui cercherò di riassumere al meglio il significato di questa festa e come siamo arrivati al concetto che se ne ha oggi.
Il 31 ottobre era il capodanno celtico, Samhain, posto all’inizio dell’inverno e in questa notte si credeva che le anime dei defunti potessero tornare sulla terra a simboleggiare l’eterno ciclo naturale del morire per poi rinascere a nuova vita. Il ritorno dei morti nella magica notte di Samhain non era dovuto a forze oscure, ma al ricordo e all’amore dei vivi che li celebravano in questa festa: era la festa dell’unità tra i vivi e i morti dei quali non si aveva paura ma ai quali si portava rispetto. Era uso infatti far trovare luci e tavole imbandite con cibi e dolci (da qui il trick or treat).
Così come è sempre stato costume del cristianesimo di non abbattere ma acquisire le feste pagane trasformandole in cristiane, nell’VIII/IX presso la corte dei Franchi tale festa fu istituzionalizzata e successivamente (anno 998 d.C.) fu associata alla ricorrenza dei defunti (2 novembre). La parola “Halloween” inoltre, è di origine cristiana perché è composta da “Hallow” (santificare) ed “Even” (abbreviazione di “evening”) cioè “All hallow’s even” (vigilia/sera della festa dei santi), ovvero il 31 ottobre.
Ma perché una festa gioiosa si è trasformata in una festa così macabra? Sono state le errate interpretazioni della festa di Samhain a generare tale concetto: secondo tali interpretazioni Samhain sarebbe stata un’oscura divinità, il signore della morte che, in occasione della sua celebrazione, sospendeva per una notte tutte le leggi dello spazio e del tempo permettendo ai morti di tornare in questo mondo ma anche ai vivi di passare nell’altro. Tale concetto non più cristiano e neanche legato alla vera religione celtica è comparso in epoca vittoriana quando gli strati più elevati della società si sono impadroniti della festa travisandola volontariamente perché i riferimenti di tipo religioso non erano ben accetti ed è divenuta una specie di celebrazione dell’oscurità e della magia che oggi il marketing economico ha imposto alle nuove generazioni per trarre una vera miniera d’oro.
Naturalmente anche il cinema non poteva non attingere a uno spunto così ricco e appetitoso e innumerevoli registi e sceneggiatori hanno creato su questo tema film di ogni genere. Così questa settimana, in occasione di Halloween, voglio proporvi 5 film che, secondo me, ne rappresentano bene lo spirito.
Halloween – La notte delle streghe
Halloween – La notte delle streghe è un film horror diretto da John Carpenter, il primo capitolo di una lunga serie. Nel cast figurano Donald Pleasence e Jamie Lee Curtis.
Haddonfield, Illinois. Nella notte di Halloween Michael Myers, un bambino piuttosto disturbato, accoltella a morte la sorella maggiore. Alla vigilia di Halloween, quindici anni dopo, Michael evade dal manicomio dov’è rinchiuso per ritornare nella sua città natale. Il dottor Sam Loomis ha in cura Michael da anni e ne conosce la pericolosità. Una volta compreso il suo piano avverte le autorità e si dirige egli stesso verso Haddonfield con la speranza di fermarlo.
Girato in soli venti giorni nella primavera del 1978 e con un budget di 300.000 dollari, il film fruttò oltre settanta milioni di dollari nelle sale e diventò uno dei film indipendenti di maggior successo nella storia, nonché uno dei cult del genere horror. “Halloween” resta il classico per eccellenza dell’horror di fine anni Settanta, capace di esaltare il piacere della forma cinematografica e di farsi contemporaneamente paradigma dei timori che investono la modernità. “Halloween” mostra il male annidarsi nel ventre della società americana, tra le casette a schiera e i giochi dei ragazzi, nascosto da una maschera bianca e pronto a esplodere approfittando della notte in cui si mescolano la vita e la morte, la notte più spaventosa e al contempo più magica dell’anno. La regia di John Carpenter è come sempre magistrale e la costruzione della suspense è studiata nei minimi dettagli con le sue lunghe carrellate in steadycam, un uso ipnotico della musica e una fotografia dai toni bluastri che esalta le improvvise apparizioni/sparizioni del “mostro”. Un capolavoro intramontabile e soprattutto un personaggio intramontabile: quello di Michael Myers che ormai, nell’immaginario collettivo, rappresenta il Male con la “M” maiuscola.
La vendetta di Halloween
La vendetta di Halloween è una pellicola del 2007 scritta e diretta da Michael Dougherty. La sceneggiatura è parzialmente ispirata al cortometraggio animato dello stesso regista intitolato “Season’s Greetings” e datato 1996. “La vendetta di Halloween” è un film corale e quindi il cast presenta diversi nomi tra cui Brian Cox e Anna Paquin.
A Warren Valley, Ohio, tutto è pronto per la notte di Halloween. Qui, cinque storie diverse tra loro si intrecciano tra dolcetti e scherzetti al sapore di sangue! A legare tutte le vicende è un misterioso mostriciattolo con un sacco di juta sulla testa, Sam, che osserva nell’ombra gli accadimenti e ogni tanto interviene per dare una lezione a chi non rispetta oppure odia la festa di Halloween.
“La vendetta di Halloween” è una pellicola sbarazzina e dalle poche pretese, ma si rivela un vero e proprio guilty pleasure per gli appassionati: la visione infatti è continuamente sospesa tra una sana e mai eccessiva violenza di genere, uno spassoso humor nero e un tocco di erotismo. Il suo punto di forza è l’aderenza ai canoni e agli stereotipi, infatti i macabri e grotteschi episodi che compongono la trama rendono spesso omaggio ai grandi capolavori dell’orrore come Halloween, Evil Dead, Nightmare, Creepshow, Trilogia del Terrore e persino In compagnia dei lupi. La storia della distribuzione del film è stata piuttosto travagliata, tanto che alla fine quest’ultimo è uscito direttamente per il mercato home video. Poi, grazie alla diffusione sul web, è diventato un vero e proprio cult, il che non è dato dalla casualità ma dal talento di Dougherty per l’intrattenimento!
La casa dei 1000 corpi
La casa dei 1000 corpi (House of 1000 Corpses) è un film horror scritto e diretto da Rob Zombie nel 2003. Per il cast Rob Zombie ha scelto diverse icone del cinema horror per interpretare alcuni dei personaggi principali: Karen Black (Ballata macabra, Killer Fish – Agguato sul fondo, Trilogia del terrore), Bill Moseley (divenuto celebre per la parte del fratello di Leatherface in Non aprite quella porta – Parte II) e SidHaig (Spider Baby, Blood Bath), senza dimenticare Sheri Moon, moglie del regista, al suo debutto in un ruolo cinematografico.
Il 30 ottobre 1977, il giorno della vigilia di Halloween, quattro ragazzi sono a caccia di luoghi bizzarri da inserire in una futura guida turistica sull’argomento. Poco prima di far ritorno alla loro città i giovani si fermano alla stazione di servizio gestita dallo stralunato Capitan Spaulding, un uomo travestito da clown che gestisce un negozietto di memorabilia assortite. Dopo la breve sosta alla stazione di Spaulding, il gruppo si rimette in marcia per raggiungere l’albero sul quale sarebbe stato impiccato il misterioso Dr. Satan, personaggio del folklore locale ma, durante il tragitto, decidono di dare un passaggio ad una bella autostoppista che sostiene di abitare nelle vicinanze. Sarà soltanto l’inizio di un vero e proprio incubo a occhi aperti.
Il film, girato nel 2000, ha dovuto attendere tre anni per venire distribuito a causa delle ritrosie di produttori, distributori e censori, spaventati dalla “pericolosità” della pellicola. E in effetti “La casa dei 1000 corpi” non va certo per il sottile con la sua gratuita violenza gore. La costante ironia macabra che permea la visione, la gestione dei personaggi stereotipati e costantemente sopra le righe, la colonna sonora ad alto impatto rock/metal (molte delle canzoni sono dello stesso Rob Zombie), donano all’operazione un appeal quasi giocoso. La dimensione visiva è quella più importante, anche più di quella narrativa: troviamo una fotografia dai colori saturi e iperrealistici, scenografie da Zio Tibia presenta, costumi dal taglio fumettistico, una regia consapevole e funzionale nonché dalle notevoli intuizioni stilistiche, infine una serie di riferimenti di spessore al mondo del cinema horror con particolare riguardo per quello degli anni ’70. Insomma, un plauso all’ex musicista Rob Zombie che qui troviamo in veste di produttore, compositore, art director, cantante, regista e sceneggiatore!
The Nightmare Before Christmas
The Nightmare Before Christmas è un film d’animazione del 1993 diretto da Henry Selick, ma ideato e prodotto da Tim Burton. Il film è realizzato in stop-motion ed è un musical le cui canzoni sono composte da Danny Elfman. In italiano i brani sono egregiamente interpretati da Renato Zero.
Il Paese di Halloween è un mondo nel quale tutto ruota intorno alla festa del 31 ottobre, i cui preparativi durano l’intero anno. A capo del paese c’è il re delle zucche, Jack Skeletron, uno scheletro da tempo stanco di spaventare. Un giorno, mentre si aggira nel bosco, scopre un circolo di alberi che recano sul tronco dei disegni. Jack è particolarmente attratto da quello con il disegno di un albero di Natale e lo apre, venendo così risucchiato in una città piena di neve, luci, colori e felicità. Resosi conto che proprio quella gioia e quella allegria erano ciò che stava cercando, tenterà di portare nel paese di Halloween la festività del Natale, ma le cose non andranno come sperava…
“The Nightmare Before Christmas” è nato da una poesia scritta e illustrata da Burton, realizzata quando lavorava per la Disney. La Disney tuttavia non aveva approvato l’idea di trarne ispirazione per un film a causa dei temi e dei toni decisamente dark, ma Burton non si è arreso e dopo aver raggiunto il successo ha ripreso in mano il suo progetto affidandone la regia all’amico e socio Henry Selick. La Disney, non ancora del tutto convinta, ha deciso di produrre il film insieme alla Touchstone Pictures e bene ha fatto! Alla sua prima uscita, nel 1993, il film ottenne già un buon successo, ma il boom arrivò nel 2003 quando venne messo in vendita il DVD in edizione speciale. Da allora “The Nightmare Before Christmas” è divenuto un vero e proprio fenomeno commerciale, tra numerosi gadget e capi d’abbigliamento. Ormai il film è un classico natalizio, una favola per bambini ma soprattutto per adulti che reca con sé una morale, perché condanna una mentalità materialista a favore del recupero di una dimensione valoriale pura, capace di viaggiare attraverso i sogni e le aspirazioni più audaci, proprio come quelle del protagonista Jack Skeletron, che ha il coraggio di scuotersi dal torpore del suo rassicurante quotidiano per cercare di superare i suoi limiti.
Il corvo – The Crow
Il corvo – The Crow è un film del 1994 diretto da Alex Proyas, basato sull’omonimo fumetto di James O’Barr. “Il corvo” è una pellicola maledetta per via dell’accidentale morte dell’attore protagonista Brandon Lee avvenuta sul set a causa di un colpo di pistola.
La notte che reca con sé Halloween, la terribile Devil’s Night (così chiamata a causa della puntuale esplosione di violenze in città), quattro criminali aggrediscono Eric Draven e Shelly Webster, giovane coppia felice e innamorata intenzionata a sposarsi il giorno successivo. Eric viene gettato dalla finestra e muore sul colpo, mentre Shelly viene violentata ripetutamente e poi muore in ospedale dopo trenta lunghe ore di agonia. A un anno dalla sua morte, un corvo si posa sulla tomba di Eric e il giovane resuscita. Grazie al corvo, che è il tramite tra il regno dei vivi e quello dei morti, Eric potrà compiere la sua vendetta contro coloro che hanno distrutto la sua vita.
“Il corvo” potrebbe apparire come un classico revenge movie, invece il suo stile gotico e decadente ne fa un film tetro, oscuro, che però presenta un romanticismo spiccato: perché l’amore che viene spezzato nel suo momento più fulgido diviene eterno. La fotografia buia e sofferente e la regia che strizza spesso l’occhio ai videoclip musicali costituiscono l’unicità dello stile visivo del film. La colonna sonora poi merita una menzione a parte, non solo perché Eric Draven è un musicista anni ’90 con il distorsore e la chitarra elettrica, ma anche perché la soundtrack vanta nomi del calibro di The Cure, Nine InchNails, Stone TemplePilot, Rage Against The Machine e tanti altri.
Nonostante i numerosi contrattempi produttivi dovuti alla morte di Lee, il film è stato ben accolto dalla critica per l’originalità stilistica, la profondità emotiva e l’omaggio all’attore defunto. Il film inoltre ha debuttato al vertice del botteghino ed è diventato un film di culto, dando origine a un franchise che include tre sequel e una serie televisiva.