La Prefazione: Un’America in Ricostruzione
Nel 1946, l’America si trovava in un momento di transizione. La Seconda Guerra Mondiale era appena terminata, portando un misto di sollievo e incertezza. Gli uomini tornavano dal fronte, le città cercavano di riprendersi, e nelle comunità rurali la vita riprendeva lentamente il suo corso. Tuttavia, in alcune zone, il dopoguerra portò anche insicurezze più profonde, legate a crimini efferati che sembravano usciti da un incubo.
Texarkana, cittadina al confine tra Texas e Arkansas, divenne il teatro di una serie di brutali omicidi che avrebbero lasciato un segno indelebile nella storia del crimine statunitense. Gli abitanti, già provati dalle difficoltà economiche e sociali, si ritrovarono di fronte a un assassino spietato e inafferrabile. Con tecnologie investigative limitate e un coordinamento spesso carente tra le forze di polizia dei due stati, il caso si rivelò una sfida apparentemente insormontabile.
Il “Fantasma di Texarkana”, come fu soprannominato dai giornali, colpì cinque volte in un periodo di soli tre mesi, lasciando dietro di sé una scia di morte, terrore e mistero che rimane irrisolto ancora oggi. Ma chi era davvero questo assassino senza volto?
Gli Omicidi di Texarkana: Una Scia di Sangue nel Buio
La serie di omicidi iniziò il 22 febbraio 1946, quando Jimmy Hollis, 25 anni, e la sua fidanzata Mary Jeanne Larey, 19 anni, furono attaccati mentre si trovavano in un’area isolata nota come “Lover’s Lane”. Un uomo mascherato li avvicinò, ordinando loro di uscire dall’auto. Hollis fu picchiato violentemente alla testa, mentre Larey fu aggredita e inseguita nei boschi. Miracolosamente, entrambi sopravvissero, ma non furono in grado di identificare l’assalitore.
Il secondo attacco avvenne il 24 marzo, quando Richard Griffin e Polly Ann Moore furono trovati uccisi all’interno della loro auto, parcheggiata in un’area appartata. Griffin fu colpito da un colpo di pistola alla testa, mentre Moore fu probabilmente uccisa all’esterno del veicolo e poi riportata al suo interno. Le autorità non trovarono testimoni e le prove erano scarse.
Il terzo attacco, avvenuto il 14 aprile, coinvolse Paul Martin e Betty Jo Booker. I due giovani furono ritrovati morti in aree separate; Martin era stato colpito quattro volte, mentre Booker era stata uccisa con un colpo alla testa. L’arma usata era sempre una pistola calibro .32.
L’ultimo attacco, avvenuto il 3 maggio, ebbe come vittime Virgil Starks e sua moglie Katie. Virgil fu ucciso con due colpi di fucile mentre si trovava nella sua casa. Katie riuscì a fuggire, nonostante fosse stata gravemente ferita. Questo attacco segnò un cambio di modus operandi, spostandosi dall’esterno a un luogo domestico.
In totale, cinque persone furono uccise e almeno tre ferite. Il mistero cresceva con ogni nuovo crimine, gettando un’ombra sempre più cupa su Texarkana.
Le Indagini: Un Puzzle Impossibile
Le indagini sugli attacchi coinvolsero ufficiali delle forze dell’ordine a livello cittadino, di contea, statale e federale. Tra gli investigatori più noti figurano:
- William Hardy “Bill” Presley (1895–1972), lo sceriffo della contea di Bowie, che fu il primo sceriffo sulla scena dei primi tre attacchi.
- Jackson Neely “Jack” Runnels (1897–1966), il capo della polizia di Texarkana, che fu tra i primi chiamati sulla scena dei due duplici omicidi.
- W.E. Davis, lo sceriffo della contea di Miller, che guidò le indagini sull’omicidio di Starks.
- Max Andrew Tackett (1912–1972), un detective della polizia dello stato dell’Arkansas, che fu il primo sulla scena dell’attacco degli Stark e l’ufficiale che arrestò il sospettato principale.
- Tillman Byron Johnson (1911–2008), vice sceriffo della contea di Miller, uno degli investigatori principali del caso e alla fine l’ultimo partecipante sopravvissuto alle indagini.
- Manuel T. Gonzaullas (1891–1977), capitano dei Texas Rangers, che divenne il volto pubblico dell’indagine. Gonzaullas fu criticato come uno “showman” che presentava il lavoro di altri ufficiali come se fosse suo alla stampa.
Le autorità hanno ripetutamente contestato il racconto di Mary Jeanne Larey, credendo che lei e Hollis conoscessero l’identità del loro aggressore e lo stessero coprendo. Larey tornò a Texarkana dopo gli omicidi di Griffin-Moore, nel tentativo di aiutare a collegare i casi e identificare l’assassino, ma i Texas Rangers misero in dubbio la sua storia e insistettero sul fatto che conoscesse l’identità del suo aggressore.
Gli ufficiali si sforzarono di collegare i crimini e trovarono un indizio chiave: una torcia con le estremità rosse trovata sulla scena dell’omicidio di Starks. Era una delle prime fotografie a colori pubblicate dalla Texarkana Gazette. La polizia chiese al pubblico di denunciare chiunque possedesse una torcia simile.
In risposta agli omicidi Griffin-Moore, la polizia avviò un’indagine su larga scala, coinvolgendo oltre 200 interrogatori e più di 100 false piste. Gli ufficiali, compresi i Texas Rangers, utilizzarono tattiche innovative per l’epoca, come il reclutamento di adolescenti per fungere da esche in auto parcheggiate, monitorati da poliziotti nascosti nelle vicinanze. Tuttavia, l’omicidio di Starks complicò ulteriormente le indagini, poiché l’arma utilizzata era un fucile calibro .22, diverso dalla pistola .32 utilizzata nei precedenti crimini.
I Sospetti: Una Galassia di Indagini e Teorie
Durante le indagini sul caso Phantom Killer, furono interrogati quasi 400 sospettati e affrontate numerose false confessioni. Tra i più noti figurano:
- Youell Swinney: Ladro e falsario, la cui moglie Peggy confessò inizialmente che lui fosse il killer. Tuttavia, la sua confessione venne ritrattata e le prove circostanziali non bastarono per un’accusa formale.
- Henry Booker “Doodie” Tennison: Studente universitario che si suicidò nel 1948, lasciando una lettera di confessione. Tuttavia, mancavano prove tangibili per collegarlo agli omicidi.
- Ralph Baumann: Ex mitragliere dell’Air Force, che si consegnò spontaneamente alla polizia affermando di avere blackout e di temere di essere il killer. La polizia non trovò riscontri.
- Venditore ambulante di sassofoni: Fermato per aver tentato di vendere un sassofono, sospettato di essere l’assassino ma successivamente scagionato.
- Prigioniero di guerra tedesco: Fuggito e sospettato brevemente per la sua descrizione fisica, ma mai trovato.
- Sammie: Un residente locale le cui tracce di pneumatici furono trovate vicino a una scena del crimine. Dopo verifiche, fu scagionato.
- Conte McSpadden: Ritrovato morto sui binari ferroviari, si ipotizzò fosse vittima o addirittura il Fantasma stesso. Nessuna prova lo collegò agli omicidi.
Il Mistero Rimane
Nonostante l’intensa copertura mediatica e gli sforzi investigativi, il caso del Fantasma di Texarkana non fu mai risolto. Gli omicidi cessarono improvvisamente, lasciando gli investigatori e la popolazione senza risposte definitive. Il caso divenne una leggenda locale, ispirando film e libri, ma anche alimentando un senso di inquietudine che persiste ancora oggi.
Settantanove anni dopo, il Fantasma di Texarkana continua a essere una figura enigmatica nella cronaca nera americana. Questo caso, oltre a spaventare, ci ricorda le difficoltà delle indagini criminali in un’epoca senza tecnologie avanzate e con risorse limitate. Forse è proprio questa aura di mistero insolubile che rende il Fantasma di Texarkana uno dei serial killer più inquietanti e affascinanti di tutti i tempi.