La cosiddetta categoria dei film hard riguarda specificamente il sesso e non segue i normali circuiti cinematografici. Qui è tutto molto esplicito, nelle scene e nei contenuti, perché dedicato solo a una fetta di pubblico limitata che richiede questo genere. Ma verso la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta, cioè il periodo in cui nella società sono avvenuti notevoli cambiamenti a livello culturale e morale, il sesso più disinibito è entrato a far parte anche della cinematografia corrente. Così non di rado sono state realizzate pellicole passate poi alla storia per aver scandalizzato le platee. A tal proposito, questa settimana voglio parlarvi proprio di 5 film in cui vi sono scene di sesso così esplicite da aver fatto parlare a lungo pubblico e critica.
Ultimo tango a Parigi
Ultimo tango a Parigi è il film cult del 1972 diretto da Bernardo Bertolucci.
La storia ha per protagonista un uomo di mezz’età che incontra in un appartamento vuoto una giovane donna con la quale dà il via a una relazione surreale fatta soltanto di rapporti intimi; entrambi ignorano tutto l’uno dell’altra, compreso il nome. La relazione diverrà sempre più inverosimile fino a terminare in tragedia.
Alla sua uscita nelle sale la pellicola fece scandalo per via delle numerose scene erotiche, ma a destare scalpore fu soprattutto la famosa sequenza in cui il personaggio interpretato dall’allora quarantottenne Marlon Brando costringe la ragazza, cui dà volto la diciannovenne Maria Schneider, a un violento rapporto sodomita con l’aiuto di un panetto di burro.
La censura avviò un procedimento penale contro la pellicola che sfociò nella condanna al rogo del film, decretata il 29 gennaio 1976, per poi essere riabilitata nel 1987. Recentemente il film è tornato al centro di numerose polemiche proprio a causa della sequenza del burro: le dichiarazioni del regista in merito hanno alzato un polverone in quanto egli ha ammesso di “aver agito in un modo orribile con Maria, perché non le ho spiegato cosa sarebbe successo”. Tutto per avere “la sua reazione come ragazza, non come attrice. Volevo si sentisse realmente umiliata”.
Ecco l’impero dei sensi
Ecco l’impero dei sensi è un film del 1976, scritto e diretto da Nagisa Ōshima, basato su un celebre episodio di cronaca avvenuto nel Giappone degli anni trenta.
La giovane orfana Abé-Sada è assunta come cameriera in una pensione. Ben presto diviene l’amante del padrone Kichizo Ishida, ma il loro legame è fatto di un amore totalmente dominato dai sensi. I due amanti vivono l’uno in funzione del piacere che può dare all’altro, annullando, con l’ossessivo ripetersi degli amplessi, ogni forma di quotidianità tradizionale e di razionalità. Non possono impedirsi di fare l’amore nemmeno in presenza di altre persone o all’aperto. Il compulsivo consumarsi del gesto carnale, che diviene sempre più estremo, si conclude in tragedia.
Il film è un capolavoro ancora oggi da molti incompreso. Quando fu presentato in apertura al 29º Festival di Cannes il successo fu tale da costringere a passare dalle cinque proiezioni previste a dodici. Questo film maledetto/di culto degli anni settanta si potrebbe definire un atto di ribellione politica intento a liberare e svuotare i concetti di oscenità e di proibito attraverso l’atto del mostrare, è un manifesto contro il falso moralismo e la censura. Infatti è tutto esplicito in “Ecco l’impero dei sensi”: lo sono gli organi maschili e femminili, lo è l’autoerotismo, lo è la fellatio, lo è la penetrazione. È tutto talmente esplicito da annullare progressivamente la carica erotica nel procedere delle sequenze, lasciando che il senso di morte presente per tutta la pellicola prevalga e arrivi al suo apice.
The brown bunny
The Brown Bunny è un film del 2003 scritto, diretto e interpretato da Vincent Gallo.
Il protagonista della storia è un’anima tormentata che tenta in ogni modo di far sbiadire il ricordo dell’unico vero amore della sua vita. Dopo aver concluso una gara motociclistica l’uomo parte con il suo furgone per Los Angeles e lungo la strada incontra tre donne che però non riescono a liberarlo dalla sua ossessione per la ragazza che ha amato fin dall’infanzia. Giunto nella “città degli angeli” dopo un lungo e sofferto pellegrinaggio, il giovane si scontrerà con la verità che ha sempre voluto rimuovere e cioè che l’oggetto del suo amore in realtà è morto.
Presentato in concorso al 56º Festival di Cannes, Il film ha suscitato scalpore tra pubblico in sala e critica per la scena finale in cui Gallo riceve una fellatio non simulata da Chloë Sevigny, protagonista femminile e, al tempo, sua compagna anche nella vita reale. Kirsten Dunst e Winona Ryder, precedentemente scelte per il ruolo andato poi alla Sevigny, hanno abbandonato il progetto proprio per la necessità di praticare un rapporto orale autentico (ingestione di liquido seminale compresa). La critica di tutto il mondo ha stroncato la pellicola etichettandola come la peggiore mai ammessa al prestigioso Festival di Cannes.
La vita di Adèle
La vita di Adèle è un film del 2013 diretto da Abdellatif Kechiche, tratto dal romanzo a fumetti “Il blu è un colore caldo” di Julie Maroh. Il film si è aggiudicato la Palma d’oro al Festival di Cannes dello stesso anno. Le interpreti sono Adèle Excharchopoulos e Léa Seydoux.
La trama vede protagonista Adele, una liceale che si innamora di Emma, una ragazza dai capelli blu incontrata per caso. Tra le due nasce una storia d’amore travolgente che matura Adele, conducendola fuori dall’adolescenza. Il film è l’affresco delicato e passionale, assolutamente verosimile, di un amore che nasce, cresce, trionfa, si consuma, si spezza.
Il film, accolto dal plauso del Festival di Cannes e dalla critica internazionale, è già un cult, tuttavia è stato anche criticato per la presenza di scene di sesso ritenute da alcuni quasi al limite della pornografia. La scena in cui Adele si concede per la prima volta ad Emma è della durata di circa dieci minuti ed è ripresa da ogni angolazione, coglie ogni particolare, ogni smorfia di piacere delle protagoniste. Le famose scene di sesso sono dirette, nude e crude, prive di qualsiasi commento sonoro. D’altra parte il film è di un realismo folgorante e le sequenze che ritraggono i momenti intimi delle protagoniste non sono da meno! Per ottenere un risultato del genere ci sono volute ore e ore di riprese e la pignoleria del regista è cosa risaputa, lo conferma la stessa Léa Seydouxche ha dichiarato:“ La scena in cui ci incontriamo per la prima volta dura 20 secondi, ma ci abbiamo messo 10 ore per girarla. Per quella scena, in cui ci incrociamo per strada, ci sono voluti 100 ciack e così anche le scene di sesso. A volte è stato umiliante, mi sentivo come una prostituta. Il regista usava 3 macchine da presa e quando devi fingere l’orgasmo per sei ore… Per me è più difficile mostrare i miei sentimenti che il mio corpo.”
Love
Love è un film del 2015 scritto e diretto da Gaspar Noé. Il film è stato presentato per la prima volta al Festival di Cannes dello stesso anno.
Il film narra di Murphy ed Electra, sedicenti artisti senza nessun talento manifesto, e della loro storia d’amore in cui casualmente si intromette Omi che, coinvolta in un ménage à trois, porterà alla rottura del legame tra i due. Ciò si verifica quando lui, durante un amplesso clandestino proprio con Omi, per sfortuna mette incinta quest’ultima. Questo rapporto a cui Murphy non sa resistere per irrefrenabile necessità fisica lo destinerà a un inferno domestico, imprigionato in casa sua con una donna che non ama e un figlio che avrebbe voluto da un’altra.
Il racconto è volutamente caotico, incoerente, procede a singulti per ricomporre un quadro completo solo alla fine, come fossimo nella mente del narratore. Al centro di questa pellicola vi è la spettacolarizzazione del sesso, a volte analizzato nei suoi meandri più estremi e meno esplorati. L’amore carnale è indagato in ogni sua possibile declinazione: c’è il sesso come espressione di affetto di due amanti innamorati, poi c’è il sesso degli incontri squallidi, fisici e meccanici, infine c’è il lato più oscuro, fascinazione del perverso e ricerca dell’inesplorato.
“Volevo con questo film superare la ridicola regola per cui i film normali non possono contenere sequenze ad alto contenuto erotico – ha affermato Noé – volevo mostrare quello che il cinema per questioni legali e commerciali non mostra, nonostante tutti non pensino ad altro che a fare l’amore. Tutti noi viviamo alcuni dei momenti più importanti e più veri della nostra vita in relazione al sesso. Ci sentiamo vivi quando viviamo il sesso. E allora, perché non mostrarlo al cinema e perché non girare queste scene in 3D per rendere percepibile, tangibile, reale questa esperienza?” Insomma, le scene di sesso sono numerose, dettagliate e soprattutto non simulate e grazie al 3D non manca nemmeno l’effetto che liquidi corporei fuoriescano dallo schermo!