L‘Amerigo Vespucci, l’unità più antica della Marina Militare Italiana, considerata “la nave più bella del mondo”, nonché un’istituzione nella marineria internazionale, si appresta a festeggiare il suo compleanno. Era infatti il 22 febbraio del 1931, 90 anni fa, alle ore 10.30, quando fu varata, a Castellammare di Stabia. Proprio nella città campana domani l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia gruppo M.O.V.M. Luigi Longobardi di Castellammare di Stabia, Libero Ricercatore e le Maestranze dello stabilimento Fincantieri celebreranno l’anniversario tramite social, data la situazione di pandemia.
È passato, dunque, quasi un secolo da quando l’ingegnere Francesco Rotundi, tenente colonnello del Genio Navale e Direttore dei cantieri navali di Castellammare di Stabia, venne incaricato di progettare due unità navali da utilizzare per l’addestramento degli allievi. Egli si ispirò ai disegni del collega Sabatelli utilizzati per la costruzione del “Monarca” celebre veliero della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, preso in seguito per la flotta della Marina piemontese con il nuovo nome di “Re Galantuomo”. Dal Regio Cantiere stabiese uscì, come si accennava, pure un’altra imbarcazione gemella, alla quale fu dato il nome di un altro grande navigatore della storia: Cristoforo Colombo. (Quest’ultima fu poi consegnata all’Unione Sovietica, come risarcimento dei danni di guerra).
Con i suoi 2.800 mq di superficie e 101 metri di lunghezza, l’Amerigo Vespucci rappresentava un gioiello di tecnologia per quei tempi ed era ed è anche il simbolo dell’eccellenza delle maestranze italiane, la quale si può riscontrare a cominciare dalla polena di prora raffigurante proprio il celebre navigatore in onore del quale venne chiamata l’America. Non mancano, poi, i dettagli caratteristici delle imbarcazioni ottocentesche come i fregi che si sviluppano ai lati della prora e a poppa, ricoperti di foglie d’oro zecchino, e i fascioni bianchi e neri che ricordano le linee di cannoni di un vascello da guerra. Ciò che, però, più contraddistingue la nave sono i suoi tre alberi (trinchetto, maestro e mezzana) ai quali si aggiunge il bompresso a prua. L’altezza degli alberi sul livello del mare è di 50 metri per il trinchetto, 54 metri per la maestra e 43 metri per la mezzana mentre il bompresso sporge per 18 metri. Da ricordare, in aggiunta, è la timoneria storica con le sue quattro ruote “a caviglia”.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la Vespucci rimase l’unica imbarcazione utilizzata per le attività addestrative degli allievi; da quel momento, al posto di “Per la patria e per il re”, fu assunto un nuovo motto “Saldi nella furia dei venti e degli eventi“, sostituito, a sua volta, nel 1978, con quello definitivo:”Non chi comincia ma quel che persevera”. Col passare del tempo, essa accrebbe il suo prestigio diventando la nave militare più anziana ancora in attività e presenziando a importanti cerimonie nazionali, tra cui le Olimpiadi di Roma del 1960.
“E’ un traguardo a cui arriva avendo percorso più di 800mila miglia, navigato in tutti i mari del mondo, visitato tutti i continenti. E il bello è che dopo questi primi 90 anni la nave è pronta per affrontarne altrettanti e altri traguardi, perché è stata conservata nel tempo in maniera maniacale“, queste le parole del comandante Gianfranco Bacchi, il 122esimo al comando del Vespucci.