Un lungo viaggio tra ricordi che mutano, si sfaldano e si ricompongono. “Promette” questo e molto altro ancora “/A.mòr.fo/”, la nuova personale pittorica dell’artista Laser, al secolo Vincenzo De Rosa, che dal 1° al 9 dicembre 2024 prenderà forma e colore negli spazi di Villa Bruno a San Giorgio a Cremano (Napoli).
Un’insolita esposizione, a cura di Marco De Simone, che vedrà in mostra al piano nobile del “Palazzo della Cultura Vesuviana” di via Cavalli di Bronzo, ben 25 opere in cui tratto grafico e materia pittorica si fondono in una rappresentazione che, pur figurativa, tende alla dissoluzione delle forme e delle figure. Ne scaturisce un immaginario caotico e ridondante, intriso di pittura pura, dove la forma stessa si trasforma in contenuto. Lo stesso artista commentando il proprio lavoro, ha spesso dichiarato “È tutta carne!”, a sottolineare quanto nella sua pittura non ci sia niente da “scartare”, ma tutto è funzionale alla comunicazione espressiva. Gli elementi simbolici sono schietti e contribuiscono a rendere fluida la lettura dell’opera: ricorrono spesso parole, frasi, numeri e frecce, utilizzati come una sorta di segnaletica, che fornisce indicazioni precise e traccia percorsi chiari da seguire, guidando nella ricostruzione di una narrazione pittorica convulsa e apparentemente disordinata.
A caratterizzare il vernissage della mostra, presentata dalla galleria partenopea Giosi Spazio 104 e dal Comune di San Giorgio a Cremano, domenica 1° dicembre (dalle 19), una doppia performance live: una pittorica, ad opera dello stesso Laser e l’altra musicale firmata da Paolo Polcari degli Almamegretta.
““/A.mòr.fo/” è un viaggio nella memoria. Una sorta di “ricostruzione” di ricordi ed esperienze autobiografiche, che si intrecciano e si combinano con l’immaginazione – spiega Laser, milanese di nascita, ma ormai napoletano a tutti gli effetti -. Il processo col quale tentiamo di ricomporre i ricordi avviene attraverso la stratificazione e la sovrapposizione di immagini indistinte alle quali diamo nuova forma e consistenza. Il termine “amorfo” – continua – definisce spesso, in senso dispregiativo, mancanza di personalità e di caratteristiche ben definite di una persona. Il titolo scelto per la mostra si rifà, invece, a un punto di vista più “scientifico”, che fa riferimento a materia che non ha una struttura regolare e definita, ma che resta allo stato solido, per cui consistente”.