“Quando il denaro diventa il fine ultimo, tutti i beni che non sono di natura economica come l’intelligenza, la cultura, l’arte, la forza, la bellezza, l’amore, per l’avaro cessano di essere valori in sé, perché lo diventano limitatamente alla loro convertibilità in denaro, che, a questo punto si presenta agli occhi dell’avaro come la forma astratta di tutti i piaceri che tuttavia non vengono goduti.” (Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici, 1844)
Il 14 marzo del 1883, moriva, a Londra, Karl Marx, ma il suo enorme contributo intellettuale e filosofico non è per nulla sorpassato, anzi ancora oggi è oggetto di studio e deve essere spunto di riflessione sulla condizione dell’uomo. Il suo pensiero ebbe, come sappiamo, tantissima influenza sulla nascita delle ideologie socialiste e comuniste, dalla seconda metà del XIX secolo. A partire dalle sue idee, prese vita la corrente socioeconomico e politica del marxismo. I suoi concetti gettarono le basi per gli stati socialisti, come l’Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Cinese e influenzarono numerosi sindacati, partiti di lavoratori e varianti teoriche. Ideatore della concezione materialistica della storia e, insieme a Engels, del socialismo scientifico, Marx è considerato tra i pensatori più importanti nella storia dell’Ottocento e del Novecento per via del notevole impatto che ha avuto sulla realtà e sulla Storia.
Egli nacque, in una famiglia di origine ebrea, il 5 maggio 1818, a Treviri, in Prussia, dove frequentò il liceo. Il giovane studiò, poi, filosofia e letteratura all’Università di Bonn, e qui si unì al “Club dei dotti”, un gruppo di radicali politici; successivamente, si trasferì all’Università di Berlino. Karl presto si interessò alle idee del filosofo tedesco Hegel, adottando il suo metodo dialettico per criticare la società, la politica e la religione, ma anche contestando i suoi presupposti metafisici. In aggiunta, egli si dedicò al giornalismo e divenne redattore della “Gazzetta Renana” che, però, fu ben presto censurata. Marx si trasferì, allora, a Parigi e qui conobbe Proudhon, Heine, Bakunin e, principalmente, Friedrich Engels, suo amico e collaboratore. Nel 1844, uscì il primo numero degli Annali franco-tedeschi, che conteneva due scritti di Marx: La questione ebraica e l’Introduzione alla Critica della filosofia hegeliana di diritto pubblico. Nello stesso anno, egli scrisse i Manoscritti economico-filosofici, i quali furono pubblicati nel 1932. In Francia, il filosofo collaborò inoltre con l’Avanti! ma ciò gli costò l’ennesima espulsione e si spostò, quindi, in Belgio, dove – prima di essere cacciato anche da questo paese e fare ritorno in Germania-, scrisse, nel 1845, Le tesi su Feuerbach e L’ideologia tedesca. Nel 1847, poi, la Lega dei comunisti chiese a Marx e a Engels di formulare un manifesto di principi del comunismo e, così, essi diedero vita al famosissimo Manifesto del Partito comunista. Nella sezione centrale del Manifesto, Marx presenta la teoria del materialismo storico, affrontata in seguito in Per la critica dell’economia politica. In Inghilterra, che gli diede definitiva ospitalità fino alla sua dipartita, il filosofo fu tra i fondatori della Prima Internazionale, ovvero la prima associazione internazionale dei lavoratori. Nel 1867, infine, egli pubblicò il primo libro della sua opera più complessa, Il Capitale; gli altri due libri, invece, furono pubblicati postumi.
Ebbene, il marxismo si basa su tre influenze: la dialettica di Hegel, il socialismo utopistico francese e l’economia inglese. Nelle sue teorie politiche, economiche e sociali, Marx dimostrò come, secondo lui, la società umana progredisca attraverso la lotta di classe: il conflitto tra la classe che detiene il potere e la classe lavoratrice. Egli chiamò la dittatura della borghesia “capitalismo” e credeva che esso avrebbe prodotto tensioni interne che l’avrebbero portato all’auto-distruzione; la classe lavoratrice quindi avrebbe conquistato il potere politico e avrebbe stabilito la dittatura del proletariato e una società senza classi sociali, attraverso il socialismo o il comunismo. La sua analisi della società borghese, evidenzia quindi dialetticamente i punti critici del progresso storico: la realtà alienante dell’economia capitalista e le drammatiche condizioni dei lavoratori proletari. I concetti di “merce”, “profitto” e “pluslavoro” rivelano le contraddizioni interne del sistema ma, al tempo stesso, diventano gli strumenti teorici per poter creare una nuova società, in cui i rapporti di produzione ed esistenza siano riformulati e rivoluzionati. Si può notare che il carattere fondamentale del marxismo è l’unità di teoria e prassi, nel senso che la dottrina di Marx vuole essere una teoria capace di spiegare la società borghese con il fine di spronare gli uomini ad agire per eliminare ogni forma di ingiustizia sociale e dunque realizzare il comunismo. Non a caso egli disse: “fino ad ora i filosofi si sono limitati ad interpretare il mondo. Ora è giunto il momento di trasformarlo”.