Il 28 marzo, ricorre l’anniversario di una delle più grandi tragedie avvenute sul suolo italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. In questa data, nel 1943, infatti, nel Porto di Napoli – nella zona prospiciente il Rione di Sant’Erasmo – la Caterina Costa, grande motonave da carico che trasportava armamenti bellici per le truppe italiane impegnate in Nord Africa, fu distrutta da un incendio, il quale si sviluppò a bordo per cause che non sono state mai chiarite. Non si è mai riusciti a stabilire, quindi, se l’origine dell’incidente sia stata dolosa o colposa. Le fiamme, divampate al mattino, qualche ora più tardi, precisamente alle 17.39, provocarono un’esplosione particolarmente potente; basti pensare che il molo sprofondò, altl e moltissimi edifici dell’area furono completamente rasi al suolo o parecchio danneggiati. Frammenti infiammati di nave e di carri armati, in conseguenza dello scoppio violentissimo, arrivarono fino a Via Atri, Piazza Carlo III, piazza Mercato e, addirittura, il Vomero. La Stazione Centrale, investita dai materiali roventi, prese fuoco in più punti sul tetto e anche la facciata est del Maschio Angioino – più vicino al luogo dell’accaduto – fu danneggiata dall’esplosione. A quanto pare, poi, una lamiera d’acciaio centrò in pieno il famoso orologio della chiesa di Sant’Eligio, nei pressi di piazza Mercato, fermo sull’ora dell’esplosione fino al 1991, data in cui finalmente fu rimesso in moto. La tragedia provocò 600 morti e circa tremila feriti. Tra le vittime vi fu l’ammiraglio Lorenzo Gasparri, comandante del Gruppo Cacciatorpediniere della Squadra Navale, il quale era salito, insieme ai suoi uomini, su delle bettoline cariche di munizioni per allontanarle dalla Caterina Costa in fiamme, in modo da evitare che tali imbarcazioni, investite dalle esplosioni, amplificassero l’effetto del disastro. Purtroppo, egli non riuscì a scongiurare il peggio e, con gli altri, rimase ucciso nell’esplosione. Alla sua memoria venne conferita la Medaglia d’oro al Valor Militare.
Di seguito, riportiamo un breve stralcio della testimonianza di Roberto Ciuni, giornalista de “Il Mattino”: “[…] la «Costa» salta in aria: le fiamme hanno raggiunto la stiva numero due, quella dell’esplosivo. La banchina sprofonda; un pezzo di nave piomba su due fabbricati al Ponte della Maddalena abbattendoli; la metà d’un carro armato cade sul tetto di un palazzo di Via Atri; i Magazzini Generali del porto prendono fuoco; alla Stazione Centrale le schegge appiccano incendi ai vagoni in sosta. Il Lavinaio, il Borgo Loreto, l’Officina del Gas, i Granili, la Caserma Bianchini, la Navalmeccanica, l’Agip: dovunque arrivano lamiere mortali. E dovunque, vetri rotti, porte e finestre sfondate, cornicioni sbriciolati dall’esplosione.”