Per chi vive una quotidianità frenetica ogni giorno è uguale ad un altro, eppure se ci si soffermasse più spesso a ricercare gli eventi del passato che hanno reso ogni giorno unico, si scoprirebbe che ogni singola giornata è ricca di ricorrenze storiche. In questo periodo di pandemia, che passerà certamente alla storia, questo discorso trova ampio spazio. Vediamo insieme alcuni eventi importanti accaduti proprio oggi ma in altre epoche storiche, con la consapevolezza che essi rappresentano soltanto una piccola percentuale dell’elenco, e che sono stati scelti a caso assecondando l’interesse e la curiosità di chi scrive.
Primo volo della storia con il paracadute: Avvenne il 22 ottobre 1797 e André-Jacques Garnerin, inventore francese e pioniere del paracadutismo, ne fu il protagonista. Nato a Parigi il 31 gennaio 1769, Garnerin iniziò ad interessarsi di voli con palloni aerostatici e di paracadutismo quando aveva meno di 30 anni. Ecco che il 22 ottobre 1797 arrivò il momento di compiere il suo primo esperimento con un paracadute privo di struttura rigida interna. Egli eseguì la sua discesa inaugurale presso il Parc Monceau, un parco pubblico che si trova nell’ottavo arrondissement di Parigi. Il dispositivo ideato era formato da un pallone aerostatico, tenuto con una corda alla cui estremità era stata collocata la parte superiore del paracadute. Quest’ultima terminava con una serie di corde cui era stata legata una cesta. Quando raggiunse i 1000 metri di altezza, André-Jacques Garnerin tagliò la corda che collegava il pallone al paracadute, il quale si aprì come un ombrellone rallentando la discesa della cesta. Come notarono molti parigini accorsi al parco per osservare l’esperimento, la cesta oscillò vistosamente mentre il paracadute tornava verso il suolo. L’impatto con il terreno fu alquanto violento e lacerò diversi punti della cesta. Nonostante la discesa molto turbolenta, Garnerin uscì completamente indenne dall’esperimento, che gli avrebbe portato molta fama.
Incidente ferroviario della stazione di Parigi Montparnasse: Fu un incidente avvenuto a Parigi il 22 ottobre 1895 ricordato soprattutto per essere stato il più spettacolare nella storia delle ferrovie francesi. Il treno espresso, con 131 passeggeri a bordo, era trainato da una locomotiva alla cui guida vi era Guillaume Marie Pellerin, un esperto macchinista in servizio da più di diciannove anni. Il convoglio viaggiava in direzione di Parigi con arrivo previsto per le ore 15:55. Era partito da Granville alle 8:45 del mattino e nel percorso aveva accumulato un pò di ritardo. Per ovviare a questo ritardo il macchinista Guillaume Marie Pellerin lanciò il treno alla massima velocità per il maggior tempo possibile. Quando il treno giunse in prossimità della stazione di Montparnasse, il macchinista azionò il freno per rallentare la corsa ma questo non funzionò e pertanto egli non riuscì ad arrestare il convoglio. Il macchinista chiese subito l’intervento del capotreno Albert Mariette affinché azionasse il freno a mano, ma la manovra non ebbe il risultato sperato; non restava che azionare il freno a controvapore della locomotiva, ma era troppo tardi affinché questo risultasse efficace. Il treno entrò in stazione alle ore 16:00 in punto, come testimoniato da tutti gli orologi elettrici che si bloccarono dopo l’impatto, proseguì la sua corsa ad una velocità di circa 40 km/h travolgendo la barriera dei respingenti posti a fine corsa dei binari, attraversò in corsa i circa dieci metri dell’atrio, sfondò la balaustra e la vetrata della facciata della stazione e terminò rovinosamente la sua corsa precipitando sull’antistante rue de Rennes in corrispondenza di una fermata di tram posta una decina di metri più in basso. L’evento avrebbe potuto avere un bilancio molto più catastrofico, ma l’unica vittima fu Marie-Augustine Aiguillard, una donna di 39 anni che sostituiva il marito edicolante nel chiosco di place de Rennes, davanti alla stazione; ella non fu uccisa dalla locomotiva, bensì da un grosso frammento di muratura precipitato dalla facciata della stazione.
“Quando ero nell’esercito, mi hanno dato una medaglia per aver ammazzato due uomini e mi hanno cacciato per averne amato uno”: Il 22 ottobre 1975 il reduce del Vietnam ed istruttore militare Leonard Matlovich viene posto forzatamente in congedo dall’U.S. Air Force: non ha commesso reati né atti censurabili secondo il codice militare ma, poco prima, aveva accettato di comparire sulla copertina della rivista Time con la scritta “I am a Homosexual” divenendo il primo soldato americano a compiere un esplicito coming out. Matlovich nasce nel 1943 da una famiglia del sud degli Stati Uniti, che gli impartisce un’educazione rigida e molto religiosa; a 19 anni si arruola nell’USAF seguendo le orme paterne ed in Vietnam compie diverse azioni eroiche. Rientrato in patria, inizia un periodo di stazionamento in Florida, dove diviene istruttore; è proprio qui che, già quasi trentenne, incomincia a prendere coscienza del proprio orientamento sessuale ma, coerentemente al codice di comportamento non scritto delle forze armate e all’educazione conservatrice ricevuta in famiglia, mantiene il massimo riserbo in proposito. Nel marzo del 1974 incontra Frank Kameny, uno dei più grandi attivisti per i diritti civili gay in America, presidente della Mattachine Society che sta cercando un “caso” per testare la forza della messa al bando dell’omosessualità nel contesto militare statunitense. Quando l’8 ottobre il Time pubblica quel numero con la copertina raffigurante Leonard Matlovich in divisa militare con la scritta “io sono un omosessuale” diventa un simbolo del movimento gay ma deve affrontare la dura reazione dell’alto comando dell’USAF e lo choc dei genitori; persino la chiesa mormone, a cui si è avvicinato negli ultimi anni, avvia una procedura di scomunica nei suoi confronti. L’alto comando pone Matlovich davanti ad una scelta: l’Aviazione potrebbe chiudere un occhio, classificando il suo comportamento come “non gravemente sconveniente” e concedendogli di restare nelle forze armate a condizione che egli giuri e sottoscriva di “non praticare mai più l’omosessualità”. Leonard rifiuta e, nonostante gli anni di servizio impeccabili, le medaglie al valore e le onorificenze, il 22 ottobre viene cacciato dall’USAF in quanto omosessuale.
Morte di Stefano Cucchi: Esattamente undici anni fa, il 22 ottobre 2009 moriva Stefano Cucchi. I fatti certi dicono che il 15 ottobre egli fu arrestato dai carabinieri e portato in caserma dove, dice l’agente Tedesco, Stefano fu brutalmente pestato. Il giorno dopo fu visto dal Magistrato della convalida, dal PM, dal difensore d’ufficio e dalle guardie, e dopo l’udienza fu riportato in cella. Il 22 ottobre morì in detenzione ospedaliera quando ormai pesava 37 kg e secondo i periti del primo processo era “in grave carenza di cibo e liquidi”. Questo significa che Stefano Cucchi fu lasciato morire dopo una straziante agonia lunga sette giorni, da tutti quelli che lo avevano avuto in custodia. Stefano Cucchi era un geometra di 32 anni, arrestato a Roma per possesso di sostanze stupefacenti; aveva infatti con sé 28 grammi di hashish e qualche grammo di cocaina. Dopo la sua morte il personale carcerario negò di avere esercitato violenza sul giovane ed espresse diverse ipotesi sulla causa della morte. “Ancora oggi, nel 2020 e quindi dopo ben 11 anni, nel reparto operativo dei Carabinieri c’è qualcuno che passa gli atti a qualche imputato. Siamo stanchi di questi inquinamenti probatori”. A dirlo, nel corso di un intervento nel processo per i depistaggi seguiti alla morte di Stefano Cucchi, è stato il pubblico ministero Giovanni Musarò. A processo per i presunti depistaggi relativi alle cause del decesso del ragioniere romano morto nel 2009 ci sono otto militari dell’Arma, tra cui alti ufficiali, accusati a vario titolo e a seconda delle posizioni, dei reati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.