Era il 30 giugno 1984 e poco dopo le 23 la città impazzisce. La notizia si diffonde in pochi minuti, le strade si riempiono di bandiere e caroselli come quando si vincono i mondiali. L’ allora presidente del Napoli Corrado Ferlaino riesce in extremis a comprare il calciatore più forte al mondo: Diego Armando Maradona.
Il DG Antonio Juliano e un gruppo di consiglieri del Napoli trattavano in Spagna, mentre Ferlaino faceva la spola tra Palazzo San Giacomo e via Toledo, sede del Banco di Napoli. Furono coinvolti anche il sindaco Vincenzo Scotti, e Ferdinando Ventriglia, il direttore generale dell’ istituto bancario partenopeo che offrì la copertura finanziaria.
Quando ormai i vertici azzurri avevano deciso di ripiegare sul messicano Hugo Sanchez, il Barcellona, dopo un lungo tira e molla, si mette in contatto con il Juliano. Ferlaino deposita in Lega una busta vuota e prende il primo aereo per la Spagna e con la firma in tasca rientra a Milano e sostituisce la busta grazie ad una guardia giurata compiacente.
Al Barcellona vanno tredici miliardi e mezzo di lire. Una trattativa lunga e complessa che in ogni momento sembra vicina alla rottura. Una corsa contro il tempo. Cinquanta giorni di tira e molla e un lieto fine arrivato anche grazie alla tenacia e alla ferma determinazione di Ferlaino e Juliano, dopo giorni di aspri colloqui nella sede del Camp Nou e nell’ufficio del vice presidente Gaspart, al piano più alto dell’Hotel Princesa Sofia.
Cinque giorni dopo Maradona viene presentato ufficialmente allo stadio San Paolo davanti a 70 mila spettatori che pagano mille lire per poterlo vedere. Quel ragazzo in t-shirt celeste sentì l’urlo d’amore della città che avrebbe incantato fino al ’90, l’anno del secondo scudetto.