In un’Europa agitata da avversioni reciproche di carattere economico e finanziario, spesso, ci si dimentica che, in realtà, ciò che più ci unisce, o dovrebbe unirci, è la cultura comune che, per secoli, attraversando il nostro continente, ha fatto di quello europeo un unico popolo. In tal senso, oggi, nella data della sua nascita, ci sembra doveroso ricordare una personalità intellettuale di pregiatissimo prestigio, la quale ha rappresentato – e rappresenta a tutt’oggi -un baluardo della cultura francese e, quindi, europea. Ci stiamo riferendo a Jean Cocteau, il quale nacque proprio il 5 luglio del 1889, a Parigi. Egli fu un artista eclettico e assai versatile; poeta, autore di teatro, romanziere, regista di cinema e finanche pittore, Cocteau impressionò talmente tanto che, già da giovanissimo, venne considerato un enfant prodige. Il suo impegno, in effetti, era volto verso un’idea di “arte totale”, che fondesse scrittura, pittura, musica e danza. L’arte nel suo complesso, per lui, era “poesia” e, all’interno di essa, distingueva “poesia critica”, “poesia teatrale”, “poesia grafica” e “poesia cinematografica”.
Cresciuto solo con la madre, a soli diciannove anni, l’artista fece il suo debutto in società come poeta. In seguito, Cocteau si avvicinò alle avanguardie e, ispirandosi alla musica di Igor Stravinsky, nel 1913, scrisse Le Potomak, una creazione composita in prosa e disegni. Il libro venne pubblicato per la prima volta nel 1919.
Durante la guerra, Cocteau partì per il fronte, dove fu impegnato sulle ambulanze e dove scrisse il Discours du grand sommeil (Discorso del grande sonno), che uscì nel 1924. Tornato dalla guerra, egli conobbe il musicista Erik Satie, il pittore Pablo Picasso, nonché lo scrittore Guillaume Apollinaire e, su suo impulso, tra i quattro s’instaurò un rapporto di amicizia e collaborazione, con l’idea di dar vita a una corrente artistica che unisse le diverse forme di espressione. Ne nacque il balletto Parade, che suscitò molto scandalo.
In quegli anni, il francese partecipò anche all’esperienza collettiva del “Gruppo dei sei”, fondato da diversi compositori. Venne poi un periodo proficuo per la produzione teatrale, nel 1920 uscì la pièce Le boeuf sur le toit (Il bue sul tetto) e nel 1921 Les Mariés de la Tour Eiffel (Gli sposi della Torre Eiffel).
L’incontro con lo scrittore Raymond Radiguet, che aveva quindici e di cui ne intuì la genialità e il talento, fu una svolta. Per scrivere, i due si ritirarono insieme ad Arcachon, dove Radiguet portò a termine Le diable au corps (Il diavolo in corpo). Nel 1923, sconvolto dalla morte precoce per malattia del giovane, Cocteau scrisse i romanzi Thomas l’imposteur e Le grand écart. Non riusciva a darsi pace per la morte dell’amico e iniziò a darsi all’oppio, diventando dipendente. Fu proprio in una clinica per la disintossicazione che, nel 1929, scrisse, in sole tre settimane, il suo romanzo più conosciuto: Les enfants terribles (I ragazzi terribili).
Una volta abbandonate le avanguardie, Cocteau si rivolse ai classici come fonte di ispirazione, fin dalle riscritture delle tragedie di Sofocle Antigone, del 1922, e Oedipe roi del 1925. Con la pièce Orphée, del 1927, egli fu il primo, in Francia, a adottare il punto di vista della psicanalisi nella riscrittura dei miti greci. Questa proseguì con La machine infernale (La macchina infernale), del 1932, altra riscrittura teatrale del mito di Edipo.
Anche come regista cinematografico, Cocteau utilizzò l’approccio psicanalitico, mettendo in scena l’affiorare dell’inconscio e del subconscio; dichiarò infatti che il cinema era un modo di esprimere “il personaggio sconosciuto” che lo abitava. Nel 1930 firmò il film surrealista, che si scompone in quattro parti, Le sang d’un poète (Il sangue di un poeta). Nel 1943 raggiunse il grande pubblico firmando la
sceneggiatura del film L’éternel retour (L’eterno ritorno), trasposizione in chiave moderna della leggenda di Tristano e Isotta. Nel 1946 realizzò La belle et la bête (La bella e la bestia), ispirato al noto racconto di Mme de Beaumont.
Cocteau aveva ormai raggiunto il culmine della notorietà quando nel 1955 fu eletto all’Academie française.
L’artista si cimentò, infine, anche nella pittura, decorando le cappelle di Villefranche sur mer e di Saint-Blaise-des-Simples à Milly.
Jean Cocteau morì nel 1963.
“Il poeta vive nel mondo “reale”. Lo si teme perché mette l’uomo col naso nelle sue caccole. L’idealismo umano cede di fronte alla sua probità, alla sua inattualità (la vera attualità), al suo realismo che la gente considera pessimismo, al suo ordine che chiama anarchia. Il poeta è antiprotocollare. Si è creduto per molto tempo che fosse il capo del protocollo della inesattezza. Il giorno in cui il pubblico ha capito quello che era veramente, lo ha temuto.”