Come tutti ricordano, lo scorso 16 aprile è morto, a 70 anni, per il Coronavirus, lo scrittore cileno Luis Sepulveda. Egli era stato ricoverato il 29 febbraio nel reparto malattie infettive dell’Ospedale dell’Università centrale delle Asturie (Huca), a Oviedo, a causa della polmonite associata al virus e sommatasi ad altre complicazioni, e dopo quasi due mesi è purtroppo venuto a mancare. Sepulveda è stato il primo paziente illustre a essere risultato positivo al Covid-19; aveva iniziato a sentirsi male il 25 febbraio, due giorni dopo essere tornato da un viaggio a Povoa de Varzim, nel Nord del Portogallo, dove si era recato per un festival letterario. Dopo la diagnosi da Covid era stato trasferito all’Huca con la moglie, la poetessa Carmen Yanez, anche lei con sintomi da coronavirus ma, fortunatamente più lievi.
Oggi, nel giorno dell’anniversario della nascita dello scrittore, è doveroso rendere a lui omaggio, ripercorrendo la sua interessante vicenda biografica e ricordando l’enorme valore della sua espressione letteraria.
Luis Sepúlveda nacque in Cile nel 1949, precisamente, come si diceva, il 4 ottobre e crebbe insieme a suo nonno e a suo zio – due anarchici di origini andaluse poi fuggiti in Sud America -, i quali gli trasmisero la passione per la politica e pure per i libri. Fin da giovanissimo, Sepulveda fece uscire il suo talento per la scrittura che gli permise di vincere una borsa di studio per l’Uiversità di Mosca, dalla quale però venne espulso dopo soli pochi mesi a causa di alcuni contatti con dei dissidenti.
Luis rientrò allora in Cile e, da sempre impegnato politicamente, si iscrisse al Partito Socialista, divenendo finanche una delle guardie personali del presidente Salvador Allende. Nel 1973, a seguito del colpo di Stato ordito da Pinochet, lo scrittore venne imprigionato e torturato e fu liberato sette mesi dopo grazie all’intervento di Amnesty International. Una volta libero, Sepulveda si cimentò nel teatro impegnato, esprimendo le sue convinzioni politiche, e venne dunque arrestato una seconda volta e condannato all’ergastolo. Grazie all’interessamento, ancora una volta, di Amnesty International, però, la pena venne tramuta in 8 anni di esilio.
Nel 1977, allora, egli lasciò il Cile e fuggì prima a Buenos Aires e poi in Paraguay e in Ecuador. L’anno successivo, il cileno prese pure parte ai combattimenti della brigata internazionale Simon Bolivar in Nicaragua. Nel ’79, poi, egli si trasferì in Europa e negli anni Ottanta si unì all’equipaggio di Greenpeace. Tornò in Cile nel 1989 ma, a partire dal 1996, si stabilì in Spagna dove è rimasto fino alla sua dipartita.
Per quanto riguarda le sue opere la più famosa è, senza dubbio, “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, il racconto sul quale fu poi realizzato il film di Enzo D’Alò, “La gabbianella e il gatto”. Alla realizzazione di questo partecipò lo stesso scrittore, prestando la sua voce al personaggio del Poeta.
Ma Sepulveda fu pure autore di libri di poesia, di «radioromanzi» e di tanti racconti. Egli conquistò la scena letteraria, per la prima volta, con il suo romanzo, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, apparso in Spagna nel 1989 e in Italia nel 1993.