“Ho imparato molto di più vedendo film che leggendo pesanti tomi sull’estetica del cinema. La migliore educazione a fare film è farne uno.”
Non solo regista dall’incommensurabile valore, ma anche fotografo e sceneggiatore, Stanley Kubrick è stato, indubbiamente, una delle espressioni più potenti della cinematografia del XX secolo. Con il suo talento, attraverso le sue undici pellicole, il maestro ha praticamente toccato tutti i generi, offrendo spunti innovativi, originali e visionari. Oggi, nell’anniversario della sua nascita – che avvenne a New York, appunto, il 26 luglio del 1928 -, ci sembra pertanto oltremodo doveroso rendere omaggio al genio del Cinema, ripercorrendo le tappe della sua carriera che l’ha portato a realizzare capolavori che ormai sono Storia, sono patrimonio culturale.
Egli cominciò a lavorare come fotoreporter per la rivista Look. Nel 1949, il giovane girò, autofinanziandoselo totalmente, il suo primo cortometraggio dal titolo Day of the Fight. A venticinque anni, invece, il regista realizzò Il bacio dell’assassino, occupandosi di tutto, dalla regia al soggetto, fino al montaggio e alla sceneggiatura. Il suo lavoro successivo, poi, fu Rapina a mano armata.
A partire da questo momento, Kubrick cominciò a dare alla luce le sue pellicole dal successo enorme, che ancora oggi entusiasmano e convincono gli appassionati di cinema in tutto il mondo. A tal proposito, per cominciare, possiamo dunque citare Orizzonti di gloria e Spartacus, che gli valse ben quattro premi Oscar: miglior attore non protagonista, scenografie, costumi e fotografia. Arrivò, poi, il momento di Lolita, film che scatenò aspre reazioni e provocò la censura americana; proprio per questo motivo Kubrick , deluso, decise di trasferirsi in Inghilterra.
In seguito, il maestro girò Il Dottor Stranamore e 2001: Odissea nello spazio, i cui spettacolari effetti speciali, costati oltre sei milioni di dollari, ebbero il riconoscimento dell’Oscar
Del 1971 è, invece, il celebre Arancia Meccanica, a cui seguì, qualche anno dopo Barry Lindon, vincitore di quattro premi Oscar: migliore fotografia, musica, scenografie, costumi. Sulla scia di questi capolavori arrivarono, dunque, Shining, tratto dal libro di Stephen King e Full Metal Jacket, dove offre la sua visione sulla guerra in Vietnam.
Infine, l’ultimo titolo di Kubrick è Eyes Wide Shut, dal carattere erotico, mentre non riuscì a portare a termine A.I. Artificial Intelligence di cui restano alcune scene preparatorie girate e che però fu girato come omaggio da Steven Spielberg.
Una particolarità è che i suoi film vinsero diversi premi Oscar per così dire “tecnici”, ma a lui non fu mai riconosciuta una statuetta come miglior regista. Nel 1977, però, egli venne insignito del Leone d’oro alla carriera al Festival del Cinema di Venezia.
Al di là della sua indiscutibile grandezza in qualità di cineasta, attorno al regista ruotano una serie di leggende che, loro modo, rendono la sua personalità ancor più affascinante. Le testimonianze anche giornalistiche dell’epoca, ad esempio, tratteggiano il profilo di un uomo scontroso, maniacale, autoreclusosi nella sua villa, insieme a moglie e figli, e con una forte passione per il computer e l’informatica.
Stanley Kubrick morì il 7 marzo del 1999, il suo contributo alla cinematografia, ovviamente, resterà indelebile e sarà sempre una pietra miliare.