I giorni che vanno dal 27 al 30 settembre del 1943 sono passati alla Storia come le Quattro giornate di Napoli. Sono trascorsi 77 anni, infatti, da quando i napoletani, in appena quattro giorni, diedero prova di tenacia e resistenza e, da soli, nonché primi in Europa, scacciarono i nazisti tedeschi. Il 26 dello stesso mese, come sappiamo, nel capoluogo partenopeo, le truppe naziste cominciarono a fare dei rastrellamenti per deportare migliaia di giovani nei campi di lavoro fuori dall’Italia. Scoppiò, allora, una rivolta di massa la quale sfociò in una vera e propria guerriglia popolare. La gente comune, di ogni età e in ogni quartiere, armandosi di oggetti vari e di ciò che trovava, scese in strada a combattere.
Uno dei protagonisti in assoluto più noti di questa vicenda storica fu lo “scugnizzo” Gennaro Capuozzo, di soli 12 anni. Nato il 2 giugno del 1932, il fanciullo lavorava come apprendista commessa in una bottega ma decise di prendere parte all’insurrenzione. Egli, insieme ad altri giovanissimi compagni compì una delle azioni più significative di quei giorni. I piccoli, difatti, assaltarono un convoglio tedesco scortato da un blindato e catturarono diversi soldati nemici. Gennarino, poi, lottò con estremo coraggio negli scontri a Santa Teresa degli Scalzi, nei quali, però, mentre lanciava bombe a mano contro i carri armati tedeschi dal terrazzino dell’istituto delle Maestre Pie Filippini, fu colpito dall’esplosione di una granata nemica e perse la vita. Lo scugnizzo fu il più giovane caduto in combattimento durante le Quattro giornate e la sua morte generò ancora più rabbia nei cittadini.
Le gesta eroiche di Gennarino impressionarono talmente tanto che a Concetta Capuozzo, sua mamma, fu poi assegnata la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, per la quale si legge: “Appena dodicenne durante le giornate insurrezionali di Napoli partecipò agli scontri sostenuti contro i tedeschi, dapprima rifornendo di munizioni i patrioti e poi impugnando egli stesso le armi. In uno scontro con carri armati tedeschi, in piedi, sprezzante della morte, tra due insorti che facevano fuoco, con indomito coraggio lanciava bombe a mano fino a che lo scoppio di una granata lo sfracellava sul posto di combattimento insieme al mitragliere che gli era al fianco. Prodigioso ragazzo che fu mirabile esempio di precoce ardimento e sublime eroismo. Napoli, 28-29 settembre 1943.”
Anche e soprattutto a Gennaro Capuozzo è dedicato il bellissimo film del 1962, diretto da Nanni Loy, dal titolo “Le Quattro Giornate di Napoli”, ispirato al libro di Aldo De Jaco, “La città insorge: le quattro giornate di Napoli”. Lo scugnizzo, nella pellicola, è interpretato da Domenico Formato (ritratto nell’immagine di copertina).
Gennaro Capuozzo, detto Gennarino, è stato il più giovane partigiano d’Italia e a lui non possiamo che rendere omaggio. Al piccolo oggi sono dedicate vie e scuole elementari in vari luoghi del Paese, mentre una lapide segnala a Napoli il luogo esatto della sua morte. Va ricordato, inoltre, come egli non sia stato l’unico ragazzino a partecipare alla lotta per la liberazione dai tedeschi; infatti, come si diceva, diversi scugnizzi, provati dalla fame e dalla precarietà generale, si aggregarono in gruppi pronti alla guerriglia urbana contro gli invasori e alcuni di loro arrivarono fino al sacrificio estremo. Tra questi vanno menzionati Filippo Illuminato di anni 13, Pasquale Formisano di anni 17 e Mario Minichini di anni 19, alla cui memoria sono state attribuite altre tre Medaglie d’Oro al Valore Militare. A tutti loro è dedicato, in Piazza della Repubblica, sulla Riviera di Chiaia, il monumento allo Scugnizzo realizzato da Marino Mazzacurati negli anni Sessanta.