Trama: Peccato che noi adulti ci gingilliamo con i dispositivi. Fatalmente, poi, accade che ci perdiamo mondi da esplorare. Per fortuna i bambini hanno inaspettate risorse che ci stupiscono.
Kalandraka Edizioni
Recensione: Certamente Vera, la protagonista, è una voce fuori dal coro: una bambina che odia la tecnologia, odia i cellulari, quei maledetti aggeggi che nascondono gli occhi dei grandi, ma anche dei ragazzini. Tutta la vita che la circonda, anche quella degli sconosciuti incontrati per strada sembra essere legata ad uno schermo, i cellulari utilizzati per fotografare ogni momento, ogni pasto, un fenomeno atmosferico come un bellissimo aquilone. Vera è una rivoluzionaria e la sua unica salvezza è la nonna che si oppone al progresso tecnologico, vuoi per l’età, vuoi per indole, ma che vive beatamente lontano dalla città in una casetta immersa nel verde. Le due si accordano per un gioco che vedrà coinvolti emeriti sconosciuti: accantonare per un po’ gli smartphone e guardarsi negli occhi. Il gioco raggiunge il suo scopo: la gente riscoprirà il piacere di chiacchierare guardandosi in faccia.
Passiamo alle note dolenti, i miei ragazzini, pur non possedendo un dispositivo personale, si trovano spesso ad utilizzare quello di noi genitori ed hanno visto di mal grado l’idea di Vera. A loro piace giochicchiare con il telefonino, hanno delle limitazioni e si sono immedesimati con gli antagonisti di Vera. Però, è bastato ricordargli di quanto si divertano a giocare con gli amichetti in una cameretta o in uno spazio aperto, tanto da dimenticarsi completamente del cellulare.
Ammetto, e non me ne vergogno, che anche io sto spesso a controllare il telefono, ma sicuramente preferisco vivermi gli affetti in maniera diretta lasciando il cellulare sepolto nella borsa.
Purtroppo, per quel che ci sta accadendo a causa della pandemia, attualmente pare che questi schermi siano l’unico modo per avere contatti con le nostre conoscenze e se ciò fosse accaduto qualche decennio fa non avremmo potuto vedere gli occhi del nostro interlocutore, anche se solo virtuali.
Cerchiamo di non abusare della tecnologia, essa è subdola, può essere tanto nostra alleata quanto nemica acerrima.
Appena sarà possibile, proviamo a mettere da parte gli smartphone e torniamo ad abbracciare e scrutare gli occhi dei nostri amici e parenti.
Bellissime anche le illustrazioni delle tavole: pennellate ad acquerello su disegni incisivi, divertenti, dove le forme risultano quasi stilizzate, mentre i particolari sono ritratti in maniera molto precisa e definita.
Una storia che ogni genitore dovrebbe leggere a se stesso ad ai propri figli come ho fatto io ieri sera, con me stessa e con i miei ragazzi.
“Acchiappasguardi” è finalista al XII Premio Internazionale Compostela.
Marina Núñez (Barcellona, Spagna, 1990) Laureta in Scienze dell’Educazione e della Formazione, nell’indirizzo di Inclusione Sociale, ha frequentato due corsi postlaurea in mediazione linguistica e studi di genere. Ha seguito diversi corsi sui metodi dell’Educazione Libertaria e sull’insegnamento dello yoga per l’infanzia. È docente di spagnolo per adulti stranieri a Barcellona. Ha pubblicato due albi illustrati. Insieme a Avi Ofer ha vinto il Premio di Racconto per l’Infanzia dell’Ospedale pediatrico Sant Joan de Déu 2019.
Avi Ofer Dopo aver ottenuto il diploma artistico, dal 1998 ha frequentato diversi corsi di formazione in fotografia, animazione e tecniche audiovisive a Tel Aviv. È illustratore, progettista e regista di film di animazione. Lavora sia col digitale che col disegno tradizionale. Ha partecipato a diverse rassegne come il Festival Internazionale du Annecy (Francia) e Cinanima a Espinho (Portogallo). Ha illustrato «L’orsetto di Fred» di Iris Argaman, tradotto dall’ebraico in francese, italiano (Gallucci), inglese e spagnolo. Vive a Barcellona.