Il 3 giugno, è morto a New York Edmund White, scrittore pioniere della letteratura Lgbtq+. White aveva 85 anni ed era sieropositivo all’Hiv dagli anni ’80, è sopravvissuto a due ictus nel 2012 e ad un infarto nel 2014. Nella sua carriera scrisse oltre 30 libri e decine di articoli e saggi in cui scavò a fondo principalmente nelle sue stesse esperienze sessuali. Le sue opere sono state tutte best seller anche per la grazia con cui raccontava i dettagli sessuali più intimi. Per questo, Chicago Tribune lo definì il ‘padrino della letteratura queer’.
La sua ultima opera è stata pubblicata quest’anno, ‘The Loves of My Life: A Sex Memoir’, lui stesso l’ha definita, una ‘sex memoir’, in quanto descrive incontri con circa 3 mila uomini con cui ha anche avuto rapporti sessuali. In Italia, l’autobiografia uscirà il 20 giugno pubblicata da Playground con il titolo ‘Gli amori della mia vita’.
Un giovane americano
Primo volume della acclamata tetralogia parzialmente autobiografica di Edmund White, racconta la formazione di un adolescente negli Stati Uniti ingenui e moralisti degli anni Cinquanta. Il terrore degli altri, il senso di solitudine, il desiderio di appartenere al gruppo e di diventare popolare, l’indifferenza del padre, l’eccessivo attaccamento della madre, lo sforzo di capire se stesso. Sono questi i dolori, le angosce e le aspirazioni che il giovane protagonista fronteggia, immergendosi nell’arte e nell’immaginazione. Universi che considera più decifrabili e abitabili, ma che non riescono a esentarlo dalla vita. Questa, infatti, incombe nella forma del desiderio per gli uomini, costringendolo a combattere senso di colpa e vergogna, per arrivare, infine, a una più piena consapevolezza di sé.
L’umile amante
Aldwych West è un milionario di quasi ottant’anni, separato dalla moglie, e da sempre gay. Un uomo pigro e mediocre, immerso nei blandi doveri della buona società. Abita in un lussuoso appartamento di Manhattan e conduce una vita tranquilla e abitudinaria, che però si interrompe quando mette gli occhi su August Dupond, un giovane e bellissimo ballerino franco-canadese, solista del New York City Ballet, sublime interprete delle storiche coreografie di Balanchine. È l’inizio di un ‘amore folle’, sempre in bilico tra desiderio erotico e ammirazione spirituale, e per il quale Aldwych deciderà di mettere a rischio la propria smisurata fortuna, dedicandosi a un progetto impossibile che ha lo scopo di soddisfare le aspirazioni del giovane danzatore. Ma a scombinare i piani di Aldwych interviene Ernestine, la cinica sessantenne moglie del nipote, orgogliosamente sadica (il solo tipo di sesso che sembra soddisfarla), invaghitasi a sua volta di August Dupond, e decisa a trasformarlo nel suo amante e accompagnatore. Una tragicommedia scandalosa e indimenticabile che esplora le diverse sfumature dell’amore e del desiderio erotico.
L’uomo sposato
Austin è un cinquantenne americano, gay e sieropositivo, che vive a Parigi (siamo a cavallo degli anni Ottanta e Novanta). Giornalista culturale per riviste di lingua inglese, impegnato nella stesura di una voluminosa enciclopedia sui mobili antichi (il suo campo di studi) è un brillante frequentatore dell’aristocrazia francese, e dei ricchi espatriati americani a Parigi. Per caso, in una piccola palestra, conosce Julien, un architetto ventottenne, sposato. Giovane e attraente, con modi eleganti e un’attenzione ostinata per il proprio aspetto non esita a esibire una sincera ambiguità sessuale. «È merce particolare» avverte un amico di Austin, riferendosi ai pregi e ai difetti di una possibile relazione con un bisessuale, con un “uomo sposato”. Il rapporto sentimentale tra Julien e Austin si consolida, e assume anche il divertente e istruttivo aspetto di un’autentica collisione tra Nuovo e Vecchio Mondo, tra cultura americana e cultura francese. Ma all’orizzonte incombe un’ombra dolorosa. Julien, infatti, ha alcuni problemi di salute, solo apparentemente banali, che non riesce a risolvere. Scopre così di essere anch’egli sieropositivo, ma, a differenza di Austin, che è in forma e robusto, dopo un primo periodo di difficile assestamento, Julien è costretto ad affrontare il graduale peggioramento delle proprie condizioni. Quarto e ultimo volume della celebre tetralogia parzialmente autobiografica di White (Un giovane americano, La bella stanza è vuota, La sinfonia degli addii) è la cronaca di un amore adulto, sincero e complesso, negli anni difficili dell’esplosione dell’AIDS.
Jack Holmes e il suo amico
Jack Holmes e Will Wright arrivano a New York negli anni Sessanta, poco prima che esplodano i movimenti di liberazione. Jack è un ragazzo del Midwest, prestante e timido, appassionato di letteratura e di arte e con desideri omosessuali inespressi. Will Wright, invece, viene da una famiglia cattolica snob e tradizionalista, ed è un aspirante romanziere con una passione smisurata per le donne. Jack e Will si ritrovano a lavorare fianco a fianco in una rivista culturale e in breve tempo diventano grandi amici. Ma la loro amicizia ha in sé una complicazione. Jack, infatti, è innamorato di Will. Sarà proprio la frustrazione e la tenerezza generate da questo amore non ricambiato ad animare e segnare un’amicizia ventennale, che è un percorso accidentato nei territori del matrimonio e dell’adulterio per Will e della libertà sessuale per Jack. Edmund White torna al romanzo con il racconto preciso e autentico del potere del desiderio e del valore dell’amicizia, ma anche con una riflessione acuta sulle regole e i codici che regolano i nostri rapporti e i nostri istinti.
La vita di prima
Ruggero è un anziano musicista italiano che vive a New York, sposato in seconde nozze con Constance, una trentenne americana. Entrambi bisessuali, con numerose relazioni alle spalle, una sera si accordano per scrivere le proprie memorie, rivelando così le parti più intime e scabrose del loro passato, che avevano deciso di tenere nascoste per un’ostinata diffidenza verso la verità e la trasparenza. Costretti, per un incidente sciistico, a rimanere chiusi nel loro chalet in Svizzera, cominciano quest’opera di disvelamento, leggendosi le proprie pagine a turno. Constance racconta dei suoi primi e sfortunati matrimoni, nonché della sua relazione con una critica d’arte arrivista e mondana, e Ruggero della sua educazione erotica in Sicilia e degli amori romani, prima del matrimonio con un’aristocratica musicista tedesca. Ma il capitolo più importante e delicato riguarda la tormentata relazione tra Ruggero, allora quarantenne, e il celebre scrittore Edmund White, ormai ottantenne. Una storia entusiasmante e complessa che, da una parte è un prologo della futura storia tra Constance e Ruggero, e dall’altra, è soprattutto la cronaca spietata e acuta delle difficoltà di una relazione tra persone di età molto diverse, della toccante illusione che le anima, nonostante, come sottolinea lo stesso Edmund White, siamo “immersi in una cultura che ci ricorda a ogni istante quanto sia assurdo per un vecchio aspettarsi l’amore da un giovane”.
Gli amori della mia vita. Un memoir erotico
«Ho un’età in cui uno scrittore dovrebbe finalmente dichiarare quel che per lui conta di più: per me sono le migliaia di partner sessuali che ho avuto.»
«Gli amori della mia vita è un grido all’accoglienza e a non odiare nessuno, soprattutto sé stessi.» – Enrico Rotelli, La Lettura
Con questa ammissione toccante, Edmund White avvia un racconto acuto e spassoso della propria vita erotica, arricchita da protagonisti indimenticabili: adolescenti dall’eccitazione facile, giovani e bellissimi biondi del Midwest, rozze marchette senza scrupoli, attori in rampa di lancio, ingenui masochisti, eterosessuali curiosi e competitivi (solo per citarne alcuni). Ma quello di White è uno sguardo capace di cogliere, a partire dalle proprie esperienze personali, anche le abitudini, i valori e le tendenze delle comunità in cui vive, riuscendo in tal modo a restituire settant’anni di vita americana (e occidentale), dai moralisti anni Cinquanta ai primi movimenti di emancipazione gay degli anni Sessanta culminati nella rivolta di Stonewall del 1969, dai liberi e trasgressivi anni Settanta alla catastrofe dell’AIDS degli anni Ottanta, dal sesso al tempo delle app e alla rivoluzione woke.