“All you need is flowers” è il titolo della personale di Massimo Barlettani, allestita nella Galleria P.R.A.C., “Piero Renna Arte Contemporanea”, curata da Filippo Lotti, in via Nuova Pizzofalcone 2, a Napoli, fino al 20 marzo 2019. Ciclamini, iris, tulipani, papaveri, le calle con la loro corolla scultorea, le rose con il loro simbolismo, le complicate architetture dell’orchidea, fino alla leggerezza dei fiori di campo, sono le fonti di ispirazione dell’artista toscano. Ventiquattro opere, acrilici su tela, di vari formati, riprendono l’universo dei fiori con la loro immensa capacità di comunicare bellezza, attraverso i cromatismi dei petali, l’esplosione dei pistilli, le molteplici sfumature delle corolle, le tonalità degli steli e delle foglie. Una festa di fiori dove le opere sembrano animarsi, muoversi e danzare in una sinfonia di colori restituendo un grande senso di armonia.
La ricerca artistica di Barlettani si è sviluppata con un percorso che dalla pittura astratta si è evoluto in una ridefinizione figurativa di elementi iconici, in particolare figure femminili ed elementi naturali. Dipinti realizzati con velature e luce, masse e vuoti, forme e dettagli che riconducono alla grande pittura impressionista, passando attraverso l’arte giapponese, fino ai geni della fotografia contemporanea. Le sue opere rievocano presenze fluttuanti di luce e di vibrazioni cromatiche, dipinti evanescenti che arrivano a rarefarsi.
Una grande mostra sul ruolo svolto dai giardini e dai fiori nell’evoluzione dell’arte, intitolata “Painting the Modern Garden: Monet to Matisse“, dai primi anni del 1860, fino agli anni ’20 del 1900, è stata allestita qualche anno fa alla Royal Academy of Arts di Londra. Una mostra incentrata sull’evoluzione del giardino moderno, nelle sue molteplici forme e nella ricca tipologia di fiori, con i dipinti di alcuni dei più importanti artisti impressionisti, post impressionisti e avanguardisti del primo Novecento. Monet è, probabilmente, il più importante pittore di giardini nella storia dell’arte, celebre è la sua affermazione che doveva la sua creatività, “ai fiori”. Per tutti gli artisti, il giardino e i fiori hanno dato la libertà di aprire nuovi orizzonti e la possibilità di esplorare il mondo in continuo cambiamento.
Per Barlettani, come per i suoi illustri predecessori, i fiori sono l’oggetto più spettacolare della natura, che vanno oltre la bellezza estetica per qualcosa di più profondo. Hanno la forza evocativa, ma sono anche molto fragili. Sono delle figure organiche libere e non possono essere recise. Sono delicati, seducenti, profumati, leggeri e fuggevoli, non a caso sono i protagonisti indiscussi non solo delle arti figurative, ma anche della letteratura, del cinema e della fotografia. Un esempio sono i fiori di Robert Mapplethorpe, che li ha immortalati sempre in primo piano, soli e fluttuanti su un fondo nero. Anche se totalmente distanti per tema e soggetto, questi scatti hanno qualcosa in comune con i suoi nudi maschili. Per Barlettani in pittura e Mapplethorpe in fotografia, i fiori sono un mezzo per catturare ed esaltare la bellezza, quell’armonia che governa l’universo e che, quindi, è rintracciabile negli altri elementi naturali, come appunto il mondo floreale. Bellissimi boccioli affusolati che ripiegano su sé stessi, che si chiudono o si aprono, che si piegano al vento con i loro lunghi steli. Sono forme flessuose ed eleganti che quasi accentuano la vita propria di petali e gambi, dinamici e nostalgici.
Sesso, amore, bellezza, vita e morte, dunque. Ecco ciò che sta racchiuso dentro questo preciso incrocio di petali, dietro l’intricato scorrere delle venature, dietro quello che evidentemente resta, in assoluto, uno dei soggetti più amati dagli artisti.