Una mail, qualche foto ed un po’ di musica; questo è quello che arriva, di norma, a chi, come noi, ha il compito di recensire un prodotto. Raramente, però, questo non basta per quantificare e dare un giusto giudizio al lavoro che ci viene presentato; a volte, come in questo caso, non si trovano le giuste parole per descrivere ed allora bisogna prendere tempo, perché…non tutte le emozioni si possono esprimere con facilità. E’ un caso particolare quello degli Azul ⴰⵣⵓⵍ band capitanata da Marilena Vitale (già Fede’n’Marlen) e Dario Di Pietro (Flamenco Napuleño). Il termine Azul ⴰⵣⵓⵍ deriva da una parola berbera che significa “Vieni verso il mio cuore” ed è un chiaro invito alla mescolanza ed alla contaminazione, alla possibilità di riconoscere le similitudini e le differenze culturali da cui siamo caratterizzati in questo incessante scambio globale. E’ un gruppo di ragazzi che, in tempi difficili come questi che attraversiamo, ha deciso di portare avanti l’idea di unione, di amore, di superamento dei limiti oltre le barricate; e di questa idea ne hanno fatto un album. Ho avuto la possibilità di contattarli per qualche domanda ed ecco cosa ne è uscito fuori.
- Una band neonata ma che ha origini radicate nel profondo; come e quando nascono gli Azul?: Azul è un piccolo mondo che racchiude dentro di se i background musicali di noi quattro componenti . Dall’amore per il jazz a quello della tradizione poetica e cantautorale del sud america, dalla melodia napoletana al folk americano, di oceani sotto i ponti ne passa! L’incontro è avvenuto quasi 1 anno fa,decisi a prenderci un posto nel panorama live e dopo poco abbiamo debuttato al Teatro Galleria Toledo di Napoli.
- “Mescolanza”, “contaminazione”, “scambio globale”: tre parole che possono dire/fare tanto ma, che oggi, sono viste con scetticismo. Come può intervenire la musica per ricucire questi rapporti?: La musica è un traduttore abbastanza fedele dei tempi, lo scambio globale non è stato inventato da noi. Le persone fanno politica con gli slogan e poi si comportano in maniera totalmente opposta. Ci mescoliamo tutti i giorni, gli stessi che ripudiano questo concetto poi imparano le ricette srilankesi dalla loro domestica magari tenuta a nero! Allo stesso tempo la musica è un veicolo, ma per chi già ha una certa cultura e può decifrarne i contenuti. Si suona per chiunque ma non chiunque interiorizza delle scelte fatte dagli artisti in tema di contaminazione. A molte persone piace semplicemente “riconoscersi”. Quando un musicista canta nella tua lingua e riporta la tua tradizione ti senti rappresentato e orgoglioso. La musica può aiutare a rendere inesistenti i confini ma c’è bisogno di una voglia comune per realizzarlo.
- E’ chiaro il riferimento all’amore; questo è un disco d’amore. Quanto è stato importante avere una degna voce femminile a saperlo rappresentare?: D’amore alla decrescenziana maniera probabilmente sì. In questo disco i temi sono molteplici, c’è la descrizione di un momento in una calle di Barcelona che diviene mondo magico fatto di fratellanza, il racconto di stati di ansia vissuti dalla follia di un artista, la lettura della realtà su chiavi e dimensioni diverse con l’espansione dell’essere e poi si, due canzoni d’amore, che però poteva rappresentare chiunque, non crediamo sia appannaggio del genere femminile.
- E’ un lavoro molto introverso e tenero. C’è una cura dei suoni e delle melodie molto particolare. Come ha reagito il pubblico durante i live?: Purtroppo non si spogliano! Scherziamo. II pubblico sembra essere molto affascinato dalla scelta della tromba come strumento solista, dall’utilizzo dello spagnolo come lingua di comunicazione, dai suoni studiati canzone per canzone che Dario usa per la chitarra elettrica e dalla versatilità ritmica della batteria percussiva. Cerchiamo di dare tanti spunti, dal più intimo al più disordinato e folle.
- Un anno che va, un anno che incomincia; quali i prossimi passi e le prossime date degli Azul?: Nell’immediato futuro abbiamo concerti in Campania, in primavera torneremo a suonare fuori.
- A voi, per i saluti finali: Azul ⴰⵣⵓⵍ è una parola berbera, un saluto bellissimo che significa “vieni verso il mio cuore” . Quale modo migliore per congedarsi? Grazie!
Un disco dalle sonorità calde, tenui, che accompagna l’ascoltatore verso un’apertura a quei sentimenti, a volte, troppo nascosti per essere esternati con facilità. Un’ottimo lavoro sugli arrangiamenti e sulle linee melodiche senza, per questo, strafare oltre il necessario. Un lavoro sartoriale che risente delle pregresse influenze musicali e apre nuove strade, all’ascoltatore, verso cammini sentimentali sicuramente noti ma che é bene approfondire. Un disco che, nella sua apparente semplicità, merita un posto di rilievo negli scaffali della musica odierna. E’ giusto citare Enrico Valanzuolo (Tromba) e Riccardo Schmitt (batteria e percussioni) in quanto parte integrante di questa bella scoperta musicale e coloro che hanno, inoltre, contribuito alla creazione di questo flusso: i maestri Arturo Caccavale, Francesco Varchetta, Mirko Grande e Roberta Cacciapuoti. Un flusso di emozioni che non per forza necessitano di un’elaborata ritmica; citando il maestro Benigni: ” Non esiste una cosa piú poetica di un’altra. Innamoratevi! Se non vi innamorate é tutto morto!“. Ed é con questa esortazione che vi lascio all’ascolto di questo piccolo gioiello nascosto non prima, però, di avervi segnalato le pagine ufficiali di questi ragazzi per poterli seguire e sostenere. Potete seguirli attraverso la loro Pagina Ufficiale Facebook, la Pagina Ufficiale Instagram e il Canale Ufficiale Youtube.