Orgoglio tutto partenopeo questo splendido molossoide in realtà ha origini molto lontane.
Si tratta infatti di una delle razze più antiche: reperti di terra cotte risalenti alla civiltà Mesopotamica raffigurano questi mastodontici cani.
Anche i sumeri allevarono, se non proprio questa razza, una molto simile al mastino napoletano per la caccia di animali di grosse dimensioni o nelle guerriglie contro i nemici.
In Europa è noto che lo stesso Carlo Magno era solito regalare questi grossi cani per le campagne di conquista delle terre.
Columella nel “De re rustica”, risalente al I secolo d.C. parlò di questi cani come ottimi guardiani.
Invece dopo la II guerra mondiale il mastino napoletano rischiava l’estinzione fino al 1949 che la razza venne riconosciuta ufficialmente e vennero elaborati gli standard di razza ispirato all’esemplare di Scanziani “Guaglione”.
Questo grosso cane, che può tranquillamente superare i 60 kg, appartiene al secondo raggruppamento ENCI.
Si tratta di un brachimorfo dal capo massiccio con pelle abbondante che forma rughe e pliche sulla testa ed una grossa giogaia sul collo; le mascelle sono grosse e potenti, fatte per serrarsi.
Anticamente le orecchie pendenti e la lunga coda venivano amputate, oggi è illegale e non rientra negli standard.
In realtà pur essendo un “carrarmato” si tratta di un cane dall’indole pacifica e pigra.
Come per ogni cane, a prescindere dalla razza, è fondamentale una buona educazione di base che vada a lavorare sulle caratteristiche del soggetto non incentivando possessività e territorialità.
Se questo cane vi affascina ponderate bene, infatti, purtroppo si tratta di soggetti delicati (facilmente inclini alla torsione dello stomaco) e poco longevi, come purtroppo tutti i cani di taglia grande, questo escludendo le enormi spese di mantenimento alimentari e sanitari.