Era attesa nella bella Napoli da ormai tre anni, colpa del covid che non permise nessun incontro e il suo evento fu cancellato. Allora avrebbe presentato il suo romanzo dal titolo Sete. Ora, finalmente, Amélie Nothomb è sbarcata a Napoli per due eventi sold out. Il suo ultimo libro intitolato Il libro delle sorelle è un gioiellino ed arriva a meno di un anno da Primo sangue, suo penultimo lavoro, entrambi editi dalla Voland.
E siamo abituati -almeno chi la segue assiduamente come me- ad attendere una volta l’anno far capolino nelle librerie un suo nuovo lavoro. Autrice tradotta in 45 lingue e con cento romanzi scritti (di cui solo trenta editi). Quello di Amélie è un mondo favoloso, ma non confondetela con l’omonima cinematografica con cui non ha nulla da spartire.
Prima tappa il 23 febbraio 2023. Il luogo scelto è quello dell’ ultimo appuntamento mancato, la libreria #Iocisto al vomero. Una libreria che in questi giorni festeggia i dieci anni di attività. Composta da soci volontari che si alternano tra gli scaffali zeppi di cultura. Un progetto solidale di forte impatto emotivo, chi ci lavora lo fa per l’amore dei libri e non per un tornaconto economico. Da sostenere!
La libreria, Il cuore del libro, come il titolo presentato dalla Nothomb: “libro” delle sorelle e non “romanzo” per sottolinearne la sacralità.
Amélie arriva puntuale in libreria, vestita di nero come suo solito, ha un’aria bohèmien e peccato non indossi uno di suoi famigerati cappelli.
Una donna uscita da un piccolo mondo antico, non avvezza ai social, a lei piace comunicare scrivendo libri e lettere. Il punto di contatto con i lettori sono solo i suoi libri, “reciprocità” dice lei, dare e avere, sensibilità, interscambio di energia e se non ci fosse tale il suo lavoro non avrebbe senso. Il rapporto univoco sarebbe muto.
Il libro delle sorelle:
Nora e Florent vivono un idillio perpetuo. Spinti dagli amici e dalle convenzioni sociali, decidono di avere dei figli. Tristane, la primogenita, nasce nel giro di poco tempo, ma nulla cambia: Florent ha occhi solo per Nora, che lo ricambia. La bimba, dotata e brillante, impara a essere discreta e soffre nel non trovare un posto nella coppia fin troppo affiatata formata dai genitori. La sua solitudine finisce con la nascita della sorellina Lætitia. A prima vista le due bambine provano un trasporto forte e incondizionato l’una per l’altra, con il tempo il loro rapporto esclusivo e infallibile diventa uno scudo contro l’indifferenza dei genitori (fonte ibs)
Un libro intimo e personale, un finale più prevedibile rispetto ai suoi precedenti lavori. C’è sempre un sottofondo di tragedia nelle sue storie e lei nell’ intervista in libreria lo conferma, però aggiunge: c’è tanto umorismo, perché le due cose (tragedia e umorismo) vanno spesso di pari passo.
Seconda tappa il 24 febbraio 2023. Il palcoscenico scelto per l’ incontro è il Teatro Bolivar nel cuore di Materdei. Un teatro vero e proprio e con un pubblico di giovani delle scuole secondarie . A loro è stato dato da leggere il libro Primo sangue e qui nascerà un bel dibattito. Il progetto è nato dall’ idea dell’associazione culturale La pagina che non c’era.
La pagina che non c’era porta gli scrittori tra i banchi promuovendo un concorso nazionale di scrittura per gli alunni delle scuole secondarie di I e II grado. Un’idea nobile e coraggiosa per incentivare la lettura tra i giovani che crescono nelle periferie difficili.
La lettura come un gioco a fini culturali e didattici.
Amèlie Nothom è al centro del palco, supportata da Maria Laura Vanorio responsabile del progetto e dalla traduttrice dei libri della Voland Federica Di Lella, entrambe fanno da relatrici all’ incontro.
Primo Sangue:
Infanzia, giovinezza, matrimonio e primo incarico diplomatico di Patrick Nothomb, rampollo di una delle più influenti famiglie del Belgio. Fra una madre troppo presto vedova, dei nonni a dir poco bizzarri e una banda di zii quasi coetanei, il piccolo Patrick si impegna a diventare uomo… Pagine sorprendenti di una storia familiare che ogni lettore divorerà con commozione e divertimento (fonte ibs)
Il libro è dedicato al padre, morto recentemente per Covid. Come se il padre l’avesse guidata mentre lo scriveva, facendolo poi rivivere attraverso le sue pagine. Una sorta di comunicazione tra padre e figlia, un affetto viscerale che continua e diventa ultraterreno. Forse è il libro più personale della Nothomb che regala al suo pubblico una parte della sua anima.
L’evento è anche l’occasione per parlare della carriera di scrittrice per motivare i giovani alla lettura ( attività imprescindibile della scrittura) e magari tra di loro si nasconde il talento acerbo di un giovane scrittore.
Ciò che mi colpisce tra i discorsi fatti è la: “teoria” della sottrazione:
Uno scrittore consumato non ha bisogno di riempire troppe pagine di parole per “rendere” un concetto. Amèlie Nothomb è sicuramente uno di questi -i suoi libri sono brevi- e riesce a condensare il suo pensiero in poche e semplici frasi. Poche parole efficaci e calibrate per esprimere qualcosa e via il superfluo, quindi un lavoro per sottrazione. Arrivare al punto e colpire il lettore. Sarà questo il segreto del suo successo?
Sicuramente, il dono della sintesi insieme alla originalità, alla dolcezza, ad un pizzico di malinconia è uno dei tanti tratti distintivi di questa scrittrice d’altri tempi.
Lascio Amélie sommersa dall’affetto dei ragazzi e da una pila gigantesca di copie da autografare.
Salut!