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Reading: Amerzone The Explorer’s Legacy [PLAYSTATION 5 – RECENSIONE]
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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
NerdangoloVideogiochi

Amerzone The Explorer’s Legacy [PLAYSTATION 5 – RECENSIONE]

Danilo Battista
Danilo Battista 4 settimane fa
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8 Min Lettura
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Amerzone The Explorer’s Legacy – Un remake che onora il passato e guarda al futuro
Amerzone: The Explorer’s Legacy, il primo videogioco firmato da Benoît Sokal, torna sotto i riflettori grazie a un remake di altissima qualità realizzato da Microids. Originariamente pubblicato nel 1999, questo titolo rappresenta il debutto del celebre autore belga, noto soprattutto per la saga di Syberia, nel mondo delle avventure punta e clicca. Con questo rifacimento, Microids dimostra un rispetto profondo per l’eredità di Sokal, scomparso nel 2021, riuscendo a modernizzare un’opera affascinante ma gre­—pur con le sue ingenuità tipiche di un esordio—senza snaturarne l’anima. Il risultato è un’avventura che sa parlare sia ai nostalgici sia ai nuovi giocatori, offrendo un’esperienza visivamente spettacolare e più solida sotto il profilo ludico.
Un viaggio nel cuore dell’Amerzone
La trama di Amerzone: The Explorer’s Legacy rimane fedele all’originale. Vestiamo i panni di un giovane giornalista, silenzioso e senza nome, incaricato di intervistare Alexandre Valembois, un anziano studioso caduto in disgrazia e isolatosi in un faro sulla costa francese. L’incontro, però, prende una piega inaspettata: il vecchio, ormai in fin di vita, affida al protagonista una missione cruciale prima di spirare. Gli consegna un uovo di una rara specie di uccello bianco e lo incarica di riportarlo nell’Amerzone, un’isolata nazione sudamericana avvolta nel mistero. Senza esitazione, il protagonista accetta e si imbarca in un viaggio che lo porterà a esplorare un mondo dimenticato, seguendo le tracce di Valembois e dei suoi compagni, in un’avventura che si dipana attraverso diari, ricordi e vestigia di un’epoca passata.
L’Amerzone è un luogo immaginario ma vivido, un microcosmo che richiama le atmosfere del Sud America coloniale, con le sue giungle lussureggianti, rovine antiche e una cultura schiacciata da decenni di fascismo e modernità imposta. La narrazione non è il punto di forza del gioco: la storia, pur suggestiva, manca della profondità emotiva di Syberia e può risultare meno coinvolgente. Tuttavia, il fascino risiede nell’ambientazione. Sokal dà vita a un mondo esotico e credibile, popolato da creature fantastiche come giraffe di fiume, tapiri lucertola e gli enigmatici uccelli bianchi, che conferiscono all’Amerzone un’aura di mistero e meraviglia. Ogni scorcio, ogni frammento di lore—che si tratti di un diario sbiadito o di un tempio abbandonato—invita alla scoperta, trasformando il giocatore in un vero esploratore.
Un remake che amplia e modernizza
Dal punto di vista ludico, Amerzone: The Explorer’s Legacy resta un’avventura punta e clicca classica, basata su esplorazione, raccolta di oggetti e risoluzione di enigmi. Rispetto al gioco originale, che era relativamente breve e semplice, questo remake introduce numerose novità che ne arricchiscono l’esperienza. Microids ha ampliato quasi ogni sezione di gameplay, aggiungendo nuovi enigmi e rielaborando quelli esistenti per renderli più articolati e soddisfacenti. Sebbene la difficoltà rimanga accessibile—lontana dai rompicapi più ostici di certi classici del genere—il lavoro di redesign è ammirevole. Gli enigmi, pur fedeli allo spirito di Sokal, risultano più vari e meglio integrati nella narrazione, evitando quella sensazione di “prove slegate” tipica di alcune avventure degli anni ’90.
Un elemento di spicco è il sistema di aiuti integrato nel diario del protagonista, che rende il gioco adatto a ogni tipo di giocatore. Per chi teme di rimanere bloccato, il diario offre suggerimenti graduali: si parte da indizi vaghi fino a indicazioni esplicite, senza mai forzare l’aiuto. Chi preferisce un’esperienza più pura può ignorare del tutto il sistema, ma la sua presenza è una manna per i neofiti o per chi vuole un ritmo fluido. L’unico neo è che i giocatori più esperti, abituati a sfide complesse, potrebbero trovare gli enigmi troppo lineari, anche al livello di difficoltà più alto.
Un restauro visivo e sonoro mozzafiato
Il comparto tecnico è uno dei punti di forza del remake. La grafica, completamente ricostruita, trasforma l’Amerzone in un mondo vibrante e immersivo. Gli ambienti—dalle paludi nebbiose ai templi ricoperti di rampicanti—sono stati ridisegnati con una cura maniacale per i dettagli, sfruttando al meglio le tecnologie moderne senza perdere il fascino pittorico di Sokal, che era prima di tutto un illustratore. La palette di colori, che spazia dai verdi intensi della giungla ai toni caldi delle rovine, crea un’atmosfera avvolgente, supportata da un comparto sonoro di prim’ordine. La colonna sonora, discreta ma evocativa, si alterna a effetti ambientali—il fruscio delle foglie, il canto di creature sconosciute—che amplificano l’immersione.
Il sistema di movimento è rimasto fedele all’originale: non si esplora liberamente in 3D, ma ci si sposta tra punti predefiniti, osservando l’ambiente e interagendo con oggetti e personaggi. Questa scelta, che potrebbe sembrare datata, si rivela azzeccata: permette di concentrarsi sull’esplorazione e sugli enigmi senza distrazioni, mantenendo il ritmo tipico delle avventure punta e clicca. L’interfaccia è stata semplificata e resa più intuitiva. L’inventario, ora un piccolo selettore sempre visibile, sostituisce i vecchi menù a tutto schermo, rendendo l’interazione più rapida. Anche i menù secondari, come quello degli obiettivi o dei collezionabili, sono integrati nel diario del protagonista, un tocco che rafforza l’immedesimazione.
Un omaggio che trova il suo posto
Amerzone: The Explorer’s Legacy non pretende di essere una rivoluzione. L’opera originale, pur affascinante, era un debutto con i suoi limiti, e il remake non cerca di trasformarla in qualcosa che non è. Tuttavia, riesce nel difficile compito di rendere un gioco di nicchia rilevante nel 2025. Con una durata maggiore rispetto all’originale, un gameplay più robusto e una presentazione visiva di altissimo livello, il titolo si rivolge sia ai fan di Sokal sia a chi scopre l’Amerzone per la prima volta. Non è un’avventura per chi cerca enigmi estremi o una narrazione epica, ma per gli amanti del genere punta e clicca, che apprezzano un’esperienza rilassata e immersiva, è una gemma da non sottovalutare.
Il prezzo riflette l’impegno profuso nel remake, anche se uno sconto futuro potrebbe renderlo ancora più appetibile. In un mercato dove le avventure punta e clicca di questo tipo sono rare, Amerzone: The Explorer’s Legacy si distingue come un omaggio rispettoso e ben eseguito, che celebra il talento di Benoît Sokal e dimostra come un classico possa trovare nuova vita senza perdere la sua identità.
Voto: 7.5/10
PRO
  • Grafica spettacolare e ambientazioni immersive
  • Gameplay ampliato con enigmi nuovi e rielaborati
  • Sistema di aiuti versatile, perfetto per ogni giocatore
  • Interfaccia moderna e intuitiva
  • Fedeltà all’opera originale con miglioramenti significativi
CONTRO
  • La trama manca di profondità emotiva
  • Enigmi troppo semplici per i veterani del genere
  • Prezzo pieno leggermente alto per un’esperienza di nicchia

 

  • SITO

Amerzone

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Danilo Battista Mag 19, 2025
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Pubblicato da Danilo Battista
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Appassionato sin da piccolo della cultura giapponese, è stato rapito tanti anni fa da Goldrake e portato su Vega. Tornato sulla Terra la sua viscerale passione per l'universo nipponico l'ha portato nel corso degli anni a conoscere ed amare ogni sfumatura della cultura del Sol Levante. Su Senzalinea ha cominciato a scrivere di tecnologia e di cosplay. Da diverso tempo gestisce la sezione "Nerdangolo" ma ha promesso che un giorno, neanche tanto lontano, tornerà su Vega...
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